L’ex azzurro Goran Pandev, ora in forza al Galatasaray, ha rilasciato un’intervista a Il Mattino:
«Una stagione difficile,nata male. Con Prandelli in panchina s’è cercato di iniziare un progetto poi i risultati non sono stati all’altezza della situazione e così le ambizioni sono cambiate. Ora ci siamo ripresi e io gioco più spesso».
Un bel pezzo di Napoli le è rimasto dentro.
«Ho fatto piazzare la parabola sul tetto, vedo tutto il campionato italiano. Precedenza assoluta agli azzurri, quando giocano e sono a casa cerco di non perdermi alcuna partita».
Benitez a parte, su cui il discorso non scivola mai, come sono i rapporti con il gruppo?
«Eccellenti. Sento spesso molti dei miei ex compagni. Albiol,Higuain e Mesto più di tutti. Ci siamo parlati al telefono l’ultima volta tre settimane fa, dopo la vittoria in Supercoppa».
Quella Supercoppa che a Pechino le rimase in gola.
«Feci gol, poi venni espulso, lasciamo perdere … Aver vinto ancora contro la Juventus e questa volta ai calci di rigore, è stata una bella soddisfazione per tutti. Me compreso».
Insomma il feeling con Napoli è rimasto.
«Ho sempre detto che quella è stata la scelta giusta nel momento giusto. Avevo bisogno di tifosi che mi facessero sentire di nuovo importante e Napoli per me è stato tutto questo».
Lei è uno specialista della coppa Italia.
«Sì perché ne ho vinte tante. È un trofeo che a parole tutti snobbano ma che sotto sotto nessuno vuole perdere. Nona caso in semifinale nelle ultime edizioni sono arrivate sempre le prime tre – quattro formazioni del campionato. È importante, ti permette di giocare la Supercoppa che è un’altra manifestazione di notevole interesse ed è soprattutto un modo per misurarsi con le altre big in partite secche. Ha il fascino di tutte le partite di Coppa e in Italia non è apprezzata come invece lo sono le coppe nazionali all’estero».
Un flashback di quando metteste sotto la Juve.
«Coppa o coppetta, eravamo noi contro di loro e nelle migliori formazioni possibili. I ventimila napoletani all’Olimpico, la festa negli spogliatoio e l’accoglienza a Napoli sono cose che non si dimenticheranno mai».
Il Napoli l’ha rivinta a maggio e stasera torna in campo da detentore del titolo.
«Fa bene a onorarla. Proprio perché alla fine della manifestazione si concentrano tutte le squadre più forti,non è giusto snobbarla. Io proverei ad andare fino in fondo».
L’Udinese stasera al San Paolo e, in caso di vittoria, anche la sfida dei quarti di finale a Fuorigrotta.
«Appunto,non è un cammino in discesa ma nemmeno in salita. Gli avversari sono tutti alla portata, le prime due della classe stanno dall’altra parte del tabellone».
Contro i friulani ci sarà turnover, è inevitabile.
«D’accordo ma questo non significa rinunciare alla Coppa. Il principio della rotazione va sempre bene quando si alternano le gare della domenica con quelle infrasettimanali, mi pare che la rosa sia sufficientemente competitiva per poter puntare a tutti i traguardi».
Anche perché i risultati hanno fatto accantonare il discorso scudetto.
«Però c’è un terzo posto da conquistare e tutti ne conosciamo l’importanza. E si potrebbe fare ancora uno sforzo per arrivare secondi».
A questo punto l’Europa League potrebbe diventare l’obiettivo numero uno di questa stagione?
«Perché no. La squadra sembra costruita apposta per le sfide internazionali, in campo europeo ha sempre fatto bene e negli anni ha maturato una discreta esperienza. Mettere nel mirino l’Europa non equivale ad accantonare tutto il resto, il Napoli non può permettersi il lusso di fare una scelta del genere».
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