ROMA – « Sempre con il Napoli». Roma, Hotel Eden, interno giorno: la dolce vita di via Veneto è a due passi, le cattedrali dello shopping pure e sembra quasi un sacrilegio entrare nella hall senza stringere tra le mani una di quelle buste che fanno chic da sole, prima ancora di averlo indossato, il made in Italy. Si compra italiano ma si parla inglese: è l’ora del tè, qualcuno si accomoda al lounge bar, sceglie la bustina dell’aroma preferito e assaggia i pasticcini. Non è ancora l’ora dell’aperitivo, forse per qualcuno è appena l’ora del primo caffè, chissà…
Tanti sorrisi, sguardi curiosi per una reflex pronta a scattare a raffica, per gli uomini della scorta che iniziano a preparare le macchine. Nessuna frenesia, però. Qui tutto è in ordine, tutto è eleganza. Colori pastello, illuminati da quel bel sole romano che invita a perdersi per le vie della Capitale e che t’illude che sia già primavera. E il ritmo lento, sofisticato, di un jazz appena accennato, che non soffoca le parole ma che t’invita a chiacchierare sotto voce, quasi sussurrando, misurando parole e gesti. Qui tutto è in ordine, anche i cuscini sui divani: rispondono a leggi fisiche severissime e, se qualcuno non sta lì dove dovrebbe, c’è sempre un cameriere pronto a sistemarli, perché sono i dettagli che fanno la differenza. Qui tutto è in ordine, tutto è sobriamente composto e silenzioso: riuscite a immaginare qualcosa di più lontano dal mondo di Diego? No, perché dove passa Maradona è sempre festa e dove c’è festa, dall’Argentina all’Italia, da Buenos Aires a Napoli o a Roma, insomma nel mondo, è sempre un rumore gioioso, è sempre una voglia di farsi sentire per dire “io ci sono”, piuttosto che esserci e basta. Se passa Diego, non lo vedi: lo senti.
IN PARTENZA – Gli sguardi curiosi dei turisti che attraversano la hall trovano da soli la risposta: ma come, non sapete chi stiamo aspettando?. Chi è sbarcato all’Eden per il fine settimana lo sa, e ci ha fatto l’abitudine a quell’inquilino speciale della suite al quinto piano che si è mosso poco dall’albergo ma quando lo ha fatto ha sempre avuto in scia una piccola corte internazionale: un re, anche se così chiamavano e chiamano quell’altro, quello brasiliano. Ci sono il suo avvocato, Angelo Pisani, e l’altro amico italiano, il giovane Stefano Ceci che lo accompagna sempre e che su di lui ha scritto un libro; ci sono gli amici argentini e suo fratello Hugo, c’è Rocio, la sua nuova compagna, Rocio, giovane e bella. E biondissima: le brune riusciranno pure a farsi sposare ma se ne facciano una ragione, gli uomini continuano a preferire le bionde e il cuore di Diego batte solo per fanciulle dai riflessi color oro.
Una corte così, quando si sposta semina una lunga scia di bagagli. Altri due carrelli, ordina il concierge, sempre con eleganza, e altri due carrelli s’arrampicano in ascensore fino al quinto piano, alla suite, perché le prime cinque-sei valigie sono solo quelle dei suoi amici… Nei porta abiti ci sono i completi, per interviste tv o cene come quella di ieri, a Milano, però El Pibe de Oro opta per un look più sbarazzino: sneakers, un giubbino sportivo, e uno zainetto portato sulle spalle come un qualsiasi teenager in gita in Italia.
LA PROMESSA – E’ di buon umore, riguarda la prima pagina del Corriere dello Sport-Stadio di giovedì, c’è una gigantografia della sua esultanza al San Paolo, la firma e la rende unica. E mentre risponde alle domande, ha pure il tempo di scherzare con l’amico che gli ripete mira la camera, invitandolo a guardare nell’obiettivo, non a leggere, per venire meglio in foto. «Mi dici sempre questo!», scherza Diego: lo sa benissimo da solo come stare davanti a un obiettivo. E sa bene quali parole usare per toccare ancora una volta il cuore dei suoi tifosi: l’Italia gli vuole bene ma è Napoli la sua patria. «Tornerò prestissimo – promette Maradona – perché amo l’Italia, amo questo Paese, e mi sento napoletano. E d’ora in poi, una volta all’anno, organizzerò una cena per festeggiare il mio ritorno in Italia con i miei compagni di squadra».
AMBASCIATORE – Tornerà presto, promette ai tifosi del Napoli. Sa che li troverà lì ad aspettarlo, ovunque vada, non solo all’ombra del Vesuvio. E non dimentica la promessa di De Laurentiis: «Maradona ambasciatore del Napoli». Un giorno tornerà, ne sono sicuri gli amici, perché quello è il suo destino. Da allenatore o ambasciatore, che importa? Nel Napoli lui già ci si sente, è piombato mercoledì sera nel ventre del San Paolo durante la semifinale di Coppa Italia e alla squadra di Benitez e alla sua gente lascia un messaggio: «Mi sono emozionato tanto allo stadio, ho sentito un abbraccio forte. Al Napoli e ai tifosi voglio dire questo: io ci sono sempre, anche quando sono lontano sono sempre con voi». E promette: «Aspettatemi, per la finale di Coppa Italia voglio tornare ed esserci allo stadio».
HIGUAIN E MONDIALE – Lo spera Higuain, ispirato (ed emozionato) come non mai dallo sguardo di Diego che lo seguiva lassù, dalla tribuna. Maradona incorona il Pipita: «Il Napoli può vincere perché Higuain è il miglior giocatore del momento. Lui saprà dare tante soddisfazioni al Napoli e ai suoi tifosi». Magari anche a quelli argentini, in estate, in Brasile: «Vincerà l’Argentina, lo spero. Ma fino a giugno può cambiare tutto».
L’affetto dei tifosi quello no, non cambierà mai. Salvatore lo ha atteso tutto il giorno all’uscita dall’albergo, felpa azzurra con la scritta Napoli e la tenacia che solo il cuore sa alimentare per inseguire una passione trasmessagli dal papà. Un lungo abbraccio, il sogno di una vita che s’avvera: ciao Diego, Napoli ti aspetta.
Fonte: Corriere dello Sport
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