L’iberico:«Il più forte spagnolo in Italia dopo di me?Forse Rafa ha ragione.Ma era pure ora,dopo 45 anni!Per questo è giusto che Callejon venga convocato da Del Bosque.Anche perché ci sono Silva e Diego Costa e non capisco perché non possa avere pure lui una possibilità». Investitura più importante,il mite José,non poteva averla.A farla è Luisito Suarez, quasi più italiano che spagnolo, El gallego dorado (l’ex campione è originario della Galizia),senza dubbio uno degli idoli del Benitez-bambino. L’unico Pallone d’oro nella storia della Spagna(questo perché Di Stefano era nato in Argentina),leggenda del calcio mondiale e della Grande Inter,un mito con quei lanci talmente precisi che sembrava avesse un mirino montato sugli scarpini.E quella capacità di tenere la palla,stop perfetti,dribbling da far girare la testa,assist,valanghe di reti fatte segnare ad altri e segnate.
Suarez, Benitez ha detto proprio così. Forse esagera un po’?«Dimentica Luis del Sole Joaquin Peirò, forse perché è troppo giovane,ma diciamo che negli ultimi anni per noi spagnoli non è mai stato facile qui in Italia.Pure Guardiola viene ricordato più per la simpatia che per quello che ha fatto in campo».
Ma perché è così diversa la Liga dalla serie A? «C’è una mentalità diversa: si pensa più allo spettacolo che alla tattica.E quindi si guarda sempre con un po’di snobismo al calcio italiano».
A lei piace come gioca Callejon?«Sì,mi piace il fatto che lui sia non solo un bomber ma anche al completo servizio della squadra.E che si sia immediatamente calato nel clima di Napoli,che è senza dubbio la più spagnola delle città italiane.È un architetto del gioco,come lo ero io sia pure in un’altra posizione del campo.Perché c’è sempre lui nella manovra offensiva ed è difficile non trovarlo pure in fase di copertura».
Il Napoli di Benitez sta dando spettacolo.Può aprire un ciclo?«I cicli bisogna crearli coi risultati e con le vittorie.È un po’ presto per esultare,ho visto come ha messo inginocchio la Roma:la squadra azzurra mi sembra sulla strada buona».
C’è qualcosa che il tecnico di Madrid non ha ancora capito dell’Italia?«La serie A è un campionato particolare, nel bene e nel male. Lui è uomo assai intelligente e preparato,uno che studia tutti i particolari: alle volte deve capire che bisogna rinunciare a qualche idea pur di ottenere un risultato.E che questo non vuol dire fare passi indietro».
Callejon e Rafa, c’è un marchio tutto spagnolo in questo Napoli.«Sembra quasi una squadra della Liga.Anzi in Spagna non tutte hanno tanti spagnoli.È la stessa squadra dello scorso anno:uguale l’allenatore,praticamente invariati i giocatori.Quindi è uguale anche la filosofia e il modo di giocare,che è spesso esaltante anche se talvolta è poco redditizio».
Benitez ha un fascino enorme sugli spagnoli?«Per Callejon è l’uomo del destino, che dubbio c’è? In Spagna non era considerato così forte come lo è adesso,dopo due anni con lui. Chiaro che Del Bosque non possa far finta di niente.Non so se sarebbe venuto a Napoli senza Rafa.D’altronde lo capisco:anche io andai all’Inter solo perché attratto dal fascino di Helenio Herrera.E nel 1961 l’Inter non era ai vertici europei e io l’anno prima avevo giocato la finale di Coppa dei Campioni.Ma era impossibile dire di no al Mago.Come credo che adesso sia impossibile dire di no a Benitez».
Chi vince lo scudetto?«Mi sembra che ci sia un grande equilibrio.La Juve non è imbattibile e tutte,compresa l’Inter,possono puntare al primo posto.
Fonte: Il Mattino
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