Una volta fu annunciato un ritiro punitivo, prima della sfida con l’ Empoli, perché girava voce che i calciatori facessero le ore piccole nei locali di Posillipo. È vero che lei si oppose? «Non mi sembrava giusto, non esisteva una ragione valida. Promettemmo di essere più responsabili, era la stagione del primo scudetto e avevamo una voglia feroce di vincere. Lo feci presente a Ferlaino».
Come andò a finire? «Non so se si convinse o fece finta. Io dissi che la squadra non sarebbe andata in ritiro e non lo facemmo».
Il presidente parlava con Bagni, non con Maradona. «Ogni lunedì mi convocava nel suo studio in via Crispi perché voleva confrontarsi. Aveva il terrore delle partite “facili”, in quelle settimane mi martellava. Ci stimolava a modo suo».
Cioè?«Ferlaino, Celentano e Punzo promettevano il premio partita. E se vincevamo, senza che nessuno chiedesse niente, quel premio lo raddoppiavano e anche triplicavano. Da questo punto di vista, quei dirigenti erano fenomenali».
L’ unico ritiro lungo fu quello storico a Vietri. «Era il nostro primo anno. Finimmo in zona retrocessione e decidemmo che era il caso di trovarci tutti insieme. Non fu una punizione ma una chiacchierata di tre giorni. Si diceva che tra me e Diego c’ era gelosia e che non ci passavamo la palla. Falsità ma affrontammo anche questa storia».
Serve restare isolati tanti giorni? «Sì. A patto che si dialoghi, che ci si guardi negli occhi ed esista un reale confronto che coinvolga tutti. In questi casi meglio parlarsi in faccia che essere permalosi».
Ha fatto bene De Laurentiis a blindare il gruppo a Castelvolturno? «Io avrei fatto lo stesso. Il Napoli sta giocando da singoli e non da gruppo, qualcosa s’ è inceppato da parecchie settimane. Magari confrontandosi tra di loro verrà fuori qualcosa di buono».
Il problema è nella testa o nelle gambe? «Non saprei, sono rimasto sconcertato dal rendimento degli ultimi due mesi. Contro quella Roma si doveva vincere, come in coppa Italia. Il Napoli gioca e crea perché ha qualità individuali ma in campo non ragiona più da squadra. Non vedo rabbia: con 50mila persone dalla tua parte, l’ avversario te lo devi mangiare».
Annata da dimenticare? «Non puoi salvarti con la Supercoppa. Se gli azzurri non portano a casa l’ Europa League, fallimento mi pare il termine più appropriato».
Fonte: Il Mattino
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