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Pioli: «De Laurentiis pensa a me? E’ un piacere»

«Non sono ipocrita, a volte alcune suggestioni possono essere determinanti»

Il presidente del Napoli De Laurentiis ha fatto capire che potrebbe essere lei il dopo Mazzarri. Certo aver battuto tutte quelle volte l’attuale tecnico azzurro…
«Voglio fare una premessa chiara. Io sono arrivato a Bologna perché sentivo che era nel mio futuro. E con il presidente rossoblù Albano Guaraldi sto passando mesi importantissimi e decisivi. Quindi prima di tutto massimo apprezzamento per un posto dove si lavora bene, anche grazie a questi dirigenti».
E poi…
«E poi come non penso al passato, non penso nemmeno al futuro. Sono concentrato sul presente. Non devo guardare al di là dei prossimi cinque mesi. Perché il lavoro per me e per il mio staff è troppo importante e ci assorbe davvero molto».
Sì, ma le parole «Non progetto ora il futuro. Io devo lavorare duro per 5 mesi e questo basta a me e al mio staff»di un presidente come quello del Napoli…
«Un professionista si sente gratificato se il suo lavoro è apprezzato anche fuori dall’ambito in cui opera. Fa parte del nostro ruolo. Mi piace che ci siano certi apprezzamenti. E’ ovvio…».
Il suo contratto scade nel 2014, ma si sa, in genere questo non è un problema. Poi ci sono certe situazioni. Appunto aver battuto così tante volte Mazzarri…
«Guardi, io non sono ipocrita e conosco come va questo mondo. Per cui so bene che a volte la storia dell’arrivo di un calciatore in una piazza avviene anche per una serie di circostanze, come quella di aver fatto gol in certe circostanze o con certe frequenze. Ripeto: conosco le regole del gioco, anche quelle della suggestione che in questo ambiente funzionano. Ma proprio perché non sono ipocrita, bisogna darmi retta davvero quando dico che penso solo al Bologna e al nostro sforzo di far bene. Anche il Bologna, come ho detto prima, è stato nel mio destino. E al destino e al Bologna voglio portare rispetto».
Fine d’anno così così. Ci saranno pure dei miglioramenti, ma da quando è tornata la difesa tipo avete ricominciato a prendere due gol a partita. Con Portanova, intendo…
«Vero, ai numeri faccio attenzione. Ma abbiamo anche segnato. Io distinguo due aspetti: risolvere i problemi di gioco e curare i dettagli. Noi abbiamo risolto alcuni problemi di gioco, ma dobbiamo essere consapevoli che per tutte le squadre che sono sotto il limite dei 21 punti, sarà fondamentale curare i dettagli. Bisogna essere ossessivi negli allenamenti. E siccome il campionato è molto livellato le squadre in lotta per non retrocedere possono andare a fare i punti ovunque. Purchè curino ossessivamente i dettagli. Cosa che noi dobbiamo fare sempre».
Rimpianto per la partenza così clamorosa di Belfodil che ora può andare alla Juve?
«Io non guardo al passato. Certo, le nostre valutazioni tecniche erano chiare e la società ne era a conoscenza. Ma ho Gabbiadini e Gilardino. E sono contenuto così».
Cosa chiede al mercato del Bologna?
«Anche in questo caso le valutazioni tecniche sono note in società. Io chiedo soprattutto di non lavorare più con una rosa di 32 calciatori. Non si «Non sono ipocrita So come vanno certe cose. A volte alcune suggestioni possono essere determinanti»può avere la stessa concentrazione in settimana da parte di chi è coinvolto  sempre e da parte di chi è un po’ più ai margini. Proprio per quel discorso sui dettagli è indispensabile essere un gruppo più compatto».
Faccio una domanda più diretta: un attaccante o due?
«Risposta altrettanto diretta: dipende da quanti giocatori potranno andar via».
Torniamo ai problemi… Gilardino ha segnato un gol in 12 gare…
