Basta dare un occhio ai risultati dei principali campionati europei per capire quante energie toglie la Champions. In Inghilterra il Manchester City, dopo il 3-3 di Glasgow contro il Celtic, è caduto sul campo del Tottenham e il Leicester, che ha sconfitto il Porto, si è fermato sullo 0-0 in casa contro il Southampton. Non sono andate oltre il pareggio casalingo anche il Bayern Monaco contro il Colonia e il Real Madrid contro l’Eibar mentre il Celta Vigo ha battuto 4-3 il Barcellona, protagonista di una rimonta sul campo del Borussia Moenchagladbach mercoledì sera. La Champions logora, toglie almeno dieci punti in un campionato, seguendo uno storico concetto espresso da Adriano Galliani e più volte ripetuto anche da Mazzarri durante l’esperienza napoletana.
Il Napoli a Bergamo ha patito per la prima volta il “mal di Champions”, nel precedente turno post-europeo gli azzurri avevano battuto in casa il Bologna dopo il successo di Kiev. Nella gestione della condizione atletica e mentale, la gara di ieri aveva un peso rilevante, concludeva un ciclo molto intenso, rappresentava l’ultimo impegno prima della sosta.
Sarri, proprio in virtù della sospensione del campionato alle porte, ha preferito non smuoversi dalle sue certezze cambiando solo due uomini per scelta rispetto alla sfida contro il Benfica: Zielinski per Allan e Insigne per Mertens. Maksimovic al posto di Albiol è stato un cambio obbligato a causa dell’infortunio del difensore spagnolo. Non è, però, il numero di forze fresche inserite rispetto alla partita precedente, anche la Juventus tra Zagabria ed Empoli ha variato solo in due uomini l’undici di partenza. Allegri ha sostituito i due esterni: Cuadrado per Dani Alves e Alex Sandro per Evra.
Sotto il profilo della gestione e del gap d’intensità con la coriacea Atalanta, incide la gestione complessivo del ciclo di sette partite. Jorginho, Hamsik, Callejon e Koulibaly convivono con lo stress mentale e fisico di essere sempre in campo in ruoli decisivi nell’economia del gioco. Il vertice basso è il primo punto di riferimento nei meccanismi tattici di Sarri, Koulibaly il leader difensivo, Hamsik il regista aggiunto e Callejon l’uomo dell’equilibrio sulla corsia destra.
Il Napoli è crollato intorno a questi quattro elementi, basta notare che Jorginho, affaticato già da alcune settimane, e Hamsik hanno prodotto insieme circa ventitre passaggi sbagliati. Sarri ha complessivamente inserito diciotto uomini della rosa ma alcuni hanno giocato veramente poco avvertendo un eccessivo distacco dai titolari che, in una stagione così ricca d’impegni importanti, rischia di essere un fattore distruttivo.
Spiccano gli zero minuti di Diawara e Rog, un dato che inevitabilmente ricorda la condizione di “stagista” lontano dal campo ricoperta da Grassi per cinque mesi.
In termini di struttura tattica e qualità del gioco, è inutile prendersi in giro: non è la stessa cosa giocare con Jorginho o Diawara, Hamsik o Rog, Callejon o Giaccherini, Milik o Gabbiadini, ma Sarri ha una sola strada per ottenere il massimo dal Napoli: liberarlo dalla dittatura delle sue magnifiche idee. Il Napoli è la squadra più sexy d’Europa ma rischia di farsi prendere dalle rughe e dalla stanchezza se non sa darsi talvolta un tocco diverso, una variazione all’abito indossato. La sconfitta di Bergamo è stata soprattutto tattica, il Napoli come a Genova ha sofferto l’atteggiamento dell’Atalanta che ha costruito dieci duelli individuali e puntato sull’intensità impedendo ad Hamsik e compagni di costruire il suo consueto gioco con l’aggressività, il pressing, sporcando costantemente le linee di passaggio e non lasciando spazi agli azzurri. Senza il Pipita il colpo del campione è un ricordo, il Napoli è ancora di più espressione della sua “grande bellezza”, se non è capace di essere bello non porta a casa il risultato. L’immenso gap con la Juventus è verificabile confrontando due gare: la trasferta di Palermo dei bianconeri e quella di Bergamo degli azzurri. In Sicilia i ragazzi di Allegri giocano male e vincono, all’”Atleti Azzurri d’Italia” il Napoli si esprime al di sotto delle sue possibilità e perde 1-0, lo stesso risultato con cui la Juventus passò al “Barbera”.
Gli azzurri hanno migliorato tutti i dati rispetto all’inizio della scorsa stagione, c’è uno solo che è rimasto invariato: il rendimento in trasferta nelle prime sette giornate. Il Napoli portò a casa cinque punti contro Sassuolo, Empoli, Carpi e Milan, gli stessi conquistati in casa di Pescara, Palermo, Genoa e Atalanta. Essere monotematici sotto il profilo tattico, essere schiavi della propria bellezza è un limite che s’avverte soprattutto in trasferta, dove è più facile perdere le proprie certezze. La Juventus è di un’altra categoria, è soltanto frustrante pensare al confronto con i bianconeri ma, per crescere, il Napoli deve affrontare i propri limiti. Bisogna avere più coraggio nella gestione e nell’alternanza degli uomini e allenare questo gruppo anche a dover snaturarsi talvolta, se la partita lo richiede. Con il passaggio al 4-4-2, il Napoli è apparso sbandato, in crisi d’identità. La soluzione non è abbandonare l’idea del doppio centravanti, come ha fatto capire Sarri nel post-partita, ma aprire le proprie idee anche a quest’ipotesi studiandola con maggiore frequenza in allenamento. “Queste partite devono farci crescere”, ha dichiarato Sarri dopo la partita, ma per farlo c’è bisogno di capire gli errori e non crogiolarsi nelle proprie idee, solo così la sconfitta di Bergamo può essere una lezione.
Ciro Troise
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