Giovanni Martusciello, 50 presenze e 6 gol in Serie A e attuale assistente tecnico di Maurizio Sarri, allenatore dell’Empoli, è intervenuto ai microfoni di “Ma tu che ne sAi”, trasmissione condotta da Simone Dell’Unto e Davide Garofalo in onda sulla web radio www.ryar.net. Nel corso del suo intervento, l’ex numero 10 degli azzurri toscani ha fornito un’analisi dei talenti messi in mostra nel corso della stagione. Tra questi, il portiere Lugi Sepe, nato a Torre del Greco, classe 1991, in prestito dal Napoli. Secondo Martusciello l’estremo difensore ha tutte le carte in regola per sostenere la pressione del San Paolo: «Sepe ha carisma, sfrontatezza e personalità. Nel corso della stagione ogniqualvolta ha avuto delle difficoltà è riuscito a non perdersi d’animo, farsi scivolare tutto addosso e reagire. È un ragazzo molto intelligente, sa bene che deve ancora migliorare ma ha sicuramente quelle doti caratteriali tipiche dei grandi numeri uno».
Sempre dal calcio campano arriva l’altra grande sorpresa dell’Empoli, Daniele Croce, classe 1982, prelevato dal Sorrento e diventato in breve tempo uno dei pilastri della linea mediana di Sarri. Per Giovanni Martusciello, nonostante il suo tardivo approdo in Serie A, può ancora ambire a traguardi importanti: «questa seconda fase della carriera di Croce è tutta in crescendo. Ha talento, tecnica, esperienza e imprevedibilità, è formidabile nell’uno contro uno e, pur nascendo come esterno d’attacco, ha saputo adattarsi al ruolo di interno di centrocampo mettendo in mostra doti fisiche di assoluto rispetto».
Si conferma, dunque, il legame tra Empoli e Napoli. Un gemellaggio calcistico celebrato sul campo direttamente dai suoi protagonisti. Dalla fine degli anni ’90 ad oggi sono numerosi i talenti cresciuti all’ombra del Maschio Angioino e sbocciati nella città toscana. Allo stesso Martusciello, nativo di Ischia, si aggiungono anche Carmine Esposito, Pietro Fusco, Raffaele Ametrano, Vincenzo Montella, Antonio Di Natale, Francesco Lodi, Antonio Buscè e, ultimi in ordine di tempo, Luigi Sepe e Francesco Tavano. Proprio Giovanni Martusciello prova a spiegare questa particolare chimica: «l’unica ragione è che probabilmente il modo di vivere in toscano si avvicina molto a quello campano. Qui infatti si possono trovare persone semplici e un ambiente tranquillo ed equilibrato, elementi decisivi per creare una situazione magica. E poi, ovviamente, l’innata furbizia di noi meridionali qui fa la differenza».
Sulla possibilità di tornare a casa, magari sedendo sulla panchina del Napoli, Giovanni Martusciello è più evasivo: «queste cose sono come i gol, se devono venire, alla fine vengono. Io sono uno che ha sempre compiuto passi da formica per arrivare dove mi trovo adesso e non ho mai fatto passi più lunghi della gamba. Da quando ho conosciuto Sarri ho imparato tante cose e tante ancora ne devo imparare. Oggi ho la fortuna di lavorare in un ambiente sano, di avere una società che crede fermamente in me e investe sui giovani. Per il domani io non metto paletti a nulla, certo, l’ambizione è un tratto comune dell’essere umano».
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