Il Napoli non brilla ma centra gli ottavi di finale: risultato fondamentale, viste le prestazioni buone solo a metà delle ultime uscite ufficiali. Poco fortunato lo Swansea, che per lunghi tratti esibisce bel calcio ed è più pericoloso, ma paga un finale scellerato.
SOLO 20′ DI NAPOLI – Come contro il Genoa, al fischio d’inizio si è scatenato un Napoli arrembante, capace di arrivare al tiro più volte in venti minuti convincenti, sfruttando la velocità e l’intensità per infilare gli spazi che costituzionalmente lasciava lo Swansea, più propenso a un atteggiamento offensivo, in fondo simile (e favorevole) a quello di Benitez. In questo primo spicchio di gara lo splendido pallonetto di Insigne, valso l’1-0, è stato preceduto e seguito da due occasioni “mangiate” clamorosamente da Higuaìn. E prima ancora, un salvataggio sulla linea di Albiol, molto simile a quello di Fernandez nell’ultima di campionato. Insomma, una serie di segnali che dicevano: sarà una bella partita, e il Napoli c’è.
SWANSEA SUGLI SCUDI – Dal 20′ lo Swansea ha provato la reazione e il Napoli ha lasciato sfuriare gli ospiti, riuscendo apparentemente a mantenere il controllo, ma rinunciando di fatto ad attaccare, tanto che Higuaìn tornava spesso a lottare a centrocampo per sostenere la manovra. Al 29′ però, dopo dieci minuti insistiti, l’organizzazione e la qualità dello Swansea hanno portato i loro frutti, da manuale l’azione del meritato pareggio di De Guzman. Un po’ spaesata invece la difesa azzurra: Henrique, non molto reattivo, ha concesso troppo spazio. Il brasiliano è andato un po’ in tilt, e fra il 30′ e il 40′ ha commesso ancora un paio di pasticci difensivi, lento e in ritardo. Si è arrivati all’intervallo sull’1-1, ma con più Swansea che Napoli: molto più orchestrata ed efficace la manovra dei gallesi, capaci di collezionare diverse palle-gol, mentre le occasioni azzurre sono nate più per guizzi estemporanei figli della caparbietà o di errori avversari, piuttosto che per una manovra corale.
RIPRESA CON DILEMMA – Dati i rischi corsi nel primo tempo e le potenzialità mostrate dai rivali, il Napoli è tornato in campo con un dubbio amletico: attaccare per ritrovare il vantaggio, o proteggere una difesa messa spesso in crisi da Bony e soci? Ci ha pensato lo Swansea a ripartire senza tentennamenti da dove aveva finito: strategia fondata su una difesa “globale”, in undici dietro la palla, e su ripartenze fulminanti garantite dalla tecnica dei palleggiatori e dalla velocità degli esterni, giovandosi di una brillantezza atletica maggiore. Il Napoli, dal canto suo, è rimasto un po’ sfilacciato, cosa che significava corsa a vuoto e più fatica nella manovra.
CAMBI DECISIVI – Benitez si è presto accorto che la squadra non riusciva più ad essere corta ed è stato tempestivo, a tal scopo, l’ingresso di Hamšík al posto di Pandev, allo scoccare dell’ora di gioco (senza un solo tiro del Napoli nella ripresa). Al 64′ Insigne si è creato da solo una palla-gol, ma al 66′ è stato Bony a graziare Reina di testa. Tre minuti dopo, visto anche l’ingresso di Mertens per Insigne, Monk ha deciso di coprirsi togliendo Emnes per Taylor, ma la mossa ha fatto sì che il Napoli, dal 70′, assediasse gli ospiti in modo veemente, spostando il baricentro quasi nell’area di rigore avversaria senza nemmeno un uomo nella propria metà campo. Una scelta rischiosissima che avrebbe spalancato praterie allo Swansea, se solo gli ospiti avessero recuperato palla. Invece questo non è accaduto fino al 2-1 del Napoli, giunto al 77′ proprio grazie a Mertens e un rimpallo fortunato, che ne ha aggiustato l’assist per Higuaìn, pronto stavolta ad insaccare.
FINALE CAOTICO – Il vantaggio inatteso e immeritato del Napoli ha tagliato le gambe allo Swansea, che ha accusato il colpo. Ma, come Monk, anche Benitez a questo punto ha commesso un peccato di difensivismo, inserendo Britos per Callejòn e restituendo spazio e iniziativa agli ospiti. Ospiti che immediatamente si sono rigettati all’assalto, agitando non poco gli ultimi 10′ dei tifosi napoletani, miracolati da uno strepitoso Reina all’86′ su colpo di testa di Tiendalli. Ma negli ultimissimi minuti lo Swansea ha scelto la via del suicidio: si è riversato scriteriatamente in avanti senza un goccio di benzina utile a ripiegare, il Napoli ha fallito ben tre contropiedi clamorosi in superiorità numerica con Higuaìn e Hamšík, prima di chiudere la gara al quarto tentativo con Inler, solissimo, servito dallo slovacco.
PROBLEMI IN DIFESA – Ancora una volta, come visto già in diverse gare di questo fitto calendario di febbraio, il Napoli è sembrato in affanno sul piano dell’efficienza psico-fisica: esplosività a sprazzi (per lo più nei minuti iniziali), sprechi sotto porta e concentrazione altalenante. Un peccato, fino al 77′, che il copione si ripetesse anche in Europa, in una competizione da “tutto per tutto”, dove conta la resa sul breve, la performance secca. La fortuna però è stata una volta tanto azzurra (anzi, di nuovo gialla), premiando la perseveranza e un cinismo che ai gallesi è sembrato mancare. La difesa ha ancora molti meccanismi da rivedere e Henrique non sembra un fulmine di guerra, ma gli ottavi di finale, per ora, sono raggiunti.
Lorenzo Licciardi
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