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L’ex presidente Pellegrini: “Il calcio è anche amore, non avrei mai tolto Diego al Napoli”

"Proposi rispetto sul mercato, sembravamo d'accordo"

Quella sera del 30 giugno 84 Ferlaino era a casa sua nel cuore di Milano. «Stavamo trattando la cessione di Bagni, un ottimo mediano, dall’Inter al Napoli. Arrivò una telefonata di Antonio Juliano, il direttore sportivo della società, a Corrado: doveva correre a Barcellona per chiudere l’acquisto di Maradona. Brindammo e partì». Ernesto Pellegrini, industriale nel settore della ristorazione collettiva, era presidente dell’Inter da sei mesi. Cinque anni dopo avrebbe vinto lo scudetto, proprio in una sfida contro il Napoli al Meazza. E poi la Coppa Uefa 91, dopo oltre un quarto di secolo senza successi in Europa per i nerazzurri, col bis del 94. Lasciato il club dopo undici anni a Massimo Moratti, continua a seguire la Beneamata. «Forse un giorno prenderò una piccola squadra per divertirmi. Non sono un presidente di professione e poi sono fedele all’Inter. Lo dissi anche a chi mi chiamò da Napoli anni fa». Poteva acquistare il Napoli? «Qualcuno me ne parlò prima che arrivasse . Spiegai che potevo essere presidente soltanto di una squadra: l’Inter. Il Napoli mi piace ma…». Undici anni nerazzurri. Scudetto, Supercoppa italiana e due Coppe Uefa: buon bilancio? «Avremmo potuto fare di più, andando avanti in Coppa Uefa nell’85, quando una biglia colpì Bergomi sul campo del Real Madrid, o in campionato nel 91, l’anno in cui arrivò prima la Sampdoria». Vinse lo scudetto il 28 maggio 89 al Meazza dopo un successo sul Napoli di Maradona. «L’Inter dei record, 58 punti, quando ne erano assegnati due a vittoria. Ricordo con orgoglio anche la Coppa Uefa, che allora valeva poco meno della Coppa dei Campioni. Era un calcio diverso da oggi. In serie A giocavano tutti i grandi. Gli olandesi, i tedeschi, i sudamericani del Napoli e della Roma. Adesso gli assi sono altrove, tra Liga e Premier. Può darsi che i cinesi li riportino qui». Non la immalinconisce vedere l’Inter in mani straniere e il Milan quasi? «No, nessuna nostalgia. Sono fasi della vita, non provo gelosie. Avevo lasciato l’Inter a Moratti, un italiano. Forse, quando lui ha deciso di cedere, avrebbero potuto esservi italiani interessati ma non sono usciti allo scoperto e così si sono fatti avanti gli stranieri. Un giorno pensai a un patto di concorrenza non sleale, diciamo così. Invitai a casa mia Ferlaino, Galliani e Viola, che era presidente della Roma. Proposi rispetto sul mