L’ex allenatore del Napoli, Walter Mazzarri, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport nella quale ha affrontato diversi temi. Non è mancata qualche parole circa la sua esperienza napoletana:
Pandev due giorni fa ha detto che Benitez ha smontato il gruppo vincente costruito da Mazzarri. Ha sorriso quando ha letto questa frase?
«Ogni riconoscimento al mio lavoro è bello, soprattutto se arriva dai calciatori. Pandev veniva dall’Inter del triplete e nel nostro gruppo si è trovato bene. Non può essere un caso… Le sue parole mi hanno fatto piacere».
Quante volte in passato ha chiesto ai suoi dirigenti di acquistare Osvaldo?
«Osvaldo è un giocatore che ho sempre voluto perché come caratteristiche mi piace molto. Con il Napoli tutti gli anni abbiamo pensato a lui, ma non c’è mai stata la possibilità di averlo».
Ha più parlato con De Laurentiis dopo il suo addio al Napoli?
«Non c’è stata più l’occasione di rivedersi o risentirsi».
Se lo incontrerà prima di Inter-Napoli lo saluterà e gli stringerà la mano?
«Perché non dovrei? Sarebbe assurdo non salutare un presidente con cui abbiamo vissuto quattro anni di successi insieme. Con noi il Napoli è diventato grande».
Adesso che il Napoli è uscito dalla Champions League nei play off contro l’Athletic Bilbao, il lavoro di Mazzarri a Napoli sarà più apprezzato?
«Abbiamo centrato due anni la Champions e la prima stagione abbiamo affrontato la Coppa con quasi tutti giocatori esordienti. Nonostante questo siamo stati eliminati, in maniera rocambolesca e ai supplementari, dal Chelsea che poi si è laureato campione d’Europa».
Dopo quattordici mesi alla Pinetina, quanto si sente interista?
«Tanto perché ho conosciuto l’ambiente e i colori nerazzurri mi sono entrati nel cuore. Sarò il tredicesimo uomo in campo, dopo i tifosi».
Molti suoi detrattori dicono che Mazzarri è un allenatore che non ama lavorare con i giovani. Cosa risponde?
«Mi arrabbio sempre quando nel mondo del calcio viene stravolta la realtà con affermazioni come questa. La mia storia di allenatore testimonia l’opposto e sono sempre stato considerato un tecnico che migliora i giovani perché sono partito dal settore giovanile e perché credo di saper insegnare calcio. Alla Reggina ho fatto esordire una quindicina di ragazzi, ma anche alla Sampdoria e al Napoli ho lanciato o ho valorizzato elementi che in A non avevano mai fatto mai bene come con me».
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