De Laurentiis, è stato un colpo di coda…
«Quando tu vedi che una manifestazione importante tra due club così importanti e tifoserie altrettanto importanti non viene gestita in maniera inappuntabile…».
Certo, però rinunciare alla premiazione…
«Quando ti rendi che ti stanno prendendo in giro; che sei venuto in Cina per una settimana, stravolgendo i tuoi piani, rivoltando le esigenze dell’allenatore e dei calciatori e la loro preparazione; e che ti stanno pure mollando due schiaffi…».
Era successo una sola volta, presidente, che una squadra non salisse sul palco…
«Diciamo che erano venute meno le condizioni per partecipare alla cerimonia. Diciamo che era diventato tutto irrazionale. Diciamo che in certe situazioni mutano pure gli atteggiamenti e che qualcuno – in quei frangenti – finisca per diventare un po’ spocchioso o atteggiarsi da prima donna…».
Sembra un riferimento chiaro alla Juventus…
«Assolutamente no, che sia chiaro: mai pensato di dar vita ad un gesto contro la Juventus, che è un club straordinario e con calciatori straordinari».
Esportavamo il calcio italiano all’estero…
«Resta l’amarezza di aver sprecato una enorme occasione. E il responsabile di tutto ciò è semplicemente colui il quale ha arbitrato».
«A proposito, nell’analisi mettiamoci anche la scelta di essersi affidati alla Rai senza obbligarla ad utilizzare la stessa tecnologia messa in campo da Sky. E così, chi è stato abituato a valutare attraverso riprese e replay quanto appena accaduto, stavolta deve rinunciarvi».
Non sembra arrabbiato, eppure è praticamente appena finita…
«Mio figlio Eduardo era nero, ancora poco fa; e subito dopo la partita, ovviamente, i giocatori non avevano voglia di parlare, tantomeno di scherzare. A me dopo dieci minuti passa, perché penso che le difficoltà vadano affrontate e semmai risolte».
La sua risposta alla sconfitta è stata…?
«Al sesto piano del Park Hyatt, che ci ha accolto in maniera perfetta e con un’organizzazione esemplare, c’è una discoteca: ho invitato i ragazzi, abbiamo aperto sette-nove bottiglie di champagne e li ho spinti a sorridere. Mi sono permesso di riconoscere un premio di 20 mila euro a testa e ho chiesto loro di dimenticare: fate conto che siamo andati a fare una scampagnata, volevamo arrivare al mare e siamo rimasti intrappolati otto ore nel traffico».
Eppure era stata una bella serata…
«Mi dica lei: io conosco Pandev e so che è una persona perbene ed educata, c’è un motivo per cui non dovrei credergli? Mi piacerebbe anche sapere se chi ha deciso di espellerlo abbia mai fatto un corso di lingua macedone: eventualmente fosse affermativa la risposta, sarebbe divertente sapere anche dove».
Al novantunesimo l’ira vi ha stravolto.
«Reazione ad una vicenda fastidiosa. Mi addolora che la prima partita della stagione sia stata affrontata – da chi ne ha il controllo – con piglio e severità scolastica. Caratteristica tipicamente italiana che mi spinge anche a pensare all’opportunità di invocare arbitri stranieri. E poi, un’altra cosa: ribadendo la fiducia in Pandev, ma il buon senso? Ricordo che una volta Totti disse tre volte vaffa al direttore di gara che, cogliendo con genialità la dinamica, preferì sorvolare. Capì che l’adrenalina al novantesimo determina reazioni diverse dal primo minuto».
La sconfitta cosa lascia dentro?
«Un’altra consapevolezza: quella che siamo al cospetto di enormi idiozie regolamentari, perché il Napoli dovrà andare a Palermo senza Pandev e senza Zuniga. Vorrei dire: ma la Lega siamo noi società e riusciamo persino a non saperci guidare da soli. Ma io l’anno prossimo ove mai dovessi conquistarne il diritto, non parteciperei alla Supercoppa. C’è più burocrazia tra di noi che al Politburo».
Si diceva: triste il finale…
«Ma guardi, la partita non meritava il terzo tempo, come sarebbe piacevole fare. Perché io sogno un calcio del genere, con chi applaude il vincitore e riceva i complimenti per la prestazione. Ma qui ci hanno spedito 7-8 giorni a Pechino, hanno rivoluzionato i nostri bilanci, perché organizzarla in Italia, lasciando che fossero magari la Fiat e la Filmauro a produrre l’evento, avrebbe consentito di incassare una decina di milioni di euro, invece che una manciata di yuan».
I cattivi pensieri non possono essere esagerazione emotiva?
«La dietrologia, se così vogliamo dire, comincia a prendere vita quando Zuniga, che subisce fallo, viene ammonito. E aggiungo a proposito di quella circostanza, perché ho bene in mente tutto, compreso quell’azione: pur mettendoci tutta la buona volontà, è chiaro che da quel momento in poi, visto ciò che poi succede, nei tifosi s’instilli il dubbio. E’ avvilente vedere che il festival dell’amicizia tra due club venga trasformato in una semina di sospetto e odio».
Ci sarà un aspetto positivo per il Napoli?
«Premessa: non lo dico perché siamo usciti sconfitti. Ma un trofeo organizzato in questa maniera non vale niente. Sono rimasto deluso dall’organizzazione calcistica cinese e non vi racconto poi la nostra Lega Calcio. Per arrivare allo stadio, c’è voluto un’ora e mezza d’auto e non c’era verso di sapere quale fosse l’ingresso. Io amo questo Paese, ma certe manifestazioni meritano altro».
Tra due settimane sarà campionato.
«E prima avremo l’amichevole con l’Olympiacos. Ecco, ho trovato un motivo per sorridere: l’assenza di Pandev consentirà ai nostri due giovani gioielli, Insigne e Vargas, di giocarsela tra di loro».
Non le è mai venuto il dubbio che il Napoli sia incorso in errore?
«Che un rigore possa essere discutibile accade spesso e non è grave; ma non si può assolutamente accettare il primo giallo a Zuniga. Io rappresento anche milioni di tifosi che hanno il diritto di essere tutelati. E le dirò di più: voglio esaminare in maniera scientifica le immagini televisive, semmai fosse possibile».
Per fortuna è Ferragosto….
«Chi deve riflettere avrà tempo e modo di farlo. La Lega, che pure abbiamo rifondato, vive ancora nella incapacità di rigenerarsi in modo efficiente e moderno. Io qui, per il tempo utilizzato, ci avrei fatto un film. Ci sono state sottratte energie e persino introiti garantiti: la Juve sarebbe dovuta andare negli Usa, ad esempio. Avessimo fatto andata e ritorno in Italia, sarebbe venuta fuori un’altra storia. L’ho detto tardi, ahimé, che bisognava starsene a casa nostra».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.F.
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