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Paolo Cannavaro: “L’arbitro? Mi auguro che non voglia fare il protagonista”

Il capitano azzurro: "L'uomo del match? Ho sensazioni positive per Pandev"

A 24 ore dal big-match del San Paolo tra gli azzurri e l’undici di Conte parla il capitano del Napoli Paolo Cannavaro sulla partita del San Paolo, su come la squadra la sta preparando e sulle sensazioni dell’arbitro di domani.

Cannavaro, e adesso?
«Ce la giochiamo, sapendo che sarà una sfida particolarissima. In pratica, non è cambiato niente».

Se non la classifica, in appena otto giorni: da meno due a meno sei.
«Ma può succedere, perché questo è il campionato più difficile del mondo, dove non esistono squadre materasso. Ci siamo bloccati con Sampdoria e Udinese, la fortuna non ci ha dato una mano: ma sarebbe un errore pensare che le potessimo vincere tutto. Faccio notare che non perdiamo da due mesi». 

Che partita sarà questa Napoli-Juventus?
«Maschia, vera, ricca di tensioni e, ovviamente, speriamo sia anche bella. Io ne sono convinto: si affrontano due squadre che hanno sempre cercato il risultato attraverso il gioco».

I favoriti sono i bianconeri… 

«Mi sembra giusto: sono i campioni d’Italia in carica, è la capolista del campionato, è la squadra che nell’ultimo biennio ha dimostrato di essere la più forte». 

E trovano un Napoli in affanno…
«Per due pareggi? Ma no: lunedì sera abbiamo dominato, con la Samp abbiamo faticato ma ci ha fermato un palo. Un periodo di appannamento può capitare a chiunque e noi abbiamo pagato eccessivamente certi episodi controversi: solo la Juventus sembra resistere sempre, al calo fisico e a quello psicologico. Sarà per questo che sono i più bravi».

Giudichi, da capitano onesto qual è, la sua squadra.
«Siamo secondi in classifica perché davanti a noi abbiamo trovato una autentica superpotenza. Abbiamo cinquantadue punti, in altri tempi saremmo primi: però quelli vanno a duemila all’ora e non ce n’è per nessuno».

Saranno imbattibili?
«Per fortuna, non esistono gli invincibili. Ma la Juventus sa come si vince spesso e quasi sempre. Ha la voglia di imporsi che nessun’altra squadra riesce a manifestare. Giocano bene e a memoria ma la differenza mi sembra la mentalità, la capacità di calarsi nel ruolo».

Possiamo consegnare lo scudetto, dunque?
«E’ vero però anche che la matematica dice tante cose: le partite sono parecchie, ci sarà la Champions, devono ancora superare lo scoglio san Paolo. Non consegno un bel nulla e non solo per questioni aritmetiche».

Come si riesce a sopraffare un’antagonista del genere?
«Semplice: con la partita perfetta da parte nostra e qualche imperfezione da parte loro. Finora avete visto, complessivamente, un grande Napoli. Venerdì sera dovremo essere grandissimi. E loro dovranno limitarsi ad essere semplicemente grandi». 

Cosa significa per un napoletano la Juventus?
«Immagino varie ragioni. La prima: è antipatica – e ci metta le virgolette, per favore – visto che è quella che vince sempre. La seconda: ha tifosi in tutti il mondo e anche a Napoli e questo va contro i miei principi sportivi, perché ritengo che ognuno debba tifare per la propria squadra. E poi storicamente sono odiati – sottolinei sportivamente – per questioni che mi sfuggono».

Marchisio non vi ha in simpatia.
«E lui si è mai chiesto a quanti stanno simpatici? Io spero di stargli sullo stomaco, venerdì notte. Più gli dò fastidio come Napoli, più son contento». 

Cavani non ha la simpatia della sorte, in questo momento,
«E chi si preoccupa? A lui per sbloccarsi basta un secondo o anche una gara come quella che sta per arrivare. Ha segnato talmente tanto, che un po’ deve anche statisticamente riposarsi. E poi gli manca soltanto il gol, perché in campo lo sentiamo sempre».

Tolga un calciatore alla Juventus.
«Buffon, senza alcun dubbio. Perché quando ti sei inventato un’azione per superare la loro organizzazione, hai sempre quel mostro in porta da battere. Il più forte portiere di tutti i tempi, e lo dico con rispetto assoluto per i tanti altri che pure potrebbero essere ritenuti tale. Un ragazzo straordinario anche dal punto di vista umano. Un fuoriclasse nel suo genere». 

E un suo ex compagno di squadra.
«Al quale mi lega un particolare curioso: la mia prima notte di ritiro in serie A con il Parma l’ho divisa nella sua camera. Ricordo che eravamo a Reggio Calabria e quando ci sistemarono non ci credevo: lui era già Buffon, si vedeva e se ne parlava; io cominciavo in quel momento».

Alla Juventus – e a Buffon – ha fatto un gol capolavoro in rovesciata.
«Indimenticabile e irripetibile. M’è uscita».

Torniamo al Napoli: un aggettivo per definirvi.

«Impressionanti: come il nostro cammino da quando qui è arrivato Mazzarri. Giova ricordare: due qualificazioni in Europa League, una in Champions, il successo in coppa Italia e un ruolo sempre tra le grandi del campionato. Siamo diventati una realtà, una squadra da battere. Peccato che alla fine sia sempre una sola che debba vincere….».

E’ passato da qui anche Maradona…
«Che manda in fibrillazione, com’è giusto che sia, un’intera città. Ma noi non ci siamo distratti. Noi restiamo isolati in noi stessi. La testa alla partita».

Ma anche alla Lazio, al Milan?
«Guardarsi alle spalle conviene. Il Milan lo davano morto e vedete un po’ cosa sta combinando. La stagione è aperta, i giochi non sono ancora fatti. C’è da divertirsi». 

Voi non avrete più impegni infrasettimanali.
«E questo è un vantaggio non irrilevante, perché possiamo allenarci attraverso il programma-tipo. Mentre l’Europa consuma, ti costringe a spostarti, a sedute diverse». 

 

Messaggio dal capitano all’arbitro.
«Non ne parlo mai, non amo farlo, ma messa così va bene: io spero che chiunque diriga non voglia essere protagonista, com’è purtroppo accaduto ad agosto a Pechino. Ci stanno gli errori, che in un anno in genere si pareggiano o si compensano, ma il ruolo dei protagonisti è dei calciatori, degli allenatori».

Scelga l’uomo del match.
«Avverto sensazioni positive per Pandev. Lo sento pronto ad esprimere tutto il suo talento, come già fatto nella sfida della passata stagione».

Il settore della Juventus che le piace di più?
«Ha un centrocampo fenomenale, penso che la differenza la facciano là in mezzo con quei calciatori. Ma il Napoli non ha assolutamente paura».

Non fa pronostici, ma come la sta vivendo…?
«Comincia a salire la pressione…..Ma devo staccare, perché all’Olimpico di Roma, contro la Lazio, sono arrivato eccessivamente carico e non è andata granché bene. Io in genere sono tranquillo, non vivo d’ansia: ma quella sera fu strana e particolare».

Ha rimosso quel mese terribile tra dicembre e gennaio?
«Ho smesso di pensarci, sì. Di quel periodo ricordo solo il mio ruolo da spettatore tra i tifosi: una bella pagina in un momento di autentica difficoltà».

Quanto le costa questa partita?
«Non ho fatto il calcolo ma qualche migliaio di euro…Ho avuto talmente tante richieste che ho dovuto cambiare il numero di cellulare».

La più bella le è arrivata dalle sue nipoti.
«Le figlie di mia sorella, alle quali ho chiesto se volevano venire, perché loro sono sostenitrici autentiche: m’hanno ringraziato ma mi hanno chiesto di lasciarle scegliere in libertà e hanno comprato i biglietti per le curve: devono soffrire da lì».

La famiglia sarà al completo.
«Tranne Fabio che sta a Dubai. Poi tutti a Fuorigrotta; papà, mamma, mia moglie. I bambini non so…».

L’effetto san Paolo: rischio pressione? 

«Penso inesistente. Noi siamo abituati a gestire certe gare e certe situazioni. E il nostro stadio, in Champions, ha rappresentato una forza. La Juventus convive da sempre in ambienti particolarmente affollati: riempiono il loro Olimpico, riempiono gli impianti in cui giocano». 

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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