Meno male che c’è l’amore. Sarebbe da commentare così il novantesimo anniversario del Napoli. La festa è ancora in corso ma l’immagine più bella l’ha data la curva B organizzando una fantastica celebrazione del compleanno del club. Una lezione d’amore per ribadire cosa è il Napoli, ciò che tiene in vita e dà respiro a questa società. “Il Napoli è della gente”, dicevano gli ultras all’evento che ha raccolto in una calda serata più di trecento persone all’esterno del San Paolo. Ciò che tiene vita il carrozzone è la passione che si tramanda di padre in figlio, l’incrocio di generazioni unite dai sentimenti, dai ricordi, dalle emozioni vissute, dai brividi che scorrono sulla pelle ogni volta che si entra nel tempio di Fuorigrotta.
L’organizzazione del novantesimo compleanno da parte del club, invece, rappresenta un disastro profondo in tutte le sue sfaccettature: dagli inviti a chi ha scritto la storia di questo club inviati in ritardo alla generosità dell’iniziativa dei biglietti gratuiti a poche ore dalla gara per rimediare al flop.
Mettere in mostra uno stadio semivuoto non è sicuramente uno spettacolo interessante sotto il profilo commerciale, un biglietto da visita entusiasmante per gli sponsor, soprattutto riguardo ad una manifestazione offerta in pay per view sotto il profilo televisivo e allora il Napoli le sta provando tutte per riempire lo stadio.
L’iniziativa realizzata migliorerà il colpo d’occhio del San Paolo ma non riuscirà a coprire la pessima immagine presentata dal disastro che coincide con uno dei momenti più significativi della storia di una società sportiva. Basta dare un occhio alla macchina organizzativa predisposta dalla Fiorentina che festeggerà il suo novantesimo compleanno il prossimo 26 Agosto e interrogarsi sulle differenze. Non si tratta delle difficoltà di un’estate particolare ma di un profondo problema di mentalità. De Laurentiis vive in un eterno limbo, è spinto dalla tifoseria a rispettare la storia della società ma più volte è scivolato in momenti di comunicazione pubblica in una concezione per cui il Napoli sarebbe nato nel 2004 e non nel 1926. Se non si chiarisce quest’equivoco, mai si riuscirà a trovare un legame sereno, armonioso tra il presente e il passato che sappia dar merito ad una storia gloriosa. E’ ora che il Napoli ritrovi un’anima e uno stile che sembra aver perso inseguendo il mito della società familiare, con una struttura liquida e che abbia come unico suo dogma i risultati sportivi, senza né la capacità di valorizzare il passato né di guardare con lungimiranza al futuro, come dimostra la scarsa attenzione al settore giovanile.
Dopo dodici anni di presidenza De Laurentiis, il Napoli deve decidere cosa vuole fare da grande, non si può più aspettare. La cessione di Higuain ha dato il via ad un altro ciclo, la “linea verde” degli obiettivi di mercato del Napoli presenta la volontà di ridare linfa all’organico con profili da valorizzare in casa: Diawara, Zielinski, Rog e Milik vanno tutti riguardo alla data di nascita dal ’94 al ‘’97. L’acquisto di giovani di talento è sicuramente una buona mossa ma occorre alternare l’innesto da far crescere col tempo con giocatori di spessore ed esperienza che possano accrescere il livello complessivo della rosa a disposizione di Sarri, chiamata a gestire il triplo impegno campionato-Champions League-Coppa Italia.
Il Napoli, con la cessione di Higuain e gli introiti della Champions, deve lavorare per potenziarsi, non accettare il ridimensionamento. Migliorarsi significa rendere più competitivo l’equilibrio complessivo dell’organico, dando a questa squadra gli strumenti necessari per subire meno gol, aspetto in cui la Juventus prevale da cinque anni. Visti i problemi fisici di Tonelli, bisogna portare a casa un difensore di spessore a prescindere dalla situazione di Koulibaly e dotarsi di una mezzala che svolga al meglio le due fasi e che accresca anche l’esperienza internazionale di una rosa giovane e con pochi elementi abituati a competere per la vittoria. Vanno bene gli investimenti di prospettiva su giovani di assoluto valore e funzionali al sistema di gioco di Sarri, ma per crescere è necessario costruire un mix tra gioventù, spessore ed esperienza.
Ciro Troise
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