A Castelvolturno, alla vigilia della partenza per la Turchia, si ride, si scherza, le tensioni di Juventus-Napoli sembrano essere state messe da parte. Si guarda avanti, c’è la complicata trasferta di Istanbul fondamentale nell’economia della qualificazione agli ottavi di finale della Champions, dopo che la sconfitta al San Paolo contro il Besiktas ha complicato un percorso che sembrava avviato in maniera brillante.
Torino non si dimentica, è difficile cancellarla, la sensazione che sabato scorso la legge dello Stadium, che vede il Napoli sempre sconfitto dall’inaugurazione dello stadio di proprietà della Juventus, potesse essere spezzata tormenta gli azzurri. Il Napoli è stato “spento” dalle scelte del suo allenatore nel momento migliore, pochi minuti dopo il pareggio di Callejon e la ripartenza sprecata da Hamsik e Mertens. Il Napoli aveva trovato la via per inserirsi tra le linee dello schieramento bianconero dopo la scelta coraggiosa di Allegri d’inserire Cuadrado per Chiellini che ha costretto gli azzurri ad abbassare il baricentro.
Il Napoli, subito lo schiaffo del gol di Bonucci, ha reagito colpendo la Juventus sulle ripartenze, accettando l’uno contro uno voluto da Allegri e in alcuni casi riuscendo a conquistare anche la superiorità con il giro-palla sulla mediana. Il cucitore del gioco, l’uomo che univa i reparti, sviluppava gioco inventando anche l’assist del gol era Insigne, la sostituzione con Giaccherini ha spento il meccanismo tattico che stava realizzando il Napoli.
Il cambio con l’ex Bologna era già programmato, nella gestione dei tanti impegni c’era da pensare anche alla trasferta in Turchia ma la monotonia, la sensazione che certe scelte siano slegate da quanto accade sul campo sta ridimensionando la tensione emotiva del Napoli. I black-out contro Crotone ed Empoli, l’atteggiamento di Allan che non chiude su Higuain su una seconda palla abbastanza prevedibile rappresentano le immagini di una squadra che non riesce a stare pienamente dentro la partita come accadeva nella scorsa stagione, quando la magia dei risultati prodotti faceva esprimere i “titolarissimi” a livelli superiori rispetto alle proprie potenzialità. Il surplus dell’anima non c’è più, il Napoli ha conservato la qualità della sua proposta di gioco ma ha perso l’incoscienza, l’atteggiamento spavaldo che nei momenti decisivi fa la differenza.
Non è colpa delle pressioni, come sostiene Maurizio Sarri, questo gruppo ha perso fiducia perchè si vede ridimensionato dalla partenza di Higuain, dall’infortunio di Milik e dall’incapacità mostrata finora da Gabbiadini di trascinare il Napoli. La guerra mediatica De Laurentiis-Sarri ha costruito un clima tossico, dove i giocatori assorbono i messaggi per cui c’è un gruppo giovane, che deve lavorare in prospettiva, lontano anni luce dalla Juventus, e che, quindi, non può pensare di sognare chissà quale traguardo da raggiungere. L’esplosione di Milik aveva bloccato quest’ondata di pessimismo ma l’infortunio in Polonia-Danimarca ha fatto ricadere il Napoli nella sensazione d’inadeguatezza rispetto a quanto prodotto un anno fa.
Sarri ha dimostrato di essere un maestro di calcio, un grande lavoratore di campo, molto bravo nel disegnare una proposta di calcio divertente, brillante e capace anche di elevare il rendimento dei propri calciatori ma tutto ciò non basta più, altrimenti si rischia di essere stritolati dal clima cupo del centro sportivo di Castelvolturno. Bisogna lavorare sull’autostima dei calciatori, piuttosto che segnalarne costantemente i limiti in conferenza stampa, c’è la necessità di trasmettere la fiducia, la convinzione che tutto è possibile, che con la concentrazione massimale nessun risultato è precluso. Il mercato realizzato non è stato all’altezza di una realtà giunta al secondo posto nella stagione precedente, chiamata a convivere con la novità Champions League, dopo l’illusionismo estivo tutti si stanno rendendo conto del grande errore di trascinare l’enigma Gabbiadini, di non aver potenziato né il settore degli esterni bassi né di quelli alti. Giaccherini così come El Kaddouri non ha nulla delle caratteristiche di Callejon, di Insigne, di Mertens ed è difficile pensare che lo sviluppo del gioco possa valorizzare le sue qualità negli inserimenti senza palla. Alea iacta est, dicevano i latini, fino a gennaio non c’è la campagna acquisti come possibile rimedio, ora tocca a Sarri tirar fuori il meglio da ciò che a disposizione. Le prove di Diawara a Crotone e Torino consegnano in ritardo un giocatore di talento, personalità, che può essere molto utile in mezzo al campo mettendo in difficoltà Jorginho. Com’è è possibile che Rog, giocatore molto duttile che con la Croazia e la Dinamo Zagabria ha giocato da centrocampista centrale, trequartista ed esterno d’attacco, non possa inserirsi in questo contesto tattico? Ad Istanbul rientrerà Gabbiadini, bisogna fare di tutto per far sì che non sia un corpo estraneo alla manovra e non basta scaricare le responsabilità sull’attaccante con l’antipatica frase: “è lui che deve adattarsi al nostro gioco, non noi a lui”. Se Gabbiadini non riesce a rendere al massimo, caro Sarri, il problema è anche il tuo, non solo di Manolo. E’ il momento di ritrovare le idee, comprendere il momento delicato e far volare il Napoli che proprio dalle notti di Champions League può ritrovare la forza emotiva. Il nemico è il clima tossico, servono fiducia, entusiasmo e autostima per sconfiggerlo.
A cura di Ciro Troise
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