Due Coppe Italia, una Coppa delle Alpi, una Coppa di Lega Italo-Inglese, è questo il palmares del Napoli pre Maradona. Se lo scudetto fu un sogno sfumato ai tempi di Vinicio, per il tifoso azzurro l’idea di andare a trionfare in Europa, come avvenne la notte di Stoccarda, prima dello sbarco del Pibe de Oro a Napoli rappresentava un miraggio.
Nella città abituata alle promesse non mantenute, Maradona ha mantenuto gli impegni, ha portato Napoli alla vittoria e forse veramente per la prima volta nella sua storia con piena legittimità nel calcio europeo. A trentatrè anni di distanza dai magnifici palleggi al San Paolo, ci rendiamo conto che, nonostante l’internazionalizzazione del Napoli di De Laurentiis, la liberazione definitiva dal provincialismo non si è ancora verificata.
Sono tristi le polemiche sul cachet di Maradona, appartengono alla cultura dell’inciucio, dei conti nelle tasche altrui, ad un’idea malsana e populista di romanticismo.
Il Comune di Napoli ha scelto di dare la cittadinanza onoraria a Maradona, un riconoscimento per quanto fatto da Diego, non solo sul terreno di gioco ma anche per il sostegno più volte espresso alla città, definita più volte la sua seconda casa.
Un personaggio come il Pibe de Oro è accompagnato dagli sponsor in tutte le sue attività ed è ovvio che anche a Napoli la sua portata commerciale si faccia sentire con eventi collaterali, non incidendo naturalmente sulle casse del Comune di Napoli. Sono tornati i ricordi sulla sua vita sregolata, le accuse alla sua presunta capacità di sfruttare l’amore dei napoletani ma stavolta si è aggiunto anche il coro di chi chiedeva la celebrazione privata a Palazzo San Giacomo. La critica è giunta dagli stessi che a gennaio si sono battuti contro il “Maradona solo per i ricchi”, l’evento al San Carlo e i prezzi dei biglietti. Maradona, quindi, dà fastidio sia quando irrompe a Piazza Plebiscito raccogliendo l’abbraccio del suo popolo che quando è il protagonista di uno spettacolo in teatro. Questa città è afflitta storicamente dal peso della tristezza, dalla tendenza ad abbattersi davanti alle difficoltà piuttosto che a combatterle e a cercare la felicità. Lo raccontava in maniera straordinaria Massimo Troisi quando dopo lo scudetto ironizzava su quelli che attaccavano i napoletani che festeggiavano il tricolore del Napoli invece di pensare ai problemi della città.
Il provincialismo non riuscirà comunque a spezzare il legame tra Napoli e Maradona, un’unione indissolubile perché le emozioni, i sogni, i sentimenti dei tifosi superano in maniera brillante il vizio storico della critica strumentale. Il Maradona Day sarà la festa di chi non dimentica ed è pronto ad accompagnare l’idolo di sempre verso la cittadinanza onoraria.
Ciro Troise
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