Sartoria Pier Paolo Marino, finissimo artigianato italiano. Il calcio è cucito su misura. E se pure l’abito non fa il monaco, non bisogna sbagliarlo. « Benitez deve mettersi il vestito adatto a Napoli. Spero indossi quello adatto ad una città e un ambiente particolare». Il tessuto, Marino lo valuta al tatto. E su Benitez ci va cauto. La qualità è evidente, e anche il taglio è di gran gusto. Eppure il dubbio gli rimane. « A pelle non mi sembra l’allenatore giusto».
Ci spieghi, Marino.
«E’ una sensazione, null’altro. Forse perché conosco Napoli. Ma sia chiaro: Benitez è un grande allenatore, di spessore internazionale. Ha vinto tutto e in diversi paesi. All’Inter l’impatto non fu però positivo».
I paragoni non lo spaventano: Rafa va dove gli altri hanno vinto. Mourinho aveva appena fatto il Triplete, Di Matteo aveva alzato la Champions, e a Napoli c’era Mazzarri…
«Raccoglie un’eredità pesante, Walter ha lasciato un’impronta forte. Benitez ha mostrato coraggio. La sua è una sfida importante, difficile. Gli auguro tanti successi».
S’aspettava l’addio di Mazzarri?
«Non mi ha sorpreso. Ha applicato la “regola Allodi”. Italo era un maestro e ce lo diceva sempre: “Scappate da dove avete lavorato bene, così ci potrete tornare”. Mazzarri aveva bisogno di nuovi stimoli. Anche a me è accaduto. Lasciai l’Udinese per venire a Napoli in C, e lo farei un milione di volte ancora. Allora furono in pochi a capirmi. Dovetti mostrare i muscoli. E’ stata una grande impresa».
«Ci può stare, tutto può accadere. A quelle cifre non si resiste. E poi c’è la clausola. Purtroppo il calcio italiano non se la passa un granchè bene. S’è fatta dura. Se Ibra lascia il Milan, e Eto’o va via dall’Inter, tutti i top player sono a rischio».
«Le bandiere non ci sono più. Juliano, Gigi Riva, storie di un altro calcio».
«Tutti accusavano Ferlaino d’essere il carceriere di Diego. Ma lui era il numero uno al mondo, lasciarlo andare era impensabile. Tra l’altro c’erano contratti differenti. Insomma, niente paragoni con Cavani».
«Torres non è più continuo. Io punterei su Van Persie. Lui sì che potrebbe sostituire Cavani. Ma anche Carlitos Tevez».
Tevez?
«Sì, Tevez, ce lo vedrei eccome. Forse perché da sempre mi ricorda il Pocho».
«No, no, solo un’impressione. Questione di movimenti, di meccanismi che chi fa calcio intuisce prima. So come va il nostro ambiente. Com’è il mercato».
«All’Inter, uno come il Pocho serve. Lì, poi, c’è Mazzarri ora. E Campagnaro. Che ha lo stesso procuratore di Lavezzi. Se metto insieme un po’ di indizi mi viene da pensare che il Pocho può andare a Milano. Non ne sarei meravigliato».
«Marek è un giocatore straordinario, unico. Se non vince il pallone d’oro devo pensare che hanno deciso di assegnarlo solo a Messi».
«Si chiude il cerchio. Hamsik è il calcio. Già da ragazzino era evidente avesse tutto del campione».
«Ma su di lui non ho tutti i meriti. Ho solo contribuito a coccolarlo un po’. Il merito è di Peppe Santoro e dei suoi procuratori. Insigne lo ricordo ragazzino in coppia con Ciano: attaccante che ha un gran sinistro, calcia come Calaiò».
«Quante critiche mi sono preso per lui. Dicevano che l’aveva pagato tanto e che non era da Napoli. C’avevo invece visto giusto».
«Lo riscatteremo. Abbiamo un diritto per la metà a 2,2 milioni. E’ nostra intenzione tenerlo a Bergamo».
«Giocatore e ragazzo speciale. Può arrivare lontano, è già da grande squadra. Del resto è nazionale. Ma non è l’unico forte che abbiamo».
«Consigli è un gran portiere. E’ sicuro e ha continuità di rendimento».
«Per me è ora tra i primi quattro d’Italia».
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