Carlos Salvador Bilardo, detto il Dottore perché laureato in medicina o il Narigon per il suo nasone, conosce bene Napoli e la sua passione per il calcio. Da ct dell’Argentina veniva spesso al San Paolo per vedere le partite della squadra di Maradona e adesso, da responsabile delle nazionali, vorrebbe nuovamente portare a Fuorigrotta la Seleccion, quella in cui giocano Lavezzi, Campagnaro e Fernandez, i tre argentini di Mazzarri. Del passato e del futuro, del Napoli come dell’Argentina, Bilardo parla in questa intervista al Mattino.
Dottor Bilardo, perché una grande squadra come l’Argentina ha vinto soltanto due Mondiali, nel ’78 con Menotti e nell’86 con lei?
«Perché è molto difficile vincere la Coppa del mondo. Alle principali squadre da sempre candidate si sono aggiunte la Spagna, che ha vinto l’ultimo Mondiale, e l’Olanda, arrivata seconda in Sudafrica. Inoltre, c’è stata la crescita delle nazionali africane e asiatiche. Ricordo quando ai Mondiali del ’90 ci toccò il Camerun. Molti non mi diedero retta quando dissi che dovevamo preoccuparci: perdemmo».
Come ricorda la straordinaria esperienza dell’86 in Messico?
«La preparazione al Mondiale era stata molto difficile, perfino a mia figlia Daniela dicevano di tutto… Vi fu una durissima campagna di stampa, con il giornale Clarin in testa: offese continue e perfino il governo era contro. Pochi giornali ci appoggiavano e in federazione soltanto Julio Grondona lo faceva apertamente».
Quanto fu un importante il genio di Maradona per quella Coppa?
«Era già un uomo chiave della Seleccion, però l’intera squadra rese al massimo».
Il Napoli è nuovamente tornato ai vertici: può ripetere il glorioso ciclo di Diego?
«Non sarà facile però la possibilità esiste: bisogna recuperare il vantaggio concesso al Milan in questi anni. Il Napoli può tornare ad essere una realtà vincente nel calcio italiano ed europeo: manca ancora qualcosa ma è sulla strada buona».
Qual è il suo ricordo degli anni ’80 a Napoli?
«Ricordo tutto molto bene. Era una pazzia quando giocava Maradona. Molte sono stato a Napoli e ricordo con piacere Luciano Moggi, un cavaliere».
La stella del nuovo Napoli è un altro argentino, Lavezzi.
«Un grande giocatore. Un attaccante con una buona percentuale di realizzazione, importante per l’Argentina e per il Napoli. È arrivato giovanissimo in Italia dopo aver vinto con il San Lorenzo il titolo in Argentina».
Ci sono altri due nazionali argentini nel Napoli, Fernandez e Campagnaro.
«Fernandez lo conosco dai tempi dell’Estudiantes: marca bene ed è bravo nel gioco aereo. Campagnaro è un buon difensore: di lui mi ha parlato Miguel Angel Lemme, che lo ha avuto nel Deportivo Moron».
Ci sono altri due attaccanti sudamericani nel Napoli, Cavani e Vargas.
«Cavani segna tanto, è forte e si muove bene: ha ottenuto con l’Uruguay risultati importanti, dal quarto posto ai Mondiali al successo in Coppa America. Vargas è un buon giocatore, una grande promessa del Cile e adesso del Napoli».
Prima dei Mondiali ’86 l’Argentina giocò contro il Napoli un’amichevole portafortuna al San Paolo: si potrebbe ripetere?
«Sarebbe bellissimo tornare a giocare a Napoli, certamente se ne può parlare».
Quali sono le squadre migliori al mondo?
«Barcellona, Real Madrid, Milan. Ma è cresciuto il livello e tutti gli avversari sono difficili: il discorso riguarda anche le nazionali».
Ha la supervisione delle nazionali argentine: le manca la panchina?
«Sto bene per ora».
Lei è stato il ct di Maradona nell’86, lo ha voluto come allenatore della Seleccion nel 2008 e dopo il flop ai Mondiali 2010 vi siete allontanati: che rapporto c’è adesso?
«Il rapporto è rotto».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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