Sembra la frase dell’estate, un tormentone diffuso quasi quanto le canzoni con cui si balla sulle spiagge. “Sarri è il vero top player del Napoli”, lo sostengono tifosi e addetti ai lavori per attribuire all’allenatore toscano il valore di aver costruito una macchina che fa divertire anche durante le sedute d’allenamento. Si tratta di un luogo comune, una frase fatta, quelle che hanno sempre un fondo di verità ma rischiano di portare tutti fuori strada.
E’ indubbio che Sarri abbia costruito una macchina perfetta che diventa ancora più oliata dopo la prima stagione d’apprendistato vissuta dagli azzurri. Che sia la partitella a campo ridotto sul campo di Carciato in Val di Sole o le amichevoli al San Paolo contro il Nizza e il Monaco, a Fuorigrotta con la testa altrove, è impossibile non apprezzare la capacità artistica di sciorinare automatismi declinati a memoria con un’intensità crescente. Ma non basta, il calcio non è solo quello soprattutto quando poi si passerà dalla serenità estiva alla tensione delle partite bloccate, del “pallone ogni tre giorni”, della variabilità dei sentimenti che incombe su Castelvolturno in virtù dei risultati conseguiti.
Sarri è un ottimo allenatore, all’esame di laurea della Champions League e della gestione dell’organico che essa impone, con un percorso in salita da compiere perché non sarà assolutamente facile confermarsi a grandi livelli senza il trascinatore Gonzalo Higuain.
Un aiuto dovrebbe arrivare dall’area tecnica, dalla costruzione dell’organico che, invece, reparto per reparto esprime una confusione pazzesca. Il progetto è chiaro, De Laurentiis un anno fa ha resistito alle sirene del ridimensionamento dopo le delusioni dell’era Benitez. L’abbassamento del monte ingaggi e il rifacimento del progetto tecnico sta avvenendo, però, in quest’estate. Tranne Giaccherini e Tonelli, gli acquisti realizzati o in cantiere in casa Napoli vanno tutti dal ’92 al ’97 con ingaggi estremamente alla portata del club di De Laurentiis, che in due anni si è liberato di una cifra complessiva di 10,2 milioni di euro, considerando gli stipendi di Benitez, Higuain e Zuniga.
Il direttore sportivo Cristiano Giuntoli guida l’area tecnica che sta allestendo l’organico in base ai parametri imposti dalla proprietà. Il suo compito dovrebbe essere la costruzione di una rosa completa, equilibrata e soprattutto con le idee chiare. Tutto ciò, a dodici giorni dall’inizio del campionato e ventidue alla fine della sessione estiva di calciomercato, non c’è e tante incertezze incombono su tutti i reparti.
Cominciamo dai portieri, dove si è creata una situazione imbarazzante. I piani d’inizio estate prevedevano Reina come chioccia, Sepe a crescere alle spalle dello spagnolo e Rafael in uscita. Si è ribaltato tutto o quasi, Reina ha saltato buona parte del ritiro di Dimaro, dovrebbe recuperare per la trasferta di Pescara ma le sue condizioni fisiche non trasmettono certezze in vista dell’intera stagione da affrontare. Alle spalle di Reina c’è confusione, il Napoli ha stabilito che Rafael dovesse essere il portiere a cui affidarsi per il precampionato.
Il brasiliano è partito titolare contro Anaune, Nizza e Monaco, Sepe ha giocato dal primo minuto solo contro il Trento. I segnali in questa fase della stagione sono chiari e lo spezzone di partita concesso nell’ultima amichevole fa capire che Sepe è dietro nelle gerarchie rispetto agli altri portieri. Il Napoli intanto ha avviato da tempo la trattativa per portare a casa Sportiello. L’Atalanta chiedeva tra i 12 e 15 milioni, Sepe ed El Kaddouri erano le contropartite individuate per far abbassare il prezzo. La trattativa si è rallentata e Sartori e Gasperini hanno ritenuto non opportuno l’inserimento di queste contropartite. Il Napoli nel frattempo ha rifiutato le altre proposte pervenute per Sepe dal Pescara, chiedendo 5 milioni al Torino che potrebbe sbloccare la girandola dei portieri cedendo anche Padelli all’Atalanta.
Il risultato è che uno dei più importanti prodotti del vivaio azzurro è stato svalutato con la gestione del direttore sportivo Cristiano Giuntoli. Un anno fa la cessione alla Fiorentina per lasciare spazio al prestito di Gabriel che, in una delle poche occasioni in cui è stato chiamato in causa, ha dimostrato di non avere lo spessore tecnico e la personalità per reggere l’impatto con la sfida dello stadio “Friuli”, decisiva per le sorti degli azzurri. Un anno dopo la storia si ripete in forma diversa, Sepe è vittima della scarsa chiarezza dell’area tecnica del Napoli diretta da Cristiano Giuntoli. Al momento il portiere classe ’91, reduce da una stagione anonima con la Fiorentina, è il terzo nelle gerarchie di Sarri, con la possibilità di scivolare in quarta posizione nel caso in cui fosse acquistato Sportiello senza la cessione di Sepe. Il tempo scorre e le opportunità sul mercato si riducono, la girandola Napoli-Torino-Atalanta è l’exit strategy della confusione creatasi.
Ciro Troise
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