’O lione non è deluso.Di più.È arrabbiato.«Ma cosa accade al Napoli?Poteva essere l’anno buono e invece siamo già in crisi.Nel calcio esistono sempre le rivincite, bisogna rialzarsi in fretta prima di finire in caduta libera».Luis Vinicio plasmò a sua immagine e somiglianza il Napoli più bello di tutti i tempi.Una vita fa, era la metà degli anni Settanta. Quella squadra giocava una meraviglia, si intendeva a memoria e, prima in Italia, si schierava in campo a zona.«Ci divertivamo,un po’ come la formazione di un anno fa.Il primo Napoli di Benitez mi piaceva,gioco veloce e offensivo,grande intensità.Ma questa squadra faccio fatica a riconoscerla».
Da dove inizia la crisi?«Il livello della campagna acquisti non è stato eccelso,con un paio di grandi innesti avremmo fatto il salto di qualità. Il mancato riscatto di Reina è stato il primo segnale negativo: lo spagnolo trasmetteva sicurezza in campo e fuori,un punto di riferimento che andava assolutamente riconfermato.Sinceramente non comprendo le ragioni per le quali De Laurentiis non abbia voluto investire,eppure aveva promesso due-tre elementi di spessore. Forse s’è rotto qualcosa tra lui e l’allenatore».
Il Napoli non gioca da squadra ma individualmente,d’accordo?«C’è più di un elemento in ritardo di condizione e mi riferisco ai famosi top player e poi non ho compreso le scelte del tecnico nelle ultime partite.Ha stravolto la squadra due volte di seguito senza averne tratto alcun beneficio: in un momento così delicato lasciare in panchina i giocatori migliori è stato controproducente».
È la legge del turnover quando ci sono partite ravvicinate.«Una squadra deve essere composta innanzitutto da undici titolari, ogni tanto qualcuno può tirare il fiato.Ma cambiare assetto e uomini a distanza di tre giorni fa perdere l’identità al gruppo: in questo Napoli non si capisce quali sono i titolari e quali le riserve. Così facendo si finisce con tener fuori persone che non meritano di andare in panchina. Il malumore,o il magone,dello spogliatoio è un’inevitabile conseguenza».
A livello tattico non sta pagando l’idea di schierare due centrocampisti e quattro attaccanti.«Se gli attaccanti sono in forma, il reparto offensivo azzurro è il numero uno del campionato.Ma a cosa serve fare tre gol se poi se ne beccano tre come è accaduto contro il Palermo? La difesa è un disastro,commette errori da principianti eppure i giocatori ci sono, è la fase difensiva che fa difetto».
Cioè manca la copertura davanti alla difesa?«Non c’è equilibrio, tutto qui. Le azioni vengono improvvisate,o addirittura partono da dietro con lanci lunghi, la palla gira lentamente e quasi sempre in linea orizzontale. Ci vorrebbe un“ragionatore”,uno che in campo sappia dire ai compagni dove posizionarsi. Invece vedo che tutti vanno avanti senza alcuna logica».
Tatticamente come si pone rimedio?Rinforzando il centrocampo?«In ogni squadra il reparto più importante è quello centrale.Un centrocampo minimo a tre garantirebbe un filtro maggiore e giocate più rapide. Fateci caso ma spesso i due centrocampisti non sanno cosa fare della palla».
Se ne esce da questa situazione?«Il calcio ti offre molte chance, il Napoli ne ha già sprecate alcune.Trovarsi a 8 punti dalla vetta dopo quattro giornate è deprimente,i tifosi non meritano questa delusione».
Fonte: Il Mattino
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