«No, non è sesto senso. La chiami fantasia: qui cerchiamo di trovare sempre qualcosa di nuovo». Così parlò Antonino Pulvirenti, patron di quel Catania ultra sudamericano, scopritore di talenti in campo e in panchina. Fu lui a volere Walter Mazzarri alla guida dell’Acireale. Lui a puntare su Diego Simeone lo scorso anno e oggi l’argentino guida l’Atletico Madrid in Liga e sempre lui, Pulvirenti, ha scelto il napoletano di Castelcisterna, l’ex «aeroplanino» Vincenzo Montella per la guida del suo Catania in stagione. Oggi al San Paolo? Sarà in tribuna con l’amico Gianni Marigliano, famoso sarto napoletano – ma tifoso azzurro – che ha vestito sportivi del calibro di Mancini ma anche lo sceicco al Mansour, proprietario del Manchester City. Pulvirenti ha scommesso un abito con Marigliano: «Vedremo chi pagherà».
Dove si deve confermare Montella a Catania o nel Napoli?
«Vincenzo ha un altro anno di contratto con noi e deve confermarsi a Catania».
Poi, tra un anno?
«Se fa bene, può crescere e far bene in una grande squadra. Anche il Napoli».
Ora lo può dire, il Napoli voleva Maxi Lopez?
«Qualcosa c’è stato. Una dichiesta d’informazioni, ma la trattativa non decollò. Maxi si sta confermando a Milano».
Lei ha detto che le piace Vargas?
«Calma, ho detto che poteva essere giocatore da Catania per inserirsi nel campionato italiano. Ma Vargas non è alla nostra portata. Napoli ha fatto un ottimo acquisto».
Si potrebbe fare uno scambio con Izco?
«Vedremo, sono discorsi da farsi a tempo debito. Izco ha fatto bene da noi: potrebbe stare anche nel Napoli».
E come vede il Napoli?
«Conosco bene Mazzarri, il Napoli farà una grande partita. Gioca a livelli importanti Champions, Coppa Italia e campionato. La storia della stanchezza… è relativa».
Vuol dire che Mazzarri esagera?
«No. Forse ha parlato di stanchezza mentale, ma vedrete che farà il Napoli in campo. Non ci sarà questo problema e devo dire: ahinoi».
Chi può pungere di più, Cavani, Lavezzi o Hamsik?
«Che le devo dire? Sono fenomeni, e poi ci sono gli altri: come Pandev, è tutto dire. Vinca il migliore».
Che cosa vuol dire?
«Che è difficile così gestire un ragazzo di 20 anni, si complica la gestione dell’uomo e del giocatore».
Invece qual è l’obiettivo?
«Vogliamo creare una mentalità, far crescere l’uomo con il giocatore, così si avvia a una carriera importante».
Mentalità?
«Sì, mentalità da Barcellona, i loro calciatori sono cresciuti umanamente. In campo sono tutti da Barcellona. Ora non tutti possiamo avere Messi, Iniesta, Puyol, ma possiamo creare una mentalità. Una crescita. Quella sì».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
P
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