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Le bugie di Allegri e le riflessioni sul Napoli: il miglior attacco non basta, finora è la stagione dell’amaro in bocca

Con sessantanove gol fatti, il Napoli ha segnato più di tutti in serie A ma ha faticato in casa

La bugia è l’arma della propaganda, la risorsa artistica di chi deve convincere gli altri della bontà della propria visione del mondo mutuata attraverso una convinzione ideologica e non un’obiettiva valutazione della realtà. “Il calcio è bugia” rappresenta uno dei concetti più profondi espressi durante la sua avventura napoletana da Benitez, un maestro in termini di comunicazione, uno degli allenatori meglio organizzati nel veicolare l’immagine di se stesso e del proprio lavoro. Allegri ieri di bugie ne ha dette tante nel post-partita, nel suo ruolo c’è anche quest’attitudine. E’ vero che nel calcio bisogna saper attaccare e difendere ma al San Paolo la Juventus ha fatto fatica proprio nella fase difensiva, commettendo errori e soffrendo tantissimo.

I quattro pareggi interni del Napoli dimostrano che contro gli azzurri può avere successo schierare il pullman davanti alla porta, limitare con un baricentro molto basso, i tagli di Callejon e sporcare con linee corte e compatte la produzione di gioco della formazione di Sarri. Il caso più eclatante è il pareggio contro il Palermo ma quest’impostazione della gara di tipo ultradifensivo può funzionare se è accompagnato dalla capacità di ripartire, di mettere paura all’avversario già in svantaggio, come è accaduto agli azzurri nelle partite interne contro il Palermo, la Sampdoria e la Juventus.

I rosanero penultimi in classifica non ci riuscirono e può essere comprensibile, visto l’enorme divario di qualità degli interpreti con il Napoli, ma dalla squadra dominatrice del campionato, avviata verso il sesto scudetto consecutivo, pronta per disputare i quarti di Champions League non può essere accettato con leggerezza, addirittura lodando le qualità della Juventus che vince gli scudetti proprio attraverso queste partite.

C’è bisogno di sottrarre Higuain al Napoli e Pjanic alla Roma per venire al San Paolo con il pullman posto nella propria trequarti? E’ vero che in casa bianconera vincere è l’unica cosa che conta ma la grande volontà raccontata nel prepartita di voler lavorare per l’immagine del calcio italiano in che modo è legata alla prestazione di ieri?

Qualcuno dovrebbe porsi queste domande perché se nel calcio conta solo il risultato allora è inutile dedicarsi al commento, all’analisi, basta aspettare la fine del campionato e prendere atto della classifica.

La Juventus, in vantaggio al 6’, non ha avuto mai la forza di ripartire e di rendersi pericolosa anche dopo gli inserimenti di Dybala e Cuadrado, ha concesso al Napoli almeno sei-sette palle-gol, ha faticato nel palleggio commettendo degli errori grossolani, come quello di Asamoah nell’azione in cui solo il palo ha negato a Mertens la gioia del gol.

Allegri è stato aiutato dalla fortuna, componente molto rilevante nell’analisi di una gara di calcio, e dagli errori nelle conclusioni di Mertens e compagni. In una stagione lunga ed estenuante, possono starci delle serate storte, il Napoli ha l’amaro in bocca per non aver sfruttato le difficoltà della Juventus.

Il Napoli, nonostante le energie spese in Champions, la perdita di Higuain e l’infortunio di Milik, ha solo tre punti in meno rispetto alla scorsa stagione ma la differenza rilevante è che la Juventus ne ha quattro in più, la Roma otto e la Lazio addirittura diciotto rispetto alla trentesima giornata della scorsa stagione. Il divario si è formato nel rendimento interno, il Napoli, infatti, considerando solo le gare in trasferta sarebbe primo in classifica. Gli azzurri hanno conquistato lontano dal San Paolo trenta punti in quattordici gare mentre in casa trentaquattro in sedici partite, uno score che classifica la formazione di Sarri al terzo posto considerando solo il rendimento casalingo. Il Napoli dei tre “piccoletti” è devastante nelle ripartenze, negli spazi aperti ma soffre inevitabilmente contro le difese chiuse, nelle partite in cui si sente la mancanza di un centravanti di ruolo, strutturato fisicamente, che possa consentire al Napoli di sfruttare i cross dall’esterno, di puntare sul gioco aereo, sfruttare le seconde palle in area di rigore. Non è un caso che il Napoli volesse fortemente Icardi quest’estate e poi che nella fase iniziale della stagione, prima dell’infortunio di Milik, ha espresso un ottimo rendimento vincendo sei partite su nove tra campionato e Champions League.

L’assenza del centravanti di ruolo influisce sull’equilibrio complessivo della squadra e quindi anche sul calo in fase difensiva. Il Napoli, ad otto partite dalla fine, ha già subito un gol in più rispetto al dato finale delle reti incassate in tutto lo scorso campionato. Un dato che deve far riflettere sia per le ultime sfide di questa stagione che per la pianificazione della prossima per non restare sempre con l’amaro in bocca.

Ciro Troise

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