A un certo punto Cesare Prandelli pronuncia la parola scudetto a pochi secondi di distanza dalla parola Napoli. E rispondendo a una precisa domanda: ovvero, quali le pretendenti alla vittoria del campionato?
«Il punto è tutto qui: non è possibile non credere in un progetto così entusiasmante come quello di Sarri dopo appena tre giornate e solo perché non è arrivata ancora una vittoria. Lo ripeto: il Napoli è allo stesso livello di Juventus, Inter, Milan e Roma nella lotta per lo scudetto».
Ecco, Cesare Prandelli, ct dell’Italia fino all’estate del 2014: quando giocava nella Juventus, il suo migliore amico era Gaetano Scirea. Si somigliavano, e Prandelli ha saputo conservare molto di quello che era. Lo sguardo, soprattutto, è identico, e anche il suo modo di parlare.
Come mai questa partenza stentata del Napoli?
«Ha cambiato. E non poco. Non sempre i cambiamenti sono indolori, spesso si paga il prezzo del doversi adattare ai nuovi metodi di lavoro, ai nuovi sistemi, alle nuove idee».
Sarri è già quasi sotto processo.
«Questo rischia di diventare un boomerang per l’ambiente: perché gli allenatori non sono impermeabili alle critiche e più finiscono sulla graticola e più assorbono le negatività di cui vengono circondate».
Quando si è alla guida di un gruppo è più difficile capire o farsi capire?
«Capirsi tra persone di buona volontà, non dovrebbe mai essere un problema. Farsi seguire è diverso, serve il carisma e i calciatori intuiscono subito se ce l’hai o no. E Sarri è uno che ce l’ha».
C’è anche un po’ di diffidenza nei confronti del tecnico?
«Ingiustificata. Sarri è solo uno che ha bisogno di tempo come ognuno di noi quando arriva in un posto nuovo. Semplice. Ha perfettamente ragione quando dice che chi sceglie uno come lui poi non deve avere fretta».
Capitato anche a lei?
«Come no? Verona e Venezia, alle mie prime esperienze. Dopo un mese tutti volevano la mia testa. Ma avevo dirigenti con molto in gamba: mi lasciarono in santa pace e alla fine festeggiammo la promozione in serie A».
Napoli non è proprio Venezia…
«E con questo? Il concetto vale a tutte le latitudini: De Laurentiis in questo momento mi sembra stia recitando la parte nel migliore dei modi. E il Napoli ne uscirà alla grande e sarà protagonista di questa stagione».
E con quale modulo?
«I moduli sono come le sabbie mobili, solo l’allenatore che giorno dopo giorno si confronta con i suoi giocatori può sapere quale è quello giusto. D’altronde il Napoli con Benitez ha fatto partite straordinarie e l’Empoli di Sarri ha fatto lo stesso con moduli differenti…».
Le piace Insigne nella sua nuova vita da trequartista?
«Lorenzo il calcio lo sente dentro, ha l’intuizione dell’ultimo passaggio. L’ho portato al Mondiali, è un attaccante che ama il gol e che vuole segnare il più possibile».
Dove può arrivare il Napoli visto a Empoli?
«Se io dico che il Napoli può vincere lo scudetto è proprio alla luce della prova di domenica: ci sono stati aspetti molto positivi e confortanti perché la squadra poteva soccombere invece è andata alla ricerca della riscossa ogni volta che è andata sotto».
Fonte: IlMattino.it
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