Nella programmazione del calendario Udinese-Napoli era una delle gare cerchiate in rosso, ricca d’insidie. Il Napoli fa del ritmo di gioco, dell’intensità una risorsa fondamentale perché è arrivata a contendere lo scudetto alla Juventus dei record attraverso l’organizzazione e la propria idea di calcio, non per il valore assoluto del proprio organico. Prima di soffermarsi sulla gara della Dacia Arena, non bisogna dimenticare che il Napoli è inferiore a Juventus, Roma e Inter sotto il profilo della profondità della rosa e dell’abitudine a competere per traguardi importanti. Il “marziano” Higuain da solo non sarebbe arrivato lontano, lo dimostra la sfida di ieri dove ha predicato nel deserto fino a cadere nella provocazione di Felipe.
Per praticare il suo gioco, il Napoli deve avere un ottimo livello di condizione atletica e psicologica. Se qualche elemento non è al meglio, il possesso diventa meno veloce, si riducono i movimenti senza palla e soprattutto fioccano gli errori sia in copertura che nella gestione della sfera.
Il Napoli post-sosta, con tanti elementi-chiave che hanno vissuto dei lunghissimi viaggi, non poteva mai essere brillante, lo dimostra il primo tempo della sfida di Verona del 22 Novembre scorso che si disputò dopo gli impegni delle Nazionali.
I gialloblù guidati da Mandorlini ebbero un approccio rinunciatario, il Napoli fece una grande fatica ad aprire le maglie della difesa avversaria. L’Udinese è tutta un’altra realtà, ha portato in campo l’entusiasmo del cambio d’allenatore, l’ambizione d’allontanarsi dalle zone pericolose della classifica e il desiderio di tanti ragazzi di mettersi anche in mostra. La squadra bianconera è apparsa brillante, ben messa in campo e ha impostato la partita conoscendo i punti deboli del Napoli. Thereau limitava Jorginho in fase di non possesso, l’Udinese teneva il baricentro molto più alto rispetto alle gare precedenti e aggrediva costantemente i portatori di palla del Napoli. Il resto poi l’hanno fatto gli errori individuali, le difficoltà sulla catena di sinistra di Ghoulam, Hamsik e Insigne, i disastri di Koulibaly e Gabriel. Il black-out della Dacia Arena non deve essere “bollato” come una giornata negativa di un campionato meraviglioso, ciò rappresenterebbe un grave errore di valutazione. Ad Udine il Napoli è “scoppiato”, è sbattuto sul muro posto dai suoi limiti d’organico e di gestione. A Gennaio bisognava alzare il livello qualitativo, d’esperienza di questo gruppo con pedine funzionali soprattutto a centrocampo, dove non c’è una concreta alternativa ad Hamsik, considerata da Sarri all’altezza.
Regini e Grassi a tre mesi dal loro arrivo a Napoli non solo non sono mai stati impiegati ma non hanno neanche la speranza concreta di scendere in campo. Qualche errore è stato commesso anche in estate, come dimostra la “frittata” di Gabriel che ha cambiato la partita a fine primo tempo. Rafael e Gabriel sono vittima dello stesso errore, dell’idea sbagliata di far crescere un giovane ammirando Reina. Un ragazzo in rampa di lancio ha bisogno di giocare con continuità per migliorare e rivelarsi pronto quando è chiamato in causa. Una delle regole “non scritte” del mondo del pallone prevede che il dodicesimo debba essere un uomo esperto, che accetta senza pretese il ruolo di riserva. Il Napoli ha mandato Sepe in prestito alla Fiorentina e ha prelevato Gabriel dal Milan, il risultato è che due giovani reduci da buone stagioni rispettivamente ad Empoli e Carpi hanno vissuto una stagione in panchina.
Sarri ha riportato l’entusiasmo dalle parti del San Paolo, è riuscito nell’intento di farsi seguire dai calciatori costruendo una macchina che ha divertito tutta l’Italia per il gioco espresso ma deve crescere riguardo alla gestione dell’organico a propria disposizione. Ieri è “scoppiata” ad Udine l’idea dei “titolarissimi” da schierare in ogni partita, il concetto per cui “Hamsik lo farei giocare anche in rianimazione” parafrasando le sue dichiarazioni dopo la sfida di Palermo. Sin dai primi minuti, era evidente che Ghoulam non fosse in forma, Strinic non può sostituirlo neanche per una partita? De Canio ha preferito Armero a Piris e Ali Adnan probabilmente anche per le fatiche vissute con le Nazionali. In altre occasioni, Sarri dopo le soste aveva tenuto in considerazione la condizione atletica dei propri singoli effettuando dei cambi come per esempio David Lopez per Allan nella sfida contro il Torino, stavolta invece è andato avanti inseguendo “il mito dei titolarissimi”. La mazzata di Udine è tosta, potrebbe essere ancora più pesante se Higuain dovesse rimediare una squalifica più lunga di un solo turno.
Una partita completamente sbagliata non può rovinare una stagione, bisogna conservare il secondo posto dalla Roma che è a soli quattro punti ed è la squadra più in forma del campionato. Tocca a Sarri lavorare sull’aspetto psicologico di un gruppo che ha bisogno di ritrovare entusiasmo e autostima per tornare a vincere.
Ciro Troise
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