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I cinque spunti di Sassuolo-Napoli, che sia la notte della svolta

La squadra è ancora malata ma la notte del Mapei Stadium può creare le basi del riscatto

Sta finendo un anno orribile per il Napoli che nell’escalation negativa iniziata il 26 dicembre con la sconfitta di Milano contro l’Inter ha smarrito se stesso. In questa stagione gli azzurri hanno già avuto due volte la sensazione di aver dato una svolta al proprio cammino: il trionfo di Salisburgo e il pareggio contro il Liverpool. In entrambe le occasioni ha prevalso la delusione, l’auspicio è che stavolta sia diverso poichè la vittoria di Reggio Emilia rientra in una trasformazione generale avvenuta con l’arrivo di Gattuso.

LE PAROLE DI DE ZERBI E IL VALORE DEI TIFOSI

“I tifosi del Napoli hanno pizzicato nell’orgoglio i loro giocatori, la verità, invece, è che qui non c’è pressione”, parole di Roberto De Zerbi nella conferenza stampa post Sassuolo-Napoli che valgono oro. Tra i tanti fattori che incidono su una partita di calcio c’è anche quello ambientale anche se in casa Napoli sembra che a nessuno interessi di avere a proprio vantaggio la spinta dei tifosi. Nell’assalto alla porta di Pegolo degli ultimi venti minuti c’è anche l’”effetto tensione” creato dal tifo organizzato che si è recato a Reggio Emilia in una delle poche trasferte senza restrizioni in serie A per i tifosi azzurri. C’era vita in quel settore ospiti: rabbia, qualche eccesso, dei cori da evitare ma anche tanto amore nel sostegno di chi magari ha dimenticato anche la multa subita per gli eccessi di severità nell’applicazione del regolamento d’uso dello stadio San Paolo e si è recato al Mapei Stadium per far sentire il sostegno agli azzurri che non vincevano da due mesi.

LA SVOLTA TATTICA E MENTALE

Nel secondo tempo di Sassuolo-Napoli la svolta è tutta nella testa. È entrata in campo una squadra diversa, più aggressiva che finalmente sprizzava orgoglio, voglia di riscattarsi e in campo è cresciuta nel corso della gara per il gol di Allan, i cambi di Gattuso ma anche per un abito tattico che esalta le caratteristiche degli azzurri. La “restaurazione” è un processo lungo e complesso ma la rimonta del Mapei Stadium appartiene anche alle idee: la ritrovata capacità di lavorare di reparto, l’intesa tra Callejon, Mertens e Insigne in campo aperto, l’attacco attraverso le catene laterali mai così sfruttate.

FABIAN PLAY NON VA

Uno degli obiettivi di Gattuso, al di là della classifica, è dare un’identità alla squadra più consona alle caratteristiche dell’organico facendo in modo che si ritrovino anche i singoli. Fabian Ruiz ha la propensione a cercare l’inserimento, non ha la sensibilità del proporsi costantemente spalle alla porta per raccogliere lo scarico dal compagno, pur essendo il vertice basso è il giocatore che ha toccato meno palloni (40) tra quelli che hanno disputato l’intera gara. Lo spagnolo ha la media stagionale del 91% di precisione nei passaggi, contro il Sassuolo non è andato oltre il 67% perché ha sofferto tanto il pressing della formazione di De Zerbi, contro il Parma l’esperimento aveva funzionato di più perché la squadra di D’Aversa tende ad abbassarsi per poi cercare Gervinho in contropiede.

IL SACRIFICIO NECESSARIO DEL CAMBIO DI PREPARAZIONE FISICA

Gattuso ha cambiato completamente la propria filosofia di gioco rispetto ad Ancelotti, vuole un calcio ad alta intensità, una squadra che punti a comandare le partite imponendone i ritmi, con gli esterni e le mezzali disposte al sacrificio per l’alternarsi del gioco interno ed esterno. Per fare tutto ciò, non bisogna avere una squadra disposta a giocare a ritmi bassi e pronta agli strappi e alle accelerazioni come voleva Ancelotti, ma un blocco di uomini che abbia le energie per sostenere tanti “vai e rientra”. Gattuso così ha dovuto intensificare il lavoro fisico mettendo in conto dei rischi, gli infortuni muscolari di Koulibaly e Luperto lo dimostrano. Serve un compromesso di spessore tra il progetto di Gattuso e una fondamentale via graduale che tenga conto dei tanti impegni del Napoli.

L’ENNESIMO RIGORE NON DATO

Cominciano ad essere troppi, il rendimento mediocre del Napoli non giustifica un dato: l’ultimo rigore in campionato risale al 22 settembre pur essendoci stati almeno quattro episodi che meritavano l’intervento di arbitro in campo e al Var. Ghoulam è stato strattonato da Izzo in Torino-Napoli, Llorente ha subito un intervento falloso di Kjaer in Napoli-Atalanta, Lerager del Genoa va col braccio verso il pallone e per il metro adottato sarebbe stato fallo di mano da rigore e poi c’è l’abbraccio di Locatelli a Hysaj. Quattro episodi sono troppi, possono spostare gli equilibri di un campionato, il Napoli si faccia sentire nelle sedi opportune.

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