Il 17 gennaio scorso il presidente De Laurentiis a Riyadh esclamò: “Abbiamo capito che dopo lo scudetto vinto c’era bisogno di resettare”. In realtà la sessione invernale ha rappresentato un altro disastro con innesti funzionali alle idee di gioco di Mazzarri, un allenatore già in bilico nelle prime partite del 2024: il 3-0 subito a Torino e la rimonta all’ultimo respiro contro la Salernitana ultima in classifica. Un’altra operazione a metà perché Mazzarri non avrebbe voluto né la cessione di Elmas né l’esclusione di Zielinski dalla lista Champions, ha chiesto Barak o Lukic per colmare il vuoto lasciato da Anguissa partito per la Coppa d’Africa, un difensore veloce per giocare con la linea alta, soltanto Mazzocchi è stato un innesto in linea con il gradimento dell’allenatore toscano. Il Napoli, quindi, “resettava” con un allenatore in bilico, con cui nel suo “regno” ha ottenuto la media punti più bassa senza neanche seguirlo fino in fondo.
Nessuna tesi di laurea potrebbe spiegare meglio di questo disastro invernale quanto siano importanti i dirigenti capaci, che sappiano ritagliarsi un ruolo operativo in una società come ha fatto Giuntoli per tanti anni, garantendo un ordine che in quest’annata maledetta è completamente saltato.
Il verbo resettare tornerà di moda per la programmazione della prossima stagione ma va usato con cautela, senza né la stupida paura di uscire dalla comfort zone del 4-3-3 che ha accompagnato quest’annata né la furia populista del “tutti a casa”. Mancano ancora sei partite, Calzona avrà un compito difficile: garantire attenzione e fiducia ad una squadra che non è riuscita ad averla con continuità in 42 gare ufficiali. Nel frattempo si pensa al futuro, con De Laurentiis e Manna al lavoro per garantirsi un allenatore di spessore ed esperienza, il punto di partenza nella costruzione del cambiamento.
Conte è il profilo ideale secondo De Laurentiis che è pronto ad affidargli le chiavi del club, considera l’investimento corposo per ingaggiarlo e la rivoluzione da costruire con l’allenatore salentino come una sorta d’investimento oneroso ma garantito nei risultati. Se Conte non dovesse dire sì, ci sono anche Gasperini e soprattutto Pioli nei pensieri del Napoli, nel caso in cui non dovesse essere confermato al Milan. Il Napoli fino ad inizio maggio si è preso il lusso del tempo per capire bene lo scenario, tenendo contatti frequenti con tutte le soluzioni individuate compreso Vincenzo Italiano che ad oggi rimarrebbe la via più semplice e ancora esplorata.
Se dovesse arrivare il sì definitivo di Conte, il termine resettare diventerebbe all’ordine del giorno perché l’ingaggio di un allenatore di questo tipo andrebbe accompagnato con una rivoluzione. Le metodologie sono completamente diverse, bisognerebbe costruire un organico con maggiore fisicità, gamba, che abbia la forza di coprire il campo anche con la corsa senza palla non semplicemente accorciandolo con il palleggio come fatto con Sarri, Spalletti e prima ancora Benitez.
La paura di cambiare è un male, con l’idea che bastasse garantire una presunta continuità per rimanere al vertice della classifica ha generato la peggiore annata dell’era De Laurentiis ma anche il populismo del “tutti a casa” è pericoloso.
Citando Orwell, ci sono i giocatori più uguali degli altri, non tutti hanno completamente sfigurato in quest’annata maledetta. Lobotka ha spesso predicato nel deserto, Ngonge tra i volti nuovi ha fornito degli spunti interessanti, Osimhen, nonostante abbia saltato il 44% degli impegni stagionali, è a quota 15 gol, Kvaratskhelia anche vanta 10 gol, 6 assist e 2 rigori procurati. Politano ha ispirato 17 gol stagionali, con 9 reti, 7 assist e un rigore procurato, sta esprimendo una delle sue annate migliori della sua carriera. È troppo comodo invocare il “repulisti”, bisogna rimettere l’ordine, il pensiero calcistico evoluto, la forza di decidere nei tempi giusti al centro del lavoro.
Ciro Troise
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