La situazione del Napoli è buia, la classifica esprime un momento drammatico sotto il profilo sportivo. Gli azzurri sono ottavi in compagnia di Torino e Milan, due squadre che in modi diversi hanno attraversato dei momenti di crisi, la zona retrocessione oggi è più vicina di quella Champions. Il Brescia terzultimo è distante otto punti ed ha anche una gara da recuperare, la Roma quarta in classifica è a +11. Trovare degli sprazzi di luce a cui aggrapparsi è complicato ma è necessario farlo perché il primo avversario del Napoli è la negatività. Il primo ostacolo è, perciò, di natura ambientale, non è un caso che dopo l’ammutinamento del 5 novembre il Napoli ha portato a casa un punto in tre partite in campionato contro Genoa, Bologna e Parma (in entrambe le gare mancavano entrambe le curve a differenza della partita contro il Genoa in cui almeno c’era la Curva A), vivendo l’unica gioia contro il modesto Genk, settimo in classifica in compagnia del Mechelen nel campionato belga.
La priorità del Napoli per raddrizzare la stagione dovrebbe essere il ritorno del San Paolo, la struttura di Fuorigrotta è diventata un luogo silenzioso, surreale e talvolta anche ostile da quando c’è il silenzio delle curve e lo sciopero del tifo organizzato dovuto all’applicazione eccessivamente severa del regolamento d’uso dell’impianto. Basta stazionare sulle scale d’emergenza, occupare un sediolino diverso rispetto a quello indicato sul biglietto o sull’abbonamento, sventolare una bandiera, essere inquadrati mentre si è in prossimità della balaustra e scatta la multa di 166 euro, al secondo provvedimento dello stesso tipo c’è il Daspo (divieto d’accesso alle manifestazioni sportive).
Il Napoli deve ripartire dall’analisi onesta di Gattuso nel post-partita contro il Parma, quando ha spazzato via ogni alibi rimuovendo la parola sfortuna e ha proposto un’analisi completa, sincera, senza filtri dei problemi che affliggono gli azzurri. L’aspetto tattico e quello psicologico non rappresentano due compartimenti stagni separati ma un intreccio da analizzare nella sua complessità. Il Napoli è stato costruito in funzione di un’utopia, cioè del progetto tecnico di Carlo Ancelotti che si è scontrato con i limiti di questo gruppo, abituato ad un calcio più codificato dove il collettivo esalta l’individuo e non viceversa. Il mancato arrivo a James Rodriguez e Icardi, la coesistenza tra alcuni giocatori di cui Ancelotti voleva la cessione come Insigne, Ghoulam e Hysaj, gli episodi e l’iceberg ammutinamento hanno poi completato l’opera.
Le parole di De Laurentiis confermano che il Napoli ha scelto la restaurazione, il ritorno alla “comfort zone” del 4-3-3, sistema di gioco che mette più a proprio agio vari giocatori di quest’organico: Lozano, Callejon, Insigne, Zielinski, Fabian Ruiz, Younes. Rimettere a posto il puzzle nella trasformazione di Gattuso non è una missione immediata e passa anche per il mercato, l’eventuale arrivo di Torreira rappresenterebbe un innesto importante. Il Napoli visto contro il Parma non è tutto da buttare: ci sono i primi dieci minuti da horror, gli ennesimi punti persi nell’ultimo quarto d’ora dopo le gare contro Juventus, Cagliari, Atalanta e Bologna, le difficoltà in fase di non possesso quando si perdeva palla, nelle transizioni negative contro le ripartenze del Parma. Il Napoli sabato rispetto alle ultime uscite di campionato per ampi tratti della partita palleggiava in maniera più fluida, in molti frangenti teneva meglio il campo, ha creato di più conservando il vizio di una pessima fase conclusiva (33 tiri, solo 8 nello specchio, 1 gol con almeno 4 occasioni nitide fallite), chiuso gli avversari nella propria metà campo dopo il pareggio di Milik. In vista della trasferta di Reggio Emilia bisogna ripartire da ciò che può alimentare la fiducia di una squadra sotto shock riguardo all’aspetto mentale. I gol subiti lo rappresentano in pieno, gli azzurri hanno paura del pericolo, affrontano le situazioni con l’ansia da prestazione che ti fa affrontare il rischio in apnea, in questi casi l’errore è dietro l’angolo. Gattuso ha un lavoro enorme da fare sotto l’aspetto tattico e mentale, il Napoli ha bisogno che il vento inizi a girare a suo favore per uscire dall’incubo in cui è finito. Ci vuole tempo per il Barcellona, deve bastare per arrivare alla sfida contro i blaugrana in condizioni nettamente migliori.
Ciro Troise
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