Dopo l’intervista a Gennaro Tutino della scorsa settimana, che ha destato grande interesse e riscosso diversi consensi, tornano i nostri ritratti dei giovani azzurri fuori in prestito per questa stagione. Il personaggio di questa settimana è Sebastiano Luperto, talentuoso difensore classe ’96 attualmente in prestito alla Pro Vercelli. “L’Albiol di Lecce“, così come lo chiamano i compagni dello spogliatoio azzurro, forse il più promettente tra i recenti prodotti del vivaio del Napoli, si racconta così ai taccuini di Gonfialarete.com:
Iniziamo dalla tua stagione alla Pro Vercelli: giusto il tempo dell’inserimento, poi non sei praticamente più uscito dall’11 titolare: te lo aspettavi alla tua prima stagione da professionista?
“No, sinceramente non me l’aspettavo, però era quello che dovevo riuscire a fare: ciò che mi ero prefissato fin dall’inizio. Speriamo di raggiungere questa salvezza, la classifica è molto corta e credo si deciderà tutto alla fine”.
Talvolta anche nella difesa a 3, come ti sei trovato in questo nuovo contesto tattico?
“Si, alterniamo spesso difesa a 3 e difesa a 4, dipende dall’avversario e da come il Mister prepara la partita. Mi trovo bene anche a 3, non ho problemi ad adattarmi”.
Sarri invece la difesa a 3 non la farà mai…
“No, penso proprio di no (ride, ndr)”
Ma è veramente così complesso imparare a stare nella sua famigerata ‘linea’? E soprattutto, perchè?
“Si, è complicato. Devi avere lo stesso tempo dei tuoi compagni di difesa e devi stare attento perchè anche 10 centimetri o mezzo secondo possono fare la differenza. Bisogna che tutti e quattro abbiano le stesse idee in base alla situazione di gioco che si sta sviluppando: quando stare sulla palla, quando invece ‘scappare’ e nel farlo devi essere sempre in sincronia con gli altri tre”.
17 partite e un solo cartellino giallo, ti piace l’etichetta del difensore elegante ed educato, un po’ alla Rugani?
“Si, a me non piace essere irruento. Preferisco arrivarci prima alla chiusura, leggendo tatticamente la situazione, con la testa prima che con il fisico per anticipare il movimento dell’attaccante”
In una recente intervista Antonio Conte raccontò che il suo passaggio da Lecce a Torino fu tremendo dal punto di vista dell’adattamento, soprattutto climatico. Hai vissuto anche tu qualcosa di simile?
“Posso confermare, assolutamente (ride, ndr). Vivendo prima a Lecce e poi a Napoli… è un altro mondo, non c’entra proprio niente con quelle che erano le mie abitudini. Vercelli è una città tranquillissima e si sta veramente bene, però l’aspetto climatico è duro, meglio non parlarne (ride ancora). Anche se mi dicono che quest’anno rispetto al solito c’è stato molto più sole… pensa un po’ gli altri anni!”
A proposito di leccesi, che significa per te essere seguito nella tua crescita da uno come Fabrizio Miccoli? Cosa ti dice e che consigli ti dà?
“E’ importantissimo per me, lui è stato un grande campione e mi potrà dare, come già sta facendo anche adesso, i consigli necessari per diventare grande. Mi dice sempre di restare me stesso, che ho la testa a posto e che devo continuare su questa strada senza mollare mai”.
Sei subito stato convinto che per te Napoli sarebbe stata la scelta giusta?
“Avevo varie richieste. Scelsi il Napoli anche perchè a differenza delle altre squadre che mi volevano all’epoca (stagione 2013/2014) faceva la Youth League, la Champions dei giovani. Un club importante ed in continua crescita, non è stato difficile scegliere”.
Del tuo percorso nel settore giovanile azzurro quale il momento più bello e quale quello più difficile?
“Il momento più bello e quello più difficile coincidono e mi riferisco alla trasferta di Madrid, per gli ottavi di Youth League contro il Real. E’ stato un momento sia bello che brutto. Arrivammo lì e c’era questo centro sportivo di un altro pianeta, una cosa bellissima. Si giocava in gara secca e dopo 90 minuti in caso di parità ci sarebbero stati direttamente i calci di rigore. Nel primo tempo eravamo un po’ in difficoltà. Eravamo bloccati dall’emozione e all’intervallo perdevamo 1-0. Rientrammo nella ripresa molto più determinati e cattivi e arrivando al pareggio (con Lasicki, ndr). Poi al 94′, a tempo ormai scaduto perchè i minuti di recupero erano 4, loro battono un angolo, la palla viene deviata da noi ed esce di nuovo in corner e l’arbitro fa battere ancora, malgrado la partita credevamo fosse finita. Doveva fischiare, e invece non fischia. Corner battuto corto, un loro attaccante anticipa di testa sul primo palo e manda a vuoto il portiere (Scalese, ndr), la palla stava per entrare in porta ma proprio io la salvo sulla linea e sul rinvio di un mio compagno il pallone finisce a questo Febas che si inventa un goal incredibile, al volo sotto l’incrocio e noi tutti poi stesi a terra a piangere come dei disperati (sorride, ndr). Ci rimanemmo veramente male”.
