VERSO LA GARA – Il posticipo del lunedì sera valevole per la trentaseiesima giornata del campionato di Serie A vede fronteggiarsi al San Paolo il Napoli di Sarri e l’Atalanta di Reja, storico artefice (con una doppia promozione) del ritorno dei partenopei nella massima serie. Dopo la vittoria della Roma in trasferta col Genoa, gli azzurri – momentaneamente terzi in classifica – cercano i tre punti contro un’Atalanta già salva per difendere il secondo posto e la conseguente qualificazione diretta alla prossima Champions League: a tal proposito, Sarri manda in campo i titolarissimi, con Insigne che torna dal primo minuto e capitan Marek Hamsik che raggiunge le 400 presenze in azzurro; dall’altra parte, il tecnico goriziano – che deve fare i conti con le squalifiche di Gomez e Paletta –, schiera un 4-2-3-1 (che potrebbe diventare un 4-4-1-1 in fase di contenimento) con Diamanti a supporto di Borriello, l’uomo più in forma della Dea, che agirà da terminale offensivo. Va sottolineato l’esordio con la maglia nerazzurra di Djimsiti, difensore centrale albanese classe ’93, che è stato acquistato nel mercato di gennaio.
LE CHIAVI DEL MATCH – Fin dai primi minuti di gioco, gli azzurri sembrano propositivi e l’Atalanta è costretta soprattutto a difendersi, abbozzando poi ripartenze mai effettivamente concretizzate: in particolare, Borriello è piuttosto isolato, viene servito poco in area di rigore dai compagni e risulta dunque poco incisivo. Al 10’, Higuaìn torna al goal: l’attaccante argentino viene mirabilmente servito in area di rigore da Hamsik (lo slovacco ormai sforna assist a ripetizione), che è spesso lasciato libero dai centrocampisti nerazzurri; il Pipita fa 31 goal in stagione ed aggancia Luca Toni nella classifica dei marcatori della Serie A in una stagione. L’Atalanta prova a contenere il centrocampo azzurro – Kurtic, ad esempio, viene posto da Reja in marcatura su Allan per evitare che il brasiliano possa inserirsi ed andare alla conclusione; i partenopei, invece, attuano un pressing alto sul portatore palla avversario – da questo punto di vista, anche Higuaìn pare molto dinamico in fase di non possesso – ed ingabbiano Cigarini per evitare che l’Atalanta possa sfruttare le sue geometrie e ripartire. L’uomo più pericoloso della Dea è D’Alessandro, che agisce sulla fascia destra e costringe più volte Koulibaly al raddoppio per aiutare Ghoulam, che spinge spesso in fase offensiva. A Sinistra, invece, Kurtic è meno insidioso in fase offensiva poiché bloccato in maniera efficace dall’asse Hysaj-Callejon (in tal senso, va sempre sottolineato il lavoro encomiabile dello spagnolo, in fase di copertura come in fase offensiva) e dai ripieghi di Allan: più volte Reja, infatti, ha chiesto ai suoi giocatori di sfruttare maggiormente le fasce e di non agire sempre per vie centrali. Per il Napoli, potrebbe rivelarsi decisiva la spinta sulla fascia sinistra, visto che D’Alessandro è un esterno più abile in fase offensiva che difensiva e potrebbe lasciare spesso Masiello in inferiorità numerica. Nella ripresa, Reja manda in campo Freuler al posto di Diamanti: il centrocampista svizzero ha meno fantasia di Diamanti, ma è più utile in fase di non possesso – arretrando sulla linea dei centrocampisti per dare meno libertà di impostazione agli azzurri – ed è molto abile negli inserimenti; con l’inserimento di Monachello al posto di D’Alessandro, che nel secondo tempo è calato vistosamente, l’Atalanta passa ad un 4-4-2 e Freuler agisce da esterno destro. Al 77’, Higuaìn sigla la doppietta personale: l’argentino sfrutta un cross proveniente dall’out di destra di Callejon – che non viene marcato adeguatamente da Dramé – ed insacca il pallone di testa. L’Atalanta prova a riaprire la partita all’85’ grazie ad un’ autorete di Albiol, ma il Napoli riesce a difendere il risultato – in verità, non propriamente in maniera tranquilla – fino al fischio finale. Gli azzurri conquistano così una vittoria importantissima e si riportano a +2 sulla Roma di Spalletti.
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