L’urlo del San Paolo sta facendo il giro del mondo. Il boato del pubblico di Fuorigrotta che canta a squarciagola «The Champions», accompagnando la parte finale di «Zadok the Priest» di Georg Friedrich Händel, è arrivato fin nel Norfolk, contea nell’est dell’Inghilterra, dove risiede Tony Britten, compositore dell’inno attualmente più amato dai napoletani. Poco più di due minuti di esecuzione per i quali i tifosi azzurri sembrano prepararsi per settimane intere pronti a tirar fuori la voce al momento giusto. Con il Villarreal fu solo un accenno, le partite contro Bayern Monaco, Manchester City e Chelsea ne hanno fatto un must. Anche in trasferta rotto il silenzio dell’Allianz Arena così come sarà mercoledì quello di Stamford Bridge. Su internet non è raro trovare video di tifosi inglesi e tedeschi che rendono onore alla passione azzurra. Britten quasi non crede ai suoi occhi quando guarda i video di Youtube speditigli per mail. «È fantastico, siete fantastici».
Lo sa che ci sarebbe anche chi è disposto ad entrare allo stadio solo per urlare the Champions e poi uscire senza guardare la partita?
«Ma dai, non ero a conoscenza di questo spettacolo e ascoltare la folla che urla l’ultima parola è musicale e molto intonato».
Emozioni?
«Sono entusiasta. È bello vedere che questo inno significa così tanto per i napoletani».
Ora parliamo di calcio. È un tifoso?
«Mi piace il calcio ma sono uno spettatore occasionale. Non ho una squadra preferita però vivo nel Norfolk e il Norwich, dopo anni di grande difficoltà, sta facendo un bel campionato. Attualmente è a metà classifica in Premier League e questo mi rende contento».
Ha mai visto il Napoli? Conosce Hamsik, Lavezzi e Cavani?
«Fino ad ora no, quindi non potrei dare un giudizio su questi tre giocatori, dei quali però so che sono fortissimi».
Sa comunque che il Napoli sta facendo ottima figura in Champions League?
«Assolutamente sì e posso dire che è bello vedere protagoniste delle squadre che non siano le solite Manchester United e Barcellona».
È mai stato a Napoli?
«Sfortunatamente no».
Ma la conosce bene, vero?
«Sì, grazie ai racconti di mio padre e di mio suocero. Durante la seconda guerra mondiale erano entrambi con l’esercito britannico a Napoli e mi hanno spesso parlato di quanto sia bella la vostra città e di quanto la gente sia accogliente. Un giorno verrò sicuramente a visitarla, magari in occasione di una partita di Champions».
E le canzoni napoletane?
«Ne conosco una a memoria: ”La Canzone dell’Amore” di Bixio. Compositore napoletano, canzone però in italiano. Parla di una donna chiamata Lucia. Me l’ha insegnata mia suocera, Lucia appunto, che è italiana. L’ho anche cantata al suo ultimo compleanno che abbiamo festeggiato in un ristorante indiano».
Le piace la melodia napoletana?
«Certamente. Sono canzoni popolari di grande fascino e tradizione che non scadono nella pop music. Ma è tutta la città che mi affascina. Per non parlare del cibo e della pizza… of course».
Cosa prova quando sente il suo inno ascoltato in tutti gli stadi d’Europa?
«Sono onorato. Io non scrivo per me stesso ma per la gente, così pensare ad uno stadio pieno che ascolta le mie note mi fa solo piacere».
A Napoli di più, visto che lo cantano.
«Certo, spero che possiate ascoltarlo il più a lungo possibile. Magari anche in finale»
La prossima settimana Chelsea-Napoli, lei tiferà per i blues?
«E chi glielo dice. Al Chelsea devono capire che il successo non si ottiene gettando soldi e cambiando allenatori in continuazione. Così io dico ai tifosi napoletani: buona fortuna. Mercoledì sarò dalla vostra parte».
E magari potrà ascoltare in tv i tifosi napoletani che urlano «The Champions».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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