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Osti: “La B vetrina di giovani talenti. Il Napoli deve ringraziare Zeman per Insigne”

"Al Siena con questa dirigenza non ci tornerei mai"

Stefano Osti ci racconta una lunga carriera nel mondo del calcio, l’ex dirigente del Siena ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Casoriadue:

Per iniziare, le chiedo di parlarmi del suo curriculum così per conoscerla meglio.

“Ho iniziato giovanissimo, precisamente all’età di diciassette anni, quando nel settore giovanile del Grosseto fui scelto dall’allora segretario generale Sergio Canuti per sostituire una persona all’interno della segreteria. Avevo passato l’età per giocare negli allievi e lui ebbe questa intuizione. Così ebbe inizio la mia carriera! Sono stato lì fino al ’79, poi dal 1980 al 1987 sono stato al Siena tra C1 e C2. Negli anni successivi ho viaggiato molto: ricordo le esperienze a Sorrento, a Bologna con l’ottavo posto in classifica che consentiva all’epoca l’accesso alla Coppa Uefa, poi a Modena e a Terni. Successivamente, un ritorno straordinario a Grosseto e poi un altro ancora a Siena nel 2003, dove rimasi a lavorare fino al 2012: in quell’anno ho abbandonato volontariamente per divergenze con membri della società”.

Adesso di cosa si occupa?

“Attualmente ho deciso di prendermi un anno sabbatico, sia per riposarmi perché questo lavoro richiede molto impegno e io l’ho svolto per circa trent’anni di fila, sia per questioni familiari che hanno richiesto attenzioni più importanti tali da allontanarmi dal calcio. Ho anche rifiutato alcune proposte di lavoro proprio per sistemare il tutto, ma entro primavera dell’anno prossimo credo che potrò rientrare. Il calcio fa parte della mia vita e non è possibile abbandonarlo!”.

Al rientro, vorrebbe mantenere la sua carica o cambiarla? Ha preferenze anche per le società in cui lavorare?

“Mi piacerebbe avere sempre lo stesso incarico, non mi piace intraprenderne un altro completamente diverso come invece molti altri fanno nel mondo dello sport. Per quanto riguarda le società a me va bene tutto, non guardo la categoria. Basta che ci sia un progetto davvero importante e che mi stimola”.

Un suo ritorno al Siena è possibile?

“Assolutamente no con questa dirigenza! Ci sono persone all’interno della società che non fanno al mio caso e che non rientrano nel mio modo di vedere le cose. Con la città e l’ambiente sportivo della stessa ho un ottimo rapporto però, ci tornerei volentieri e nulla è da escludere, a patto che non ci siano le persone con cui sono in contrasto!”.

C’è qualche episodio che porta più di tutti nel cuore?

“Ce ne sono un paio. Innanzitutto l’inizio, quando ho preso consapevolezza che questo sarebbe stato il mio lavoro. Poi, nel ’95 sempre con il Grosseto, quando fui chiamato dal sindaco per evitare alla squadra il fallimento: essendo originario di quella città, per me fu un compito di grande onore e fu una grande soddisfazione riuscirci insieme ad altri grandi colleghi conterranei. Come dimenticare poi gli anni delle nove salvezze di fila, dal 2003 al 2012, coi bianconeri di Siena, giocandocela nei più grandi stadi d’Italia con le formazioni più forti! Bellissima emozione!”.

Lei è legato molto a Siena, ma c’è un’altra città che l’ha affascinata sia per bellezza che per passione calcistica?

“L’altro posto che mi ha colpito è Sorrento. Lì, oltre ad aver visto un luogo fantastico, ho incontrato persone splendide che sento ancora! La gente lì mi ha fatto sentire bene, accogliendomi come uno di famiglia.”

C’è qualche ex collega o ex calciatori in particolare con cui ha rapporti molto stretti?

“Ho stretto grandissima amicizia con alcuni giocatori del vecchio Bologna di Maifredi: Eraldo Pecci, Renato Villa, Marco de Marchi, Paolo Stringara. Un gruppo di ragazzi semplici che ho davvero apprezzato. A quei tempi, il calcio era un ambiente davvero diverso da quello di oggi dove i giocatori stringono meno amicizie e pensano più ai soldi, o dove fanno parlare di sé per altre questioni non inerenti allo sport. Comunque io con quegli ex calciatori, che ora hanno altri impieghi, mi sento ancora e ci scambiamo informazioni o opinioni”.

C’è qualche rimpianto che si porta dentro?

“Non c’è mai la controprova che se si fosse fatta una scelta al posto di un’altra le cose nella tua vita sarebbero andate in maniera diversa. Per questo io non ho alcun rimpianto, ma sono fiero del mio percorso. Forse un rammarico c’è, ma non mi riguarda in maniera diretta: mi dispiacque quando il presidente Corioni cedette il Bologna nel ’91 per acquistare il Brescia, squadra della sua città d’origine. I rossoblù poi fallirono e quello fu un dolore per me!”.

Il calcio italiano ultimamente si fa sentire purtroppo più per le vicende giuridiche. Cosa ne pensa?

“Col Siena le ho vissute direttamente, quando venimmo anche penalizzati per la vicenda delle intercettazioni fra Carobbio e Gervasoni. Le cose ultimamente non sono cambiate, sui giornali si sentono sempre le stesse cose, stessi processi, nuove persone coinvolte. Anche se devo purtroppo aggiungere che quando le vicende colpiscono altre società più importanti le cose cambiano decisamente … I tempi della giustizia civile e penale sono lunghi rispetto a quella sportiva che, a volte per rispettare i tempi del calcio e dei suoi meccanismi, affretta i giudizi commettendo alcuni errori. Io spero che tutte le procure facciano al meglio il loro lavoro e che lo sport non venga ammazzato da queste notizie ma continui ad essere un momento di festa per tutti”.

In questi anni, grazie anche ai suoi trascorsi, ha visto più peggioramenti o miglioramenti nel calcio?

“Non posso dirlo con certezza. Certo è che le squadre, anche per la crisi economica, hanno investito molto di più sui giovani talenti del nostro Paese. Prima c’era una massiccia ricerca di stranieri che garantivano più ingressi per l’immagine che a livello competitivo. Ora si punta molto sugli emergenti italiani e la serie cadetta, grazie anche al lavoro del presidente Andrea Abodi, è diventata una vera vetrina di piccoli campioni. Ad esempio, il Napoli deve ringraziare Zeman per aver lanciato Insigne nel Pescara e averlo reso quel che è oggi! La Nazionale Under 21 di Luigi Di Biagio pesca il 75% dei suoi elementi in B. forse la Lega Pro sta perdendo un po’ quest’occasione …”.

In chiusura, un aneddoto speciale che vuole condividere con noi di Casoriadue.

“Il ricordo degli ex presidenti del Siena Danilo Nannini, padre della famosa cantante Gianna, e Paolo De Luca. Il primo riuscì a tenere la squadra nonostante ci fossero pochissimi soldi e a vincere un campionato inaspettatamente, visto che l’anno precedente si era sull’orlo del fallimento; il secondo riuscì a creare una seconda famiglia grazie al club: un’armonia irripetibile e che non ho mai visto altrove!”.

Fonte: Luigi Ippolito per Casoriadue

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