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Emergenza gol per il Napoli senza Osimhen: i numeri devono far riflettere

Il Napoli in estate ha puntato su Osimhen, nell’epoca del Covid-19 il flusso di cassa di 50 milioni e un investimento complessivo di 70 non è assolutamente uno scherzo. L’attaccante nigeriano apriva le porte della rivoluzione tattica, il Napoli abbandonava il culto del palleggio per aprire gli spazi e si apriva alla nuova epoca della ricerca della profondità, dei duelli in campo aperto, di una squadra aggressiva. La partita contro l’Atalanta è stata un manifesto di questa filosofia ma il nuovo Napoli si è visto solo contro la formazione di Gasperini o al massimo in qualche altro spezzone di gara.

L’infortunio di Mertens ha peggiorato la situazione, Gattuso ha insistito sul 4-2-3-1, sull’idea di una squadra che allungasse il campo quando, invece, la partita contro la Roma dimostra che senza Osimhen sarebbe stato più opportuno fare un passo indietro: 4-3-3, squadra corta, che sappia anche abbassare il baricentro quando è necessario, sfruttando le capacità nel fraseggio rapido quando si prende il controllo della metà campo avversaria.

Il Napoli ha bisogno di recuperare gli assenti, Koulibaly trasmette un senso di sicurezza al reparto anche quando bisogna alzare il baricentro, Mertens fa la differenza, aiuta la squadra a giocare meglio, è uno dei più incisivi negli ultimi trenta metri ed era inevitabile pagare in maniera salata la mancanza di Osimhen per circa due mesi.

Napoli con la miglior difesa ma l’attacco non va: media inferiore ai due gol a partita

 

Il Napoli è andato alla sosta natalizia con la migliore difesa del campionato (solo 12 gol incassati), in Italia subisce meno di tutti (8,6 tiri a partita in media) e anche a livello stagionale ha registrato 16 reti in 19 partite (una media di 0,8 gol subiti a partita). La solidità difensiva è un dato che attutisce un po’ la preoccupazione per le recenti gare del Napoli, qualche calo c’è stato anche nella fase di non possesso. L’ultima volta con la porta inviolata risale a Crotone-Napoli del 6 dicembre, poi gli azzurri hanno subito almeno una rete per cinque partite consecutive. Il Napoli non ha concesso di più agli avversari ma ha avuto meno attenzione negli episodi-chiave nella propria area di rigore: basta pensare alla tenuta della linea difensiva sul fallo di Ospina su Darmian o l’azione del gol di Immobile.

L’emergenza è in fase offensiva, il Napoli segna poco, nelle ultime partite ha anche costruito meno del passato ma la squadra che tira di più non solo in serie A ma anche nei cinque principali campionati europei (17.2 conclusioni a partita) non può fare così pochi gol. Gli azzurri hanno il quinto attacco del campionato con 27 gol ma 18 sono concentrati nelle quattro goleade contro Genoa, Atalanta, Roma e Crotone, significa che nelle restanti nove partite il Napoli ha segnato solo nove reti (uno a partita in media). Estendendo i numeri all’Europa League, l’analisi è ancora più spietata. Il Napoli ha realizzato 34 gol in 19 partite (1,79 a partita), quando ha fatto gol non ha mai perso. 18 reti su 34 sono distribuite nelle quattro goleade, l’exploit in quelle gare nel conto generale dei gol azzurri è partito di maggioranza, il 52,9% di quanto prodotto da Insigne e compagni.

Se non si segna si perde, Mertens, Osimhen e Petagna non fanno i gol di Ibra

 

Le cinque sconfitte coincidono con le cinque partite senza segnare, significa che in media una volta ogni quattro gare circa la macchina da gol si è fermata, di conseguenza il Napoli ha perso.

Il Milan, l’Inter e la Juventus hanno il bomber da doppia cifra, la Roma ha una spiccata democrazia del gol, basta pensare che solo con Veretout, Mkhitaryan e Dzeko ha segnato 20 reti, il Sassuolo solo con Berardi e Caputo va a 13.

Il Napoli ha in Lozano il miglior marcatore con 7 gol complessivi e 6 in campionato, Osimhen, Mertens e Petagna insieme fanno un bottino di 10 reti a livello stagionale, considerando anche l’Europa League. I gol dei tre centravanti azzurri non raggiungono quelli fatti da Lukaku o da Ibrahimovic che è fermo da un mese. I numeri devono far riflettere: il recupero di Mertens e Osimhen è una priorità ma nel frattempo bisogna far crescere le altre soluzioni migliorando la qualità del gioco espresso.

Ciro Troise

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