In video veritas, per attraversar se stesso, per rivedersi, ripensarsi, alla moviola, in quelle trecento partite in A da festeggiar domani: parla Mazzarri e ne «I signori del calcio» su Sky parla di Mazzarri ma anche di Allegri, Mourinho e Zeman (in ordine alfabetico), di De Laurentis, di Insigne, della sua Napoli e di una carriera nella quale c’è un piccolo tormento sinora taciuta: la Champions sfiorata nel maggio scorso. L’unica nota stonata, l’unica nota mancata…
IL MISTER – Trecento panchine in A e però anche la «gavetta» all’ombra d’un maestro al quale dire grazie per ciò che ha trasmesso: «Ulivieri mi ha dato la possibilità di formarmi, innanzitutto lasciandomi fare l’osservatore e poi fungendo da suo secondo. La bicicletta l’ho avuta praticamente da lui, poi ci ho pensato io, com’era giusto che fossi, a procedere con le mie gambe».
THE CHAMPIONS – Gioie tante e però anche un rimpianto, un dolorino, una fitta passeggera che ogni tanto torna tra i pensieri d’un decennio e passa accomodato in panchina: «Mi è dispiaciuto non essere riuscito a cogliere la seconda qualificazione consecutiva in Champions con il Napoli. Ci siamo andati vicinissimi, l’abbiamo persa di fatto a Bologna ma anche per qualche punto lasciato in precedenza con leggerezza».
CONVERGENZA AURELIO – Tre anni e (ormai) quattro stagioni al Napoli, spalla a spalla con De Laurentiis, in un confronto tra uomini solidi: «Il mio rapporto con lui è bello, forte. Se dovessi sintetizzarlo, direi che somigliamo a due treni che corrono a velocità spedita su binari paralleli e non si incrociano mai. Ma convergono nella stessa direzione, soprattutto nelle vicende importanti».
UN POCHO LORENZO – C’era una volta Lavezzi e ora c’è un «magnifico» ventunenne al quale è concessa l’eredità pesante, consegnatagli da Mazzarri: «Io non so se Insigne riuscirà a diventar forte come il Pocho, se avrà il successo e il tempo che ha avuto qua Lavezzi, ma il ragazzo è già maturo per reggere certe pressioni. E poi sta accelerando in maniera clamorosa: è passato dalla B alla A, gioca nella sua città, ma reagisce bene. Va aiutato, per assorbire nel migliore dei modi lo stress e per poter realizzare una carriera luminosa: è generoso, altruista, pensa innanzitutto alla squadra, ha una tecnica sopraffina, corre tanto. E’ praticamente adatto a questo calcio».
BENTORNATO BOEMO – Lui da una parte e Zeman dall’altra: ma come finirebbe la sfida all’ultima sigaretta? Intanto, un saluto al boemo: «Non mi ha sorpreso il suo ritorno in A, non lo conosco direttamente ma ne ho sentito parlare tanto e bene. Ho studiato il suo modo di far calcio, a me piacciono i tecnici che dànno un’impronta e lui è uno di questi. E’ normale che alleni in A e soprattutto che sia in una grande piazza come Roma».
SPECIAL ONE – Ma quella era adrenalina allo stato puro: Napoli-Inter, ai tempi di Mourinho, scatenava botta e risposta avvelenate; e però adesso….«Ho sempre parlato bene di lui, gli ho riconosciuto i meriti e i successi. Poi ci fu un episodio, una divergenza di vedute, e venne fuori un battibecco a distanza. Che è chiuso. Mourinho ha sottolineato le nostre prestazioni in Champions; io so che con i calciatori entra in sintonia, so che aveva un ottimo rapporto con Pandev».
BENEDETTI TOSCANI – Panchine infuocate ce ne sono, ma Milan-Napoli è Allegri-Mazzarri, un match tra livornesi che non se le mandano a dire: «Ma il confronto è bello e poi è giusto che ogni allenatore faccia gli interessi della propria squadra. Ma io non nessun problema con Allegri, almeno a livello personale. Una volta chiariti, finisce lì».
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