«È stato sempre noi contro loro. Nemici per la pelle. Ed è stato vedendo vincere il Feyenoord la Coppa dei Campioni, nel 1969, che abbiamo capito che potevamo riuscirci anche noi all’Ajax. La nostra forza nasceva dalla voglia di voler far meglio di loro. In fondo, dobbiamo molto a quel club. Domani tiferò Napoli due volte: perché è la squadra che è nel mio cuore e perché deve battere la mia rivale di sempre». Ruud Krol parla lo stesso italiano che la gente di Napoli ha imparato ad amare nei tempi in cui il dio del pallone era lui, poco prima dell’arrivo di Maradona e un decennio dopo la partenza di Sivori. Ecco uno stralcio delle dichiarazioni rilasciate alla redazione de Il Mattino:
Krol, questo Feyenoord è lontano parente della squadra che faceva tremare l’Europa?
«Sì, una squadra senza esperienza internazionale, per certi versi molto inesperta e senza calciatori capaci di affrontare i grandi palcoscenici della Champions. Sono bravi, ma appena escono dall’Olanda diventano fragili».
Col Manchester City un esordio choc?
«Appunto. Avevano le gambe che tremavano, hanno capito subito la differenza di valori con la squadra di Guardiola e hanno affrontato la gara intimoriti, impauriti. E quando giochi così, perdi. Era così ai miei tempi ed è così anche adesso».
Si affronta le due squadre che hanno perso la prima gara del girone. È già decisiva?
«No, però è chiaro che il Napoli non può permettersi di non battere il Feyenoord al San Paolo perché è la squadra più debole del girone. Poi la gara in Ucraina è stata decisa da alcuni errori individuali in difesa».
Che rivalità c’era tra il suo Ajax e il Feyenoord?
«Amsterdam e Rotterdam sono distanti appena 35 chilometri, ma è la storia a dividere i due club e le due tifoserie. I loro ultrà spesso intonavano cori razzisti contro gli ebrei durante il Klassieker (è il nome dello scontro diretto tra Ajax e Feyenoord, ndr), perché l’Ajax era la squadra del ghetto. Non era mai una partita come le altre anche per questo e io non sarei mai andato a giocare con loro. Lo feci solo una volta, in un’amichevole a Milano. Si usava allora andare in prestito per qualche partita. Ma ero già a Napoli».
Lei peraltro era particolarmente sensibile a questi insulti?
«Mio padre Kuki è stato una delle grandi figure della resistenza olandese. Non solo, nella sua casa ha nascosto durante la perquisizione molti ebrei in fuga dai nazisti, rischiando egli stesso la vita. Io ho sempre provato a lasciare la politica e l’odio fuori dal calcio».
Le piace il Napoli che non dà spettacolo ma vince?
«Mi piace quando il Napoli vince anche se rispetto a un anno fa mi pare faccia più fatica. Livello del calcio italiano è sempre molto alto e le altre squadra sanno come riuscire a ridurre la forza del Napoli».
Può essere la stagione dello scudetto?
«Questo dipende da altro aspetto: la continuità. Il Feyenoord non è più forte dell’Ajax, per esempio, ma ha una capacità di fare sempre punti. Per questo ha vinto lo scorso campionato. Se prendi giocatori dell’Ajax e li metti a confronto con quelli del Feyenoord non riesci a spiegarti come sia possibile».
E il Napoli ce l’ha?
«Con la Spal poteva lasciare dei punti importanti e non lo ha fatto. Fino a qualche tempo fa non sarebbe andata così. Mi sembra squadra molto matura».
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