Niente basket al Palabarbuto per l’inagibilità dell’impianto, Il tutto mentre le rovine del Mario Argento sono ormai archeologia industriale. L’impiantistica sportiva a Napoli è al capolinea. L’ultima pietra dello scandalo è la struttura dove la Napoli dei canestri ha vissuto le sue stagioni più esaltanti, con semifinale scudetto, conquista della Coppa Italia, partecipazione all’Eurolega battendo il favoloso Barcellona di Navarro. E quando si parla di quel Napoli Basket straordinario, si parla di Mimmo Morena, capitano storico e giocatore tra i più amati della pallacanestro napoletana. Oggi 46enne, vive a Ostuni da tempo dove ha appena chiuso la carriera, ma il suo cuore è sempre a Napoli.
E l’ex giocatore simbolo del basket partenopeo è furioso per ciò che sta accadendo nella sua città. Morena, siamo alle solite riguardo gli impianti? Il Palabarbuto è off limits. «Non poter avere il Palabarbuto a disposizione è un handicap enorme per il basket napoletano, visto che non ci sono altre strutture degne del nome palasport. Siamo da anni in cerca di chi, seriamente, possa riportare la pallacanestro ad un certo livello. Ci sono stati fallimenti a ripetizione, ma ora con il presidente Ruggiero e il Cuore Napoli Basket abbiamo trovato le persone e il club giusto per rinverdire quel passato stupendo. Ma dobbiamo dargli una casa, altrimenti l’impresa diventa impossibile. Non poter giocare sul proprio parquet la prima partita in casa è già stata una grande delusione».
Un problema che si riverbera sui vivai, sulla partecipazione dei giovani napoletani all’impresa basket? «Napoli nel tempo ha perso l’identità del basket di vertice, rispetto ai nostri giovani. Quando giocava la nostra meravigliosa Carpisa, i ragazzi dei vivai, i praticanti, costituivano la maggioranza del pubblico. Si identificavano negli eroi in maglia azzurra, avevano i nostri poster nelle stanze. E i centri di minibasket, le leve nelle scuole, facevano numeri enormi. Ovunque si parlava di pallacanestro, anche nei bar. Per vedere le nostre partite c’era la fila alle prevendite. E a volte una fetta di pubblico restava addirittura fuori, perché non c’era più posto. In alcune gare c’erano 5500 persone dentro e 2000 all’esterno. Purtroppo tutto ciò fa parte del passato. Ma bisogna ripartire. E il modo migliore non è certo quello di togliere il campo di casa alla squadra e alla società che sogna una Napoli del basket come la nostra, ovvero competitiva ai massimi livelli. E che vuole riavvicinare i nostri ragazzi, i nostri figli, alla pallacanestro».
Di fronte poi c’è l’immagine dolorosa del Palargento, l’ex tempio del basket napoletano sventrato. «Ripenso ancora a quel servizio di Striscia la notizia del 2005, quando il Gabibbo, accompagnato dal sottoscritto, andò sulle rovine del Mario Argento per raccontare quello scempio. Ebbene dopo quasi 12 anni non è cambiato nulla. Il Palabarbuto in realtà è un prefabbricato e fu costruito proprio in attesa della ricostruzione del Palargento. Oggi sembra una barzelletta, ma è la verità».
Tornando all’attualità, ora c’è da sperare che i lavori per rendere agibile il Palabarbuto vengano effettivamente svolti in tempi rapidi, ovvero i dieci giorni citati dall’assessore allo Sport, Ciro Borriello. «Io devo crederci, anche per tutte le realtà che usufruiscono di quell’impianto e che vanno a coasttuire il basket di base. In particolare però sarebbe un’altra beffa per il Cuore Napoli Basket, il cui presidente Ruggiero vorrebbe evitare di emigrare altrove per giocare i match casalinghi. L’ultima impresa per provare a riportare il basket in alto parte con l’handicap. Eppure sul campo tutto funziona, la squadra all’esordio ha vinto e convinto. Tengo molto a questa nuova realtà cestistica, sono una delle prime persone contattate dal presidente per dare un contributo, e mi rendo conto di quanto sia difficile perdere la pazienza. Questi lavori che si facciano, subito, seriamente. Da domani il Palabarbuto dovrebbe essere un cantiere con gente impegnata a rispettare le scadenze. Sarà cosi? O ci sarà un’altra mortificazione dello sport? E non si dica che non ci sono soldi. In ogni paese veramente civile, lo sport è prioritario».
fonte: ilmattino
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