LAZIO ARROCCATA – L’ultimo quarto di Coppa Italia non ha avuto moltissimo da dire tatticamente, avendo proposto per quasi 90′ lo stesso copione: un’unica metà campo ed un unico senso di marcia, tutto orientato verso la porta laziale. Reja ha presentato una formazione modello-Chievo (a sua volta plasmato su gran parte delle squadre che hanno fatto visita al San Paolo) e ha provato a chiudersi per l’intera durata dell’incontro. A differenza di Corini, Reja non ha però potuto giovare di un golazo di Sardo e ha puntato chiaramente a mantenere la sua porta inviolata, piuttosto che cercare la via del gol, davvero mai percorsa dagli ospiti che forse speravano in un colpaccio da calcio piazzato. Tant’è che il primo tempo ha visto prima una fase di studio reciproco, poi una in cui il Napoli ha capito di essere padrone del campo e delle sorti del match, ma senza frutti: solo un tiro in porta da posizione defilata di Higuaìn nei primi minuti, e due conclusioni di Jorginho (una sul palo) dopo il 40′. Vale a dire, è stato presto chiaro che la sfida fosse fra l’attacco del Napoli e la difesa della Lazio. E a fine primo tempo la stava spuntando quest’ultima, visto lo 0-0 da cui non si schiodava il risultato.
ASSEDIO NAPOLI – Il trucco della Lazio era soprattutto quello di tenere basso il ritmo, riuscendo bene anche in questo nella prima frazione, svoltasi a bassa intensità e senza picchi. Ma nella ripresa il Napoli si è stancato di stare al gioco e dal 55′ ha innalzato velocità di corsa e circolazione di palla, schiacciando gli avversari. L’accelerazione è durata un quarto d’ora e non è servita, il fortino laziale sembrava tenere e Higuaìn era un po’ troppo solo al centro dell’attacco: tutti i cross erano per lui ma aveva sempre due o tre uomini addosso. Benitez così ha cercato alternative, inserendo Mertens per un opaco Insigne e soprattutto Pandev per Hamšík. Quest’ultimo cambio ha avanzato ulteriormente il baricentro e a quel punto è stata solo una questione di tempo, prima che la roccaforte messa su da Reja crollasse. E dopo l’1-0 segnato da Higuaìn nel finale, la Lazio a stento ha abbozzato una reazione, ormai seduta, anzi distesa com’era su un atteggiamento difensivista che non poteva più essere invertito.
NUOVE SOLUZIONI – Il cambio Hamšík-Pandev è il fulcro del discorso tattico reso possibile dal tanto atteso ritorno dello slovacco: Benitez ora dispone di nuovo di una variazione significativa sul modulo, perché se è vero che la coperta tirata da una parte si accorcia dall’altra, è anche vero che in corso di match può essere spostata all’occorrenza. E là dove serve un raccordo a centrocampo, Hamšík (ancora non al meglio) dà una mano fondamentale nella manovra, mentre qualora occorra più profondità in attacco e un’assistenza a Higuaìn, Pandev può essere utile entrando a gara in corso.
JORGINHO, CHE CARATTERE – A centrocampo, inoltre, si può finalmente sorridere anche nelle zone più arretrate: Jorginho ha dimostrato di essere l’uomo che serviva e di saper fare praticamente tutto. Corre, lotta, recupera palle, spende anche il fallo tattico quando serve; ma soprattutto ha ottimi piedi e visione di gioco, e grande personalità. Alla prima da titolare ha combattuto e ha impostato, ha tirato in porta e offerto assist a ripetizione, contribuendo a rendere verticale l’azione azzurra. E anche Inler sembra giovare della sua compagnia. Una notizia lietissima in una fase di mercato in cui prevale un certo scetticismo intorno alle reali possibilità di potenziamento del Napoli.
Lorenzo Licciardi
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