FIRENZE – Mani in alto e dinanzi a quella sagoma imponente, che sembra afferrare pure l’aria, val la pena di offrire le varie opportunità. E allora, Reina, la uno, la due o la tre? Ricapitolando: il rilancio collo-interno con il quale ha dato il via al gol dello 0-1, la parata in uscita su Borja Valero o quel miracolo sulla giocata di Pepito Rossi? Gli occhi son furbi e la personalità è rimarchevole: e allora, inutile girare intorno ai dettagli. « Perché quello che conta è il risultato: vince il Napoli non Reina. E siamo stati bravi a conquistare tre punti su un campo difficilissimo e contro una squadra anche molto forte. Non so quanti riusciranno a passare a Firenze: e stavolta lo abbiamo fatto in maniera diversa, privilegiando la fase difensiva».
La storia di una serata che pesa, e quanto, è in alcuni momenti-chiave nei quali Pepe Reina ci mette quella corazza o anche la testa o anche l’intelligenza e l’esperienza e però anche il talento: quando Borja Valero sta per calciare a botta sicura, lui chiude tutti gli angoli; e sulla rete di Callejon, governa il pallone e poi va a cercare Pandev per azionare la cosiddetta ripartenza; e infine, su Rossi….« Ho fatto quello che dovevo. E’ il premio per il lavoro che faccio con il mio preparatore, che è straordinario, e al servizio di un allenatore con il quale c’è sintonia assoluta».
VERDE, BIANCO E ROSSO – Dieci partite: siamo appena all’inizio, però certezze ce ne sono, e tante, e la prima è lì tra i pali, in quel pieno di muscoli e di personalità che serve per sostenere la squadra nei momenti topici. « Però è ancora presto per sbilanciarsi». E dunque, impossibile anche capire se si sia al cospetto di una fughina a tre: perché la Roma è là davanti e il Napoli e la Juventus si sono avvicinate nell’attesa del recupero. Comunque vada, è il successo di tre politiche tecnico-societarie che sta aprendo una voragine tra sé ed il resto d’Italia: « Però non è possibile sbilanciarsi. La Roma sta facendo benissimo, noi e la Juventus proviamo a resistere, ma restano altre ventotto partite e sono un’enormità. Ma la gara di Firenze ha detto tanto: intanto che siamo stati bravi a gestire la fase passiva, soffrendo il giusto, perché ai padroni di casa qualcosa devi concedere. Abbiamo lasciato il possesso palla ai viola, ci siamo coperti in maniera diligente. Non sempre è possibile fare la partita; però vincerla è importante».
PARTENZA LANCIATA – E Firenze ormai è un punticino che si smarrisce nell’archivio, un pericolo scampato, contro una squadra che gioca, che si impone per spregiudicatezza, che ha avuto qualche chanches, sventata da quel gigante che osserva con distacco le umane divagazioni dialettiche e lascia che tutto gli scivoli sulla pelle. « Il nostro merito è stato quello di lasciare poche conclusioni alla Fiorentina. Ma anche quella di capitalizzare le occasioni che ci sono capitate. Sono contentissimo per Mertens, ragazzo eccezionale che in allenamento è sempre tra i migliori e che meritava il gol: lo ha trovato anche bello, dunque. Però adesso dobbiamo metterci a pensare al Catania, pronti per ritrovare immediatamente la forma. Tante partite stancano. Ma noi stiamo bene, sta meglio anche Higuain, formidabile pure quando non segna. Visto che assist?».
Viste le parate di Reina: scusi, Pepe, la uno, la due o la tre? « Io penso alla vittoria: una bella dimostrazione di forza». Mani in alto…
fonte: Corriere dello Sport
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