9 vittorie su 15 partite ufficiali non arrivano per caso, soprattutto se a cadere sono anche avversari del calibro di Lazio, Juventus e Inter. Con Gattuso il Napoli ha ritrovato un’identità chiara, dopo una prima fase di grandi difficoltà ammesse anche dallo stesso allenatore inseguendo una vocazione offensiva che gli azzurri non potevano permettersi per questioni tattiche e mentali, Insigne e compagni hanno trovato la quadratura del cerchio. Il Napoli difende in maniera armonica, concede poco agli avversari, è tornato ai numeri in fase di non possesso dei mesi di settembre e ottobre, prima che i disastri di vario tipo prendessero forma. Il baricentro è variabile, la squadra sta crescendo nella capacità di leggere i momenti delle gare, capendo quando deve abbassarsi e le situazioni in cui, invece, può alzarsi nel pressing sempre con l’equilibrio giusto tra la linea difensiva e i centrocampisti. Riuscire ad unire una buona tenuta difensiva al coraggio per portarsi più avanti nel pressing e produrre anche qualche soluzione diversa come il cambio di gioco alla ricerca dell’ampiezza rappresentano le chiavi per far paura al Barcellona sconfitto ieri sera al Bernabeu. All’andata il gol di Mertens e l’occasione fallita da Callejon, che rappresentano due momenti-chiave della partita, nascono da palloni recuperati nella metà campo del Barcellona.
Il Napoli ha idee, lavora di reparto in fase di non possesso e sulle catene laterali quando c’è da proporre gioco, ha nel suo repertorio varie soluzioni per andare in porta, deve migliorare nello storico limite della finalizzazione. Gattuso è riuscito a sposare la sua idea di calcio con le caratteristiche della squadra e i suoi momenti differenti, ha ridato a questo gruppo il suo dna: lo sviluppo della manovra attraverso il palleggio rapido abbandonando l’utopia per cui si potessero abbandonare tutti i dettami del passato e diventare un collettivo da attacco in campo aperto capace con le letture individuali a rimediare alla mancanza d’equilibrio. Nei momenti difficili bisogna compiere delle scelte, il primo patrimonio da preservare è la classifica, la necessità di non perdere l’abitudine alle coppe europee, la conquista della finale di Coppa Italia e far bella figura contro il Barcellona anche al Camp Nou dopo l’ottima prestazione al San Paolo cercando con la massima determinazione di compiere un’impresa storica. Meret e Lozano rappresentano degli investimenti, l’estate e la preparazione della prossima stagione rappresentano il momento giusto per valorizzarli o con il lavoro per essere funzionali alle idee di Gattuso o con le cessioni. Meret, uscendo dal vortice di quest’annata, ha margini di miglioramento per crescere sotto il profilo della personalità e nel gioco con i piedi per la costruzione dal basso, su Lozano c’è l’interesse dell’Everton che si è mosso anche per Allan. Gattuso, però, sta rilanciando tanti altri: Hysaj, Mario Rui, Insigne, Fabian Ruiz stanno tornando ai livelli che competono loro dopo il disastro tattico e gestionale espresso nei mesi scorsi. Quanto vale aver rilanciato questo gruppo, aver superato le ansie dei momenti più bui, essere di nuovo in corsa per riprendersi l’Europa? Gattuso ha costruito un rapporto con gran parte della squadra all’insegna del rispetto delle regole e della condivisione, si è speso per il rinnovo di Mertens, che sembra più vicino, ha dato parere positivo anche per quello di Zielinski. Davanti a questo patrimonio evidente, tangibile nelle prestazioni, De Laurentiis cosa aspetta a costruire il futuro del Napoli con Gattuso? Sarebbe perfetto in un’estate in cui c’è tanto da cambiare, gestirla con un indirizzo di continuità tecnica sarebbe fondamentale. Un campione come Mertens e un allenatore che sta meritando sul campo la permanenza sarebbero le garenzie per il Napoli che verrà.
Ciro Troise
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