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La sveglia suona un’ora dopo, alla fine il pari sta stretto al Napoli

Il San Paolo scuote i suoi, gli azzurri si destano dal torpore e sfiorano la vittoria

La partita del Napoli è praticamente cominciata al 60’, dopo un’ora abbondante trascorsa sottotono, mentre l’Athletic legittimava il nome del proprio club approfittando di una preparazione fisica chiaramente più avanzata, che garantiva ai baschi maggiore esplosività e brillantezza.  Davanti al suo pubblico la squadra di Benitez stentava, incapace di ribaltare uno svantaggio maturato giusto a fine primo tempo. Il San Paolo stesso non credeva ai propri occhi: il meno promettente degli esordi stagionali stava prendendo forma, confermando le perplessità relative ai programmi societari di quest’anno. Ma i tifosi, d’un tratto, hanno preso ad incoraggiare con impeto i propri beniamini e si sono rivelati sul serio il dodicesimo uomo in campo: dopo un paio di vigorosi incitamenti i calciatori azzurri si sono ritrovati – complice anche un calo del Bilbao – e hanno raggiunto prima il pari, con un numero portentoso di Higuaìn, e poi si sono avvicinati più volte al 2-1, mancando di poco il bersaglio con Callejòn, due volte con Michu e due con Higuaìn. L’1-1 non è il miglior risultato in vista del ritorno in terra basca, ma la qualificazione resta possibile, a patto che si giochi meglio di ieri.

Occorre fare un passo indietro e ripercorrere l’ora di gioco trascorsa a subire la tattica dei biancorossi di Valverde, in verità mai troppo pericolosi, ma bravissimi ad occupare il campo, a ripartire in contropiede e ad applicare l’offside. Il Napoli dal canto suo, dopo un avvio promettente (ghiotta occasione fallita da Insigne), è rimasto a lungo contratto: spalle o fianchi alla porta avversaria, giocava in orizzontale o all’indietro, producendo tantissimi passaggi ma poca profondità. Higuaìn nel primo tempo non si è sentito  nemmeno nominare, mai servito. Callejòn ha pensato, come nella scorsa stagione, anche a difendere (sbagliando però qualcosa di troppo in tutte le fasi), mentre a sinistra Insigne non riusciva a coprire con Britos, improvvisato per forza di cose terzino sinistro. Con scarsi risultati, visto che il gol è nato dalla sua parte e perfezionato grazie a un movimento incauto di Jorginho, che ha liberato un solissimo Muniain per un rasoterra facile facile. Un peccato chiudere il primo tempo sullo 0-1, dopo 45 minuti in cui la difesa ha retto bene agli attacchi degli ospiti, anche per merito di un Koulibaly dotato di anticipo, personalità e piedi buoni, e colpevole solo, in qualche caso, di eccesso di sicurezza o di distrazioni sporadiche (e ininfluenti) sulle posizioni.

Nella ripresa non si è visto il cambio di passo né una sostituzione di Benitez, il baricentro è rimasto basso e i due centrocampisti, con Gargano fra i migliori dei suoi, pensavano all’interdizione più che alla costruzione. Solo Higuaìn provava a farsi più vivo tornando a prendere la palla sulla trequarti, ma in questo modo mancava nelle zone calde dell’area avversaria. Benitez ha poi tolto, proprio intorno al 60’, un Insigne poco determinante, spesso in fuorigioco, fischiato e polemico con i tifosi. Poco dopo lo stadio si è prodigato per caricare il Napoli, rivitalizzato anche dall’ingresso di un ottimo Mertens, come al solito capace di dribbling ubriacanti e penetrazioni verticali, giovandosi anche della stanchezza dei rivali a partita in corso. Da quel momento l’inerzia è cambiata, e dopo il pareggio regalato da una prodezza di Higuaìn sono fioccate le occasioni per vincere, con la squadra più alta e persino Albiol che provava sortite offensive per trainare i compagni. Ma al fischio finale era solo 1-1 e il ritorno si preannuncia rischioso, in casa di una squadra compatta e solida, ben organizzata e dotata di un pubblico passionale forse come quello azzurro.

Benitez ha dovuto fare di necessità virtù, anche se di virtù se ne sono viste poche sulla fascia sinistra, dove in entrambe le fasi Britos denunciava la sua inadeguatezza nel ruolo di terzino. Poco di buono anche da Maggio, con la speranza che l’allenatore, per il futuro, consideri Zúñiga anche adatto a giocare sulla linea della difesa. Altrimenti potrebbe essere penalizzante la scelta di non intervenire sul mercato per quel ruolo, così come restano chiare le lacune a centrocampo, sebbene Gargano si sia messo in bella mostra, per presenza e dinamismo, forse proprio nella speranza di agguantare la conferma in quella zona per la quale circolano da tempo, per ora invano, diversi nomi – gli ultimi De Guzman e Fellaini. A Bilbao non farebbe male recuperare qualche infortunato, ma il compito si preannuncia arduo: bisognerà fare di più rispetto all’andata, giocata per un’ora sul possesso sterile, e occorrerà maggiore attenzione in difesa. Permangono dei dubbi sulla politica della società: al di là del mercato bloccato, anche la preparazione atletica sembra aver concesso poca priorità all’impegno di Champions League. Si spera che fra una settimana le cose possano migliorare.

Lorenzo Licciardi

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