“Game Over”. E’ il titolo che la Curva B decide di dare in coda a questa stagione. Giochi finiti, sintetizzati perfettamente nella cartolina di un campionato iniziato male e finito peggio, con decisioni discutibili sul rettangolo verde e dietro la scrivania. Il Napoli regala la Champions alla Lazio anche se il verbo è ingeneroso perché i biancocelesti non hanno rubato nulla ed hanno meritato sul campo il terzo posto. Il primo segnale della stagione arriva dall’estate, dalla mancata riconferma di Reina con la decisione di puntare su Rafael e Andujar che si sono rivelati poi non all’altezza della situazione. Anche stasera la prima rete è frutto di un errore dell’estremo difensore schierato da Benitez, Parolo conclude dai 30 metri, il tiro deviato da Inler si impenna ma Andujar è troppo fuori dai pali e va troppo molle sulla palla che termina la sua corsa in rete. L’errore spacca la gara in due. Ad inizio match le squadre finiscono per annullarsi da sole, prima dal nervosismo e poi dai valori tecnici in campo, la paura di sbagliare è molta e si avvertiva nell’aria che i dettagli avrebbero fatto la differenza. Il dettaglio c’è ed è a favore dei biancocelesti, Callejon sbaglia di pochi centimetri la rete dell’uno a zero, Parolo dall’altro lato regala il vantaggio alla Lazio. Il 3-4-3 di Pioli mette in difficoltà la manovra di un Napoli costretto ad affidarsi ai lanci lunghi di Koulibaly e Albiol. Basta e Lulic vincono il duello contro Mertens e Callejon, Ghoulam e Maggio fanno fatica con le sovrapposizioni e il Napoli non riesce a sfondare sulle fasce affidandosi a sterili giocate dei singoli. Il vantaggio della Lazio dà fiducia ai ragazzi di Pioli gettando nello sconforto gli azzurri che si sfilacciano, allungandosi tra i reparti e favorendo le ripartenze biancocelesti, descrizione perfetta del raddoppio a fine di tempo. Errore in impostazione e Candreva lanciato in contropiede per il 2 a 0 della Lazio, inserimento centrale con i tempi giusti che taglia in due la difesa del Napoli. La ripresa è tutto un gioco di nervi, il Napoli con la forza dei singoli, che nel primo tempo l’avevano tradito, trova in pochi minuti le reti del pareggio. Se proprio si vuol trovare una ragione tattica questa è certamente nell’arretramento di Hamsik sulla linea dei centrocampisti (segnali dal futuro?). Lo slovacco sale sugli scudi e da mediano guida il Napoli alla remuntada sigillata dalla doppietta di Higuaìn, gli azzurri finalmente riescono a sfondare sulle fasce e prima con Callejon e poi con Mertens trovano gli assist vincenti sfruttati al massimo dal pipita. L’espulsione di Parolo non fa che aumentare la convinzione degli azzurri spenta poi dall’ennesimo doppio dettaglio che taglia definitivamente le gambe alla squadra di Benitez. Prima Ghoulam che si fa espellere in pochi minuti con grande ingenuità beccandosi due gialli in successione, poi proprio con Higuaìn, croce e delizia della stagione azzurra ma visti i risultati finali più croce, dopo gli errori di Kiev la possibilità del riscatto ad undici metri da una rimonta che ha il sapore del compimento ma che resta nella gola di tutti i 50mila e undici del San Paolo. Tra l’incredulità e lo stupore si compie un film già visto, Higuaìn fallisce l’occasione del sorpasso. Il Napoli esce dalla partita e la Lazio sfruttando le disattenzioni di portiere e difesa azzurra trova le reti del 3 e del 4 a 2. Risultato ingiusto ma equo nel suo paradosso, il Napoli sbaglia troppo e getta al vento l’ennesima possibilità che un campionato mediocre le aveva dato per salvare una stagione deludente dove, fatta eccezione di Doha, sono stati falliti tutti gli impegni fondamentali. Da Benitez a De Laurentiis, sono tutti colpevoli, i limiti sono caratteriali e strutturali, in preda alle difficoltà spesso questa squadra è annegata in se stessa non riuscendo a riemergere, sono mancati poi i giocatori chiave nella spina dorsale, dal portiere, al centrale difensivo al centrocampista, tre ruoli fondamentali in cui il Napoli ha dimostrato lacune troppo grandi per poter lottare con continuità ad alti livelli. Undici partite perse su trentotto, 54 goal subiti in questo campionato di Serie A. Quando si progettano grandi edifici bisogna sempre partire dalle fondamenta ma se non si sa nemmeno far volare un aquilone non si può aver l’arroganza di pensare d’aver costruito uno space shuttle.
Andrea Cardone
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