«So che i gol e quindi i numeri per un attaccante sono molto. Ma il valore di Gilardino non si discute e poi ci sono le casualità. A Napoli a Gilardino è stato annullato un gol regolare e bellissimo. Al 42’ contro il Parma ha colpito un pallone che è stato respinto di petto da Pavarini. Fosse stato colpito peggio sarebbe stato gol. Sfortunato Gila, fortunato Pavarini. Con quei due gol avremmo parlato di rinascita di Gilardino…».
E quindi?
«Quindi dico che Gilardino farà la differenza da gennaio in poi e segnerà nelle gare decisive».
Lei fa molto riferimento ai numeri per definire un periodo, per analizzare una partita. Non le sembra così di far perdere quella capacità d’osservazione che le cifre non sono in grado di rappresentare?
«Sì, mi aiuto con i numeri. Ma attenzione: questi sono al servizio di una valutazione che è diretta, è basata sulle sensazioni di uno staff che ragiona da anni insieme. I numeri ti aiutano a formulare meglio un giudizio».
Spieghi meglio.
«Un esempio: alla fine di una gara feci una valutazione su Taider. Per me e il mio staff aveva perso molti palloni. E’ un giocatore che per il suo dinamismo è portato a deficit di lucidità. Poi abbiamo analizzato, come sempre, la partita. Il dato ci sorprese: su 75 palloni ne aveva persi solo 9: cifre da grande prestazione. Cosa ci aveva colpito: un’incertezza davanti l’area. Cosa se ne ricava? I numeri aiutano a precisare i giudizi, anche se a volte certi errori si pesano e non si contano. E quindi le cifre restano al servizio di una vautazione soggettiva».
Altri numeri: cosa c’è dietro la longevità dei Totti, Zanetti, Pirlo, Buffon, Toni?
«Lo stile di vita per qualcuno è un sacrificio per altri no. Quando col passare degli anni lo stile di vita diventa abitudine  abbiamo uno scarto: diventa una questione culturale. Questi atleti sono grandi da un punto di vista culturale».
Dov’è il calcio che le piace di più?
«In Germania. Stadi pieni, campi impeccabili, entusiasmo, soluzioni di gioco interessanti, giovani, campioni e squadre forti e belle da vedere come Il Bayern, il Borussia, lo Schalke 04».
Dove le piacerebbe allenare?
«In Germania c’è un clima bello e nuovo. Ma in un curriculum di un allenatore Liga e Premier League sono importanti…».
Cosa offre di nuovo il calcio a livello tattico?
«C’è tanta varietà, anche in Italia. Chi ha due punte, chi ne ha tre, chi lavora molto sugli esterni, chi ha quattro difensori, chi tre. Credo che in questi mesi la capacità di adattamento e di cambiare anche in gara sia il tratto distintivo».
Cosa la incuriosisce?
«La Champions League. Io sono convinto che la Juve abbia le carte in regola per andare avanti. Ma la Champions e la Bundesliga sono spettacoli da vedere».
Passiamo ad altro argomento. Nel suo periodo al Parma aveva come massimo dirigente Enrico Bondi. Dopo Parmalat, la sanità nel Lazio e la spending review, ora dovrà occuparsi del conflitto d’interesse in parlamento… Mica poco…
«Era il nostro referente in quel periodo. Una persona capace, in grado di maneggiare i problemi con competenza, saggezza, facendo le scelte giuste. Certo, la questione è delicata. Ma penso che potrà cavarsela bene. E’ uno dei pochi che può riuscirci».
Momento delicato in Italia. Lei vive a Parma dove il neo sindaco Federico Pizzarotti è espressione di una nuova e tormentata formazione. Che giudizio del suo operato?
«Non sono in grado di dare un giudizio puntuale su quello che sta facendo Pizzarotti, anche se i problemi di fronte sono enormi e non basta poco tempo per affrontarli. In generale possiamo dire che siamo arrivati ad un punto insostenibile, sia per quanto riguardo l’aspetto della partecipazione che per quello dell’efficienza. Gli errori del passato li stiamo pagando. Bisogna voltare pagina».
Siamo in un periodo in cui molti si schierano. Lei cosa farà?
«No… tranquilli. Non entrerò in politica. Ho delle idee, ma credo non importi tanto alla gente come si schiera o come si è schierato Stefano Pioli».

Fonte: Il Corriere dello Sport

La Redazione

M.V.

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