A gennaio può capitare che ci sia vento freddo, spesso la stagione invernale raggiunge i suoi picchi. Non sempre è negativo, può aiutare talvolta a scuotersi, a trovare energia, adrenalina per affrontare al meglio la giornata. Il Napoli deve proprio cercare il suo vento freddo, farsi travolgere dall’adrenalina nuova che possono trasmettere i rinforzi, sia quelli giunti dal mercato che giocatori come Lindstrom finora poco impiegati sia da Garcia che da Mazzarri.
Napoli-Verona è cambiata così, ragazzi come Lindstrom, Ngonge e Mazzocchi hanno trasformato l’atteggiamento da inerzia piatta che non è purtroppo nuovo. Inseguendo i principi di gioco del passato e l’illusione del “copia e incolla”, con una preparazione atletica che ha svuotato l’intensità della squadra, il Napoli soprattutto in alcuni interpreti tende ad assopirsi, ad accettare l’idea di non riuscire a ricostruire una traccia in cui sviluppare entusiasmo. Il Napoli deve liberarsi dalla pretesa di riproporre il copione della scorsa stagione anche perché sono cambiati interpreti fondamentali: non ci sono Kim a dare garanzie per la difesa, Lozano a fornire profondità nel ricambio con Politano e negli ultimi tempi anche Zielinski, spezzando l’armonia delle rotazioni in mezzo al campo.
Cajuste non ha interiorizzato quei meccanismi anche per tutte le vicissitudini che ha dovuto affrontare il Napoli nel corso di questa stagione, ha altre caratteristiche, ha il recupero palla e l’inserimento negli spazi come attitudini. Il Napoli, infatti, fino a quando ha riuscito a costruire gioco sulle catene laterali è stato pericoloso, poi si è lentamente spento fino alle grandi criticità del primo quarto d’ora del secondo tempo, riaccendendosi quando ormai entrambe le squadre hanno accettato l’idea della partita a campo aperto.
Traorè, quando subentrerà a pieno regime, può essere un’altra variante così come i movimenti tra le linee di giocatori come Lindstrom e Raspadori possono alzare il livello della proposta offensiva. C’è poi l’equilibrio da preservare perché è vero che anche con Spalletti in panchina spesso il Napoli ha avuto un rapporto conflittuale con il 4-2-3-1. In alcuni casi, sin dall’ultima stagione di Mertens, il cambio del sistema di gioco aiutava a sbloccare le partite, in altre situazioni allungava la squadra e apriva il campo alle ripartenze, una problematica che accompagna il Napoli da inizio stagione, basta ricordare la sfida contro la Lazio di inizio settembre. Con Spalletti nella sfida di Cremona, uno dei momenti-chiave del campionato trionfante, sull’1-1, prima del gol di Simeone che riporta in vantaggio il Napoli, la Cremonese stava trovando varchi con frequenza e, infatti, uscì Raspadori per Zielinski.
Il Napoli ha tanti giocatori che amano galleggiare tra le linee: Lindstrom, Traorè, Raspadori e lo stesso Kvaratskhelia. Il talento georgiano diventa molto più pericoloso quando è libero di andare a giocare sotto la punta, da questo movimento nacque il gol di testa a Bergamo alla prima di Mazzarri e ieri la magia che ha deciso la sfida contro il Verona.
Mazzocchi ha commesso anche degli errori, sul primo gol si fa saltare in testa da Coppola ma ha arato la sua fascia in entrambe le fasi di gioco, ha messo grande intensità. Ha gamba, è un giocatore “elettrico” e non è una vittima della preparazione atletica di Rongoni.
Giocatori come Ngonge, Mazzocchi, Traorè, lo stesso Dendoncker e Lindstrom hanno in comune due aspetti: non hanno fatto la preparazione atletica con lo staff di Garcia e hanno la testa sgombra, senza il vissuto di questa squadra dallo scudetto alle difficoltà che tende in certi casi a rappresentare un freno, ad appesantire la situazione.
Contro il Milan Osimhen non ci sarà, c’è una sorta di maledizione riguardo alla sua presenza nelle sfide con i rossoneri. Sarà interessante capire cosa farà Mazzarri, se confermerà la difesa a quattro o se per limitare gli spazi concessi al Milan tornerà al 3-4-3 con Di Lorenzo e Mazzocchi a tutta fascia, vista la squalifica di Mario Rui.
Ciro Troise
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