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Analisi Tattica Napoli Calcio

Harakiri Milan: rosso al 1′ e difesa totale. Il Napoli punisce, incassa e ringrazia

Per tutta la gara in dieci, il Milan sceglie di chiudersi a riccio, ma nei venti minuti finali viene punito

Ci ha messo un minuto De Sciglio a beccarsi l’espulsione più veloce del campionato, ci ha messo più di un’ora il Napoli ad approfittare del vantaggio di un uomo, dilagando poi in meno di dieci minuti e chiudendo 3-0. Questi i tempi e i numeri di una partita in cui l’inferiorità numerica per il Milan ha condizionato la tattica di entrambe le squadre, spingendo Inzaghi ad optare per una soluzione senza sostituzioni, ma con un accorgimento strategico dalle tendenze suicide: tutti dietro, in attesa di improbabili ripartenze, un fortino guidato dal roccioso Alex e durato 69 minuti, finché Hamsik ha aperto la prima breccia nelle mura rossonere, seguito poi da Higuaìn e Gabbiadini per espugnare la porta di un prodigioso Diego Lopez, che, oltre a parare il rigore a Higuaìn, nel finale ha evitato l’umiliazione volando su un tiro a giro di Mertens. Dal canto suo, il Napoli ha avuto pazienza, molta imprecisione, e infine è stato premiato per l’assedio unilaterale condotto nella metà campo degli ospiti, dove il tentativo di difesa ad oltranza azzardato da Inzaghi  aveva dato solo l’illusione di poter miracolosamente funzionare.

L’avvio azzurro è stato travolgente e subito guidato da un nome: Insigne, assoluto protagonista del match, ha spalancato un corridoio per Hamsik, su cui è franato De Sciglio per il rigore e l’espulsione. Pochi istanti dopo anche Higuain ha lanciato un segnale, ma opposto rispetto a quello del brevilineo compagno di reparto: rigore sbagliato e un po’ di nervosismo per gran parte del primo tempo. Peggio di lui hanno fatto Jorginho, troppo difettoso in costruzione, e Ghoulam, capace di sbagliare tiri e cross in serie. Così la tattica di Inzaghi ha retto per un’ora: De Jong difensore aggiunto, Poli terzino destro, Bonaventura, il migliore dei suoi, sulla sinistra a tutto campo (in difesa in aiuto a Bocchetti, in grande affanno, e in attacco pericoloso dalle parti di Andujar), Honda molto basso, e Destro da solo più avanti ad aspettare contropiedi mai partiti. Il Napoli ha dominato il possesso, ha giocato in una sola metà campo, ma di tiri nello specchio ne ha prodotti pochi, sbagliando soprattutto gli ultimi tocchi.

Al 36’ Insigne ha fatto capire il senso della sua serata: palla persa a centrocampo, è caduto, si è rialzato, ed è tornato fino alla sua area di rigore per chiudere su Destro. La frustrazione per i mesi trascorsi in infermeria hanno generato nel fantasista napoletano uno stato di grazia atletica e di estasi tecnica chiaramente visibili, ma la sua ispirazione è stata spesso sprecata dai compagni di reparto. Ad inizio ripresa, Callejòn ha fallito due ghiotte occasioni, ma il Napoli ha proseguito l’arrembaggio, cercando di aggirare l’affollamento creato al centro da Inzaghi. Benitez ha letto bene la situazione, prima invertendo gli esterni d’attacco, poi operando un cambio sacrosanto: fuori Jorginho, mai in partita e piuttosto inutile, visto il baricentro altissimo della squadra, dentro Gabbiadini, per aumentare il peso offensivo. Poi dentro anche Mertens per un Insigne ancora in buone condizioni, ma il belga ha dato nuova linfa e vivacità ai suoi.

Al 69’ la svolta, meritata per la squadra azzurra e per il suo capitano: Hamsik ha piazzato un destro rasoterra a giro, baciando il palo che, dopo avergli negato poco prima la gioia del gol, stavolta lo ha premiato. A questo punto il Milan si è sfaldato in un istante: non sapendo più cosa fare, si è allungato ma non ha trovato la strada della rimonta, abituato per un’ora intera alla difesa totale. Nel giro di 5 minuti si è passati da 1-0 a 3-0, e in entrambi i casi con i due nuovi entrati nel vivo dell’azione. Un premio per Benitez, una punizione per Inzaghi, che ha avuto il coraggio di non togliere le punte dopo l’espulsione di De Sciglio, ma ha avuto il demerito di arretrare troppo la squadra intera, riuscendo così soltanto a ritardare una disfatta che, fino al gol di Hamsik, sembrava dover arrivare da un momento all’altro.

 

Lorenzo Licciardi

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