Cosa si può dire ad una squadra che non perde dal 29 Ottobre scorso, che nelle ultime dodici gare di campionato ne ha vinte dieci e pareggiate due? Si fa veramente fatica anche a fare critica costruttiva soprattutto pensando agli altri record: nelle ultime diciassette sfide stagionali sono arrivate tredici vittorie e quattro pareggi, nella sua storia il Napoli non aveva mai messo a segno 55 reti in 23 partite in serie A. La cooperativa del gol, quando ha la possibilità di sprigionare il suo talento, è veramente impressionante: nessuna realtà in serie A ha quattro giocatori a quota sette gol (Hamsik, Mertens, Insigne, Callejon).
Sembra uno scherzo del destino ma è tutto vero: questa macchina tritasassi si è sviluppata dopo la partenza di Higuain, l’infortunio di Milik e le difficoltà patite da Gabbiadini nel conquistare Sarri. Sembrano i numeri di un esercito infallibile e, invece, c’è da migliorare in tanti aspetti. Sarri ha dato un’evoluzione al gioco ammirato già nella scorsa stagione, costruendo una squadra da trasferta che acquisisce convinzione e fiducia anche in chiave Bernabeu. A Milano e Bologna abbiamo ammirato la capacità di disporsi in campo per sprigionare una ripartenza organizzata, per coniugare il prendere campo con armonia attraverso lo sviluppo dei triangoli sul modello del Barcellona di Guardiola con la ripartenza, il caro, vecchio contropiede che non passerà mai di moda.
Mertens da punta centrale è bravissimo nel far uscire la difesa avversaria e aprire gli spazi che gli inserimenti di Insigne, Callejon, Hamsik e Zielinski sono bravissimi a sfruttare.
La “macchina da ripartenza” diventa ancora più devastante grazie all’intercambiabilità continua degli uomini in campo, risorsa che alimenta l’imprevedibilità del Napoli. Il prossimo step per Sarri e i suoi è riuscire ad adattarsi anche in casa, quando l’avversario, come per esempio il Palermo, predispone il pullman davanti alla porta difendendosi con il baricentro molto basso e linee compatte che limitano la mobilità e la creatività degli azzurri.
Per questo motivo è fondamentale portare al massimo della condizione anche Milik e Pavoletti che possono offrire un contributo importante proprio in questi frangenti, per variare costantemente le strategie offensive e non dare punti di riferimento agli avversari.
Dopo ventuno partite disputate senza centravanti di ruolo, il Napoli ha perso l’abitudine ad attaccare in ampiezza con lucidità, attraverso le sovrapposizioni degli esterni bassi e i cross per sfruttare le qualità nel gioco aereo di Milik e Pavoletti. Il Napoli è la formazione che ha totalizzato meno sconfitte in serie A ma allo stesso tempo quella che ha pareggiato di più tra le prime sei in classifica. Pesano soprattutto i tre pareggi interni contro Lazio, Sassuolo e Palermo, gare in cui il gruppo di Sarri ha pagato errori difensivi, cali di concentrazione, distrazioni individuali e scarsa lucidità e duttilità in termini di proposta offensiva.
Se l’attacco vola, lo stesso non si può dire della solidità difensiva, solo la Lazio ha subito più gol del Napoli, considerando le prime sei in classifica. Nove gare su trentuno con la porta inviolata sono pochissime per una realtà con grandi ambizioni, in questo senso è fondamentale il repentino inserimento di Koulibaly dopo la parentesi vissuta con il Senegal in Coppa d’Africa. Bisogna lavorare sull’appoggio dei centrocampisti alla fase difensiva e allo stesso tempo insistere costantemente sulla capacità di difendere in area di rigore, non solo nei momenti di maggiore pressione degli avversari, in cui è abbastanza semplice riuscire a compattarsi e a stringere i denti, come avvenuto in alcuni frangenti della trasferta di Milano. Bisogna potenziare il livello d’intensità durante le transizioni difensive, quando c’è la necessità di ricompattarsi e concentrarsi in tempi rapidi, lavorare sulle palle inattive in cui spesso i blocchi degli avversari portano il centravanti (Dzeko, Nestorovski, Aboubakar, Destro) ad essere seguiti da uomini poco competitivi nella marcatura in termini di spessore fisico. De Laurentiis ammira il suo Napoli da Dimaro, dalle Dolomiti, dove sta vivendo un periodo di relax tra gli sci, gli sport invernali, immergendosi nei luoghi in cui si è formato il suo Napoli. Il presidente così si prepara al grande evento di Madrid ma prima c’è il Genoa, avversario da affrontare al massimo della concentrazione e dell’intensità, senza i cali di tensione visti contro il Palermo.
Ciro Troise
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