Avrebbe voluto essere vicino a questi ragazzi che ha visto crescere, come uomini e come calciatori. «Il mio compito attuale è di stare a stretto contatto con i big e mettermi a loro completa disposizione, specialmente in un momento come questo. Non faccio pronostici. Il mio augurio è di fare bella figura e magari riportare a Napoli un trofeo che manca da tanto tempo. Non sarà facile perché affronteremo un avversario che rispetto a noi ha investito almeno dieci volte tanto», dice Peppe Santoro che di questa splendida realtà giovanile è stato il costruttore. Ieri s’è tenuto a stretto contatto con Saurini, informandosi dell’allenamento di rifinitura, dello stato d’animo dei “suoi” ragazzi.
Il Napoli protagonista nella seconda competizione più importante, a livello giovanile, non è un caso. Anzi è un progetto partito da lontano nei mesi successivi la rinascita del calcio azzurro. Se la prima squadra nell’agosto del 2004 non aveva campo di allenamento, palloni e magliette (materiale tecnico basilare), all’epoca non c’era neanche l’ombra del settore giovanile. Quel compito difficile e duro fu affidato a Giuseppe Santoro, oggi team manager, allora responsabile del settore giovanile: «Raccogliamo oggi i frutti di un discorso partito da lontano, esattamente nel secondo campionato di serie C dopo che il Napoli perse la finale play-off contro l’Avellino. Non c’era niente, nessun filo conduttore col passato. Su cosa abbiamo puntato? Sui ragazzi del territorio. Oggi a parte un paio di stranieri, gli altri calciatori della Primavera, tra il ’94 e il ’96, provengono dall’hinterland partenopeo o dalla Campania», afferma il dirigente entusiasta che aggiunge: «Il nostro vivaio è diventato un punto di riferimento pure per le varie nazionali a partire dall’Under 17 a salire. Puntualmente sono convocati cinque-sei elementi. E’ un successo che voglio condividere con tutti i collaboratori di ieri e attuali. Senza il loro impegno, non avremmo potuto dare una base solida al nostro programma. Tra non molto, poi, vedremo all’opera diversi elementi in prima squadra. Lorenzo e Roberto Insigne sono un esempio da seguire e non un’eccezione».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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