L’uomo che sembra non avere emozioni una volta a Napoli, da allenatore della Juve, ha finito per confondersi: «Era la prima volta che tornavo al San Paolo, le curve gridavano il mio nome e io sbagliai panchina». Lui, Marcello Lippi, è stato per una sola stagione sulla panchina degli azzurri. Poi, dal ’95 al 2003 di scudetti ne ha vinti cinque, e tutti con i bianconeri.
Davvero crede che la Juve sia più forte del Napoli?
«Penso che in Italia in questo momento non ci sia un match che possa regalare più emozioni e tenere incollati più tifosi davanti alla tv: vanno in campo le due squadre migliori, le due protagoniste principali di questo inizio di stagione».
Però non aggiri la domanda.
«Non lo faccio. Vedo i bianconeri leggermente più avanti rispetto agli azzurri. Ma non credo che Conte e Mazzarri pensino veramente di non dover fare i conti con l’Inter, la Roma e anche il Milan nella lotta per il titolo».
Una sfida-scudetto che arriva troppo presto?
«In effetti non è che chi vince sabato diventa campione d’Italia e chi perde dovrà disperarsi. Però la partita mette in palio un bel po’ di autostima, di consapevolezza del proprio spessore tecnico. Direi che sotto il profilo psicologico ha un peso enorme. Ma solo sotto questo aspetto».
Se l’aspettava così forte il Napoli?
«Il salto di qualità c’è stato a centrocampo con il grande lavoro di Mazzarri, un Hamsik imprendibile, Inler e Behrami che formano una coppia meravigliosa. E poi una difesa dai meccanismi consolidati, un portiere affidabile. Insomma, mi pare proprio che non manchi nulla a questo Napoli per poter lottare per il titolo».
Non ha citato Cavani. Non è che vuole portarlo in Cina?
«Ma non ci penso neanche un po’. Figuriamoci».
Il pericolo numero uno per la Juve sarà proprio l’uruguaiano?
«È un attaccante particolare, con caratteristiche uniche. Però c’è pure Insigne: è uno che mi pare sappia entusiasmare parecchio».
E Mazzarri cosa deve temere di più del gioco di Conte?
«No, no… queste sono risposte che lascio a lui».
Azzardo: Giovinco?
«È uno che quando è in campo s’inventa sempre qualcosa. Pure quando non segna».
Come sono viste dalla Cina le polemiche sulla Nazionale e su Prandelli?
«Fanno sorridere. Ho fatto il ct per anni e non ho mai avuto un giocatore che mi dicesse di tenerlo a riposo perché nel week end aveva una partita importante col suo club. Né, tantomeno, io l’avrei fatto contento».
Pure se c’è una partita dell’importanza di Juve-Napoli?
«Chiacchiere, supposizioni. Io ho sempre detto che quando si diventa un campione si devono avere due maglie sulla pelle, quella del proprio club e quella della propria Nazionale. E se si è campioni autentici si tiene ad entrambe alla stessa maniera».
Però il big match subito dopo le gare di qualificazione a Brasile 2014 si poteva evitare?
«Certo. Basta cambiare i calendari, anticipare l’inizio dei tornei di una decina di giorni. Tutti questi impegni ravvicinati, con l’interminabile “sfarfallio” di voci può provocare delle distrazioni. Ma nulla di più».
Cosa le piace di più del Napoli?
«È una squadra costruita in questi anni con grande saggezza e ha un allenatore bravo che ha valorizzato i campioni che ha a disposizione».
In una partita del genere, la Juve sentirà la mancanza di Conte in panchina?
«Sarà ininfluente. C’è un rapporto molto forte tra Conte e gli uomini del suo staff»
Lippi, vedrà la partita?
«Non credo. Sabato mi gioco lo scudetto qui in Cina: affronto fuori casa il Jiangsu che è staccato dal mio Guangzhou di tre punti. Se vinciamo, siamo praticamente i campioni».
Ma è lì il calcio del futuro?
«Beh, sì. Ma non del futuro immediato».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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