Sei diventato anche un tifoso del Napoli in questi anni?
“Si, assolutamente e poi mi piace troppo come gioca questa squadra. Giocano a calcio, quello vero, mi piace vederli giocare e inoltre amo la città. I primi due anni ho vissuto in convitto, poi ho preso casa a Lago Patria, tenendomi vicino al centro sportivo, ma ho vissuto molto anche il centro che visitavo spesso con i tanti amici che ancora ho a Napoli. Mi sono sempre trovato benissimo”.
Poi l’esordio in Serie A con il Milan…
“Fu molto emozionante. Sul 3-0 il preparatore di Benitez mi chiama e mi dice ‘hai 5 minuti di tempo per prepararti e poi entri’, feci il riscaldamento a mille (sorride, ndr), ero carichissimo ed entrai molto determinato, con la faccia cattiva. Fu un’emozione bellissima poi quando toccai il primo pallone e tutto lo stadio mi dedico un grande applauso… fu veramente molto bello”.
L’anno scorso invece ti sentivi più consapevole, forse eri già pronto per giocare e la primavera ti stava un po’ stretta…
“Invece è stato un anno molto importante, che mi è servito veramente tantissimo. Dall’anno scorso mi sento molto migliorato grazie al lavoro svolto con Mister Sarri. Con un allenatore così, un difensore è impossibile che non migliori”.
Cos’hai trovato di diverso nel lavorare con Sarri rispetto al farlo con Benitez? Entrambi ti hanno lanciato ed hanno avuto fiducia in te…
“Sicuramente ringrazio entrambi per aver avuto fiducia in me. Poi, sai, ogni allenatore ti dà qualcosa di diverso. Ognuno con il suo metodo. Sarri mi ha dato qualcosa in più dal punto di vista tattico, mi ha migliorato tantissimo sotto questo aspetto. Lui lavora molto sulla fase difensiva, un po’ di più di Benitez”.
E sulla tua somiglianza con Albiol…?
“Si, lo dicono tutti. Lo spogliatoio mi prendeva in giro, mi soprannominavano appunto l’Albiol di Lecce. Mi ispiro a lui anche al di là della somiglianza fisica. E’ un grande campione, ha giocato con il Real Madrid e con la nazionale spagnola… firmerei per fare una carriera del genere”.
Chi senti più spesso dei tuoi ex compagni?
“Sento spesso Jorginho e Allan che sono quelli con cui sono rimasto maggiormente in contatto. Ho un bel rapporto anche con Chiriches”.
Ma il momento dell’addio di Higuain come è stato vissuto dal gruppo quest’estate?
“So che la città l’ha vissuta male, ma lo spogliatoio assolutamente no. Tutti sono stati tranquilli sin da subito e ognuno lavorava per la squadra. Non c’è stato nessun particolare contraccolpo. Si, è venuto a mancare un grande campione e quando accade una cosa del genere è sempre una mancanza importante e che si sente, però mi pare che i ragazzi abbiano cercato subito di rimediare”.
Ti dispiace un po’ per Manolo Gabbiadini e per come si è conclusa la sua esperienza a Napoli?
“Si, un po’ mi dispiace perchè è un bravissimo ragazzo di grandi potenzialità e qualità. Mi dispiace che non abbia trovato lo spazio che desiderava all’interno di questo Napoli”
Che stagione sta vivendo il Napoli dal tuo punto di vista?
“Una buona stagione, sta andando bene. Manca qualcosa soltanto sotto l’aspetto della cattiveria nei momenti determinanti. Domenica i ragazzi potevano fare un grande balzo in avanti in classifica e dinanzi a questa opportunità è come se si fossero bloccati un attimo. Anche se c’è da dire che ha trovato un Palermo che è andato subito in gol e che dopo si è arroccato sulla difensiva e quindi non era facile”.
Dove sarà Sebastiano Luperto tra 10 anni?
“Sinceramente non lo so. Spero più lontano possibile! Vorrei essere in Serie A, questo per ora è l’obiettivo. Qualsiasi cosa dovesse arrivare in più sarebbe tanto di guadagnato”.
Magari un giorno tornare a Lecce, sperando che nel frattempo il Lecce sarà tornato proprio in Serie A…
“Perchè no.. sono rimasto legato alla mia città, non c’è dubbio”
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