È una brutta mazzata, di quelle che fanno male, feriscono l’anima perché il Napoli non solo ha perso ma ha spento un vulcano d’entusiasmo. Dal gol di Fabian Ruiz, dalla reazione al pareggio di Pedro era tornata un’atmosfera elettrica in città, si era riacceso il fuoco del sogno che rappresenta la necessaria adrenalina.
Il Milan ha fatto tutto meglio, non ha avuto disattenzioni difensive, anzi anche dentro la propria area di rigore ha coperto bene gli spazi, ha palleggiato meglio nei momenti-chiave della partita (fine primo tempo e inizio ripresa), ha sfruttato l’unica occasione avuta per sbloccare l’incontro e soprattutto per larghi tratti della sfida ha tenuto meglio il campo.
Il calcio, però, non si decide con la giuria sulle prestazioni ma con gli episodi e per la seconda giornata consecutiva il Var non interviene su chiari ed evidenti errori ai danni del Napoli, su rigori netti non concessi. Era evidente il fallo di mano di Luiz Felipe a Roma sullo 0-1, è altrettanto solare il calcio da dietro di Tomori sulla gamba di Osimhen. Il difensore del Milan è in ritardo, non prende mai la palla, allunga il piede per cercare di fermare Victor, lo colpisce. Se non è rigore questo, quando vanno assegnati i tiri dal dischetto?
Il rigore non dato su Osimhen è anche colpa del Napoli
Non c’è paragone con il contatto Koulibaly-Bennacer, il centrocampista algerino anticipa tutti di testa, cerca l’incrocio con Kalidou che non fa niente, non si muove. La collisione c’è perché Koulibaly non può scomparire.
Nel pessimo lavoro della coppia Orsato-Valeri, ci sono anche colpe del Napoli e dell’ambiente. La scelta di agire in silenzio, non protestare mai (bisogna farlo soprattutto a Roma quando si vince) non paga in Italia, lo spiega la storia della serie A. Il Milan ha alzato la voce con Maldini dopo il gol di Udogie senza che ci sia neanche un’immagine che dia certezze e tutto ciò incide.
Addirittura il Napoli ha fatto filtrare soddisfazione per la scelta di Orsato e magari anche di Valeri al Var, la coppia di Inter-Juventus del 2018, un trauma per tutti i tifosi azzurri.
Nella differenza di proteste tra calciatori e panchina del Milan e quelli del Napoli sugli episodi che vedono coinvolti Bennacer e Osimhen c’è un atteggiamento completamente differente. Il Milan protesta molto di più, il Napoli è timido, quasi rappresentando anche in quell’occasione il vestito che ha indossato in campo.
Vincere lo scudetto a Napoli è un’impresa titanica, ci è riuscito soltanto Maradona, il più grande di tutti in un’epoca in cui anche il potere politico coincideva con il pianeta Napoli. Bisogna andare a prenderselo, non lo servono su un piatto d’argento.
Il Milan ha meritato la vittoria, il Napoli ha un problema in attacco
L’episodio del rigore su Osimhen va sottolineato ma il Milan ha meritato di vincere. I rossoneri hanno attutito il colpo dei primi venti minuti di pressione del Napoli spinto anche dall’ambiente, poi ha preso le misure rallentando il palleggio del Napoli. Tonali, Bennacer e Kessie si dividevano tra Fabian Ruiz, Lobotka e Zielinski, il Napoli faceva fatica a trovare spazi, ha palleggiato per il 66% del suo possesso palla nella propria metà campo. Quando cercava Osimhen (lo dovrebbe fare di più), Victor scappava in campo aperto ma i compagni non riuscivano a stargli dietro.
Il Napoli ha un problema in attacco, dov’è finita la squadra che ha superato quota 100 lo scorso anno? Gli azzurri hanno il sesto attacco del campionato insieme al Sassuolo, viaggiano alla media di 1,75 a partita in serie A e 1,86 a livello stagionale.
Non sono numeri da primato come, invece, lo sono quelli della migliore difesa d’Italia.
Politano, Lozano e Insigne viaggiano sotto media, soltanto Osimhen è in doppia cifra. Il Napoli ha subito un brutto colpo ma non è finita ancora, la vetta è distante solo tre punti attendendo il recupero dell’Inter a Bologna.
La condicio sine qua non per riaccendere i sogni scudetto è che le fonti misteriose di cui ha parlato Spalletti vengano veramente fuori. In teoria ci sarebbero: un finale di Insigne sulla scia di quanto accaduto a Roma, la crescita realizzativa di Politano, il rientro di Lozano, l’impatto che sta avendo la vivacità di Ounas, il fattore Osimhen che può avere più continuità ma che alla fine anche ieri contro il Milan aveva inciso perchè si era procurato un rigore.
Il miglior modo per non crollare e mettere in discussione anche la qualificazione alla Champions League (l’Atalanta è dieci punti dietro ma ha una partita da recuperare contro il Torino) è continuare a crederci, la squadra deve sentire l’obbligo morale di riscattarsi a partire dalla complicata trasferta di Verona.
Ciro Troise
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