Ai microfoni di Radio CRC, è intervenuto nel corso del programma Si Gonfia la Rete il cantautore Edoardo Bennato. Di seguito le dichiarazioni riportate dalla redazione di IamNaples.it: “Ho visto che allo stadio l’unica impronta sonora è “Oi vita, oi vita mia”: allora o la si canta o si fa qualcosa di simile. Nel mio brano scritto quindici anni fa ho cercato di mettere quegli ingredienti: l’urlo “Napoli, Napoli”, associandolo al ritmo sudamericano nel ricordo di Maradona, Careca ed altri. E’ venuta fuori questa cosa, e nel testo dico che la squadra si segue nel bene e nel male. Anche se oggi è cambiato tanto, il calcio fa tutto attraverso le forche caudine del business, quindi chi ha più soldi vince. Apprezzo molto quelli che restano attaccati alla maglia, qualcuno se lo può permettere come Totti o De Rossi. Nel Napoli qualcuno è rimasto bandiera, ma parliamo ormai di un calcio del passato. Noi tifosi sappiamo che il calciatore ed il suo entourage devono ottenere massimi risultati in tempi brevi: è un’industria. A Napoli abbiamo il nostro asso nella manica che è la collettività. Ogni partita è una festa, con tifosi che ci seguono da Melbourne, dagli Stati Uniti e da altre parti del mondo, ma il tifo calcistico trascende talvolta nelle invettive, nell’ odio, nella violenza, ed il messaggio di domani con la presenza dei bambini è forte”.
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