Renzo Ulivieri, presidente dell’Assoallenatori, 50 anni di panchine alle spalle, ha detto la sua al Corriere dello Sport circa lo scontro tra Mancini e Sarri di fine partita:
«E allora partiamo col dire che su certi argomenti non è semplicemente il calcio italiano ad essere indietro ma tutto il Paese. Le cronache parlamentari di questi giorni, le divisioni politiche sulle unioni civili, sui diritti degli omosessuali, sono l’immagine precisa di cosa intendo».
Senza buttarla in politica, Ulivieri, veniamo al sodo.
«Il sodo è che quando Mancini, per contrapposizione, parla dell’Inghilterra, sostenendo che lì l’insulto di Sarri avrebbe avuto conseguenze durissime, penso che dica il vero. C’è una sensibilità diversa su questi temi. Anche se, aggiungo io, il politicamente corretto può fare più danni di un epiteto gridato a bordo campo, a fine partita. Detto tra noi, non penso che quella società post coloniale non conosca il razzismo…».
Razzismo, omofobia: Sarri è colpevole?
«Sarri ha sbagliato, non ci sono dubbi. Lo ha fatto in modo grossolano, andando ben al di là del dare dello “stronzo” a qualcuno, offesa ormai equiparata a un buongiorno. Per questo motivo dovrà pagare, e subito. Il vantaggio della giustizia sportiva è almeno di essere veloce. Oltretutto il “fattaccio” è successo davanti al quarto uomo…Detto questo, io non mi sento di “impiccarlo” per una battutaccia. Conosco Sarri: lui razzista non è, poco ma sicuro. Per quanto riguarda il “frocio”, importante che si sia scusato, più volte, anche pubblicamente. Un atteggiamento che non basta ad assolverlo ma aiuta a guardare avanti. Ci vorrà tempo, perché il tritatutto mediatico si maneggia male».
Mancini merita piena solidarietà o avrebbe dovuto risolvere la questione tra campo e spogliatoio?
«E’ una questione di sensibilità personale davanti all’offesa subita. A me capitò una situazione simile, tra allenatori; la risolsi, con poca eleganza, con un «portami la tu’ moglie…».
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