Napoli-Juventus è da sempre sinonimo di spettacolo e il match di cartello della sesta giornata di Serie A 2015/16 non fa eccezione. Un Napoli grintoso, padrone del campo e del gioco sin dai primissimi minuti e che ha messo in grossa difficoltà i campioni d’Italia in carica. La squadra di Sarri ha mostrato una condizione atletica in netta crescita, ricalcando le prestazioni contro Brugge e Lazio. Sarri conferma il 4-3-3 con Callejòn e Jorginho che tornano dopo un turno di riposo, Juventus in campo a sorpresa con il 4-3-1-2 nonostante in settimana sia stata provata più volte una retroguardia a tre. Dal 1′ Allegri consegna le chiavi del centrocampo a Hernanes che ricambia con una prestazione deludente. Un gioco brillante e una manovra fluida e rapida, quella del Napoli, che ha visto in Jorginho l’ideale interprete in cabina di regia, direttore di un orchestra quasi perfetta soprattutto nella prima frazione di gioco. I bianconeri assumono un atteggiamento prudente e blando, con Allegri che invita a più riprese i suoi a rallentare il ritmo di gioco e cercare il gioco di rimessa. La squadra campione d’Italia mostra un’anima evanescente che solo a tratti e grazie alle individualità si è resa pericolosa dalle parti di Pepe Reina.
SI VINCE A SINISTRA – Sin dai primissimi minuti di gioco si è capito quanto minuziosamente avesse preparato la partita mister Sarri, con un Napoli attentissimo in fase difensiva e dalle idee chiarissime in fase di costruzione. Un dominio sulla fascia sinistra sull’asse Ghoulam-Hamsik-Insigne che ha portato con grande facilità dalle parti di Buffon gli uomini di Sarri, con Insigne ispirato e in grande giornata che ha costretto Padoin e Pogba a ripiegare non raramente. Napoli attento in fase di non possesso a tenere alta la difesa e a rischiare pochissimo.
LORENZO, GOL E LACRIME – È il figlio di Napoli a dare una marcia in più ai suoi compagni, approfittando del momento di incertezza della squadra di Allegri. Insigne è incontenibile nei primi 35′ di partita ed è al minuto 26 che, grazie ad una triangolazione perfetta con Higuain, porta in vantaggio gli azzurri con un preciso destro nell’angolino della porta di Buffon. Il migliore in campo, tuttavia, è costretto a lasciare il posto a Mertens a pochi minuti dalla fine del primo tempo per un infortunio al ginocchio.
HIGUAIN TIMBRA, LA DIFESA SI RILASSA – Dopo un primo tempo chiuso in svantaggio e fatto di confusione e incertezza, Allegri manda in campo i suoi ragazzi con un piglio differente. I bianconeri provano ad alzare i ritmi affidandosi a Pogba che prova a caricarsi la squadra sulle spalle ma senza grossi risultati. Napoli che lascia l’iniziativa agli uomini di Allegri, ma la difesa alta degli azzurri lavora bene senza sbavature. Nel miglior momento della Juventus Higuain firma il raddoppio con uno spietato mancino, sottolineando l’errata scelta di Allegri di schierare Hernanes, corpo estraneo nel centrocampo bianconero. Lemina replica al Pipita approfittando del rilassamento della difesa azzurra, bianconeri sempre vivi.
ALLEGRI TENTA IL 4-4-2 – Allegri capisce le difficoltà del centrocampo e manda lo spaesato Hernanes in panchina, schierando Cuadrado in un 4-4-2 per impensierire gli azzurri sugli esterni, fino a quel momento padroni incontrastati sia a destra che a sinistra. Nonostante la rapidità del colombiano, Ghoulam e Hysaj non patiscono il cambio di modulo bianconero. Proprio Cuadrado prova a svariare da trequartista dietro a Zaza e Dybala prima, Morata poi, in un 4-3-1-2 ma Albiol e Koulibaly rimangono uniti non concedendo spazi alla Juventus. Al 89′ Allegri ritorna al 4-4-2 schierando Alex Sandro sulla sinistra al posto di Padoin e Cuadrado nuovamente a destra, ma dopo i 3′ concessi da Orsato il risultato rimane 2-1. La squadra di Sarri ha mostrato una qualità di palleggio maggiore a centrocampo, Allegri con poche idee e tanta confusione. La gara si è decisa sugli esterni e in mezzo al campo, il Napoli ha mostrato un’identità ben definita a differenza di una Juventus in costruzione, la cui filosofia di gioco appare ancora non definita.
A cura di Simone Ciccarelli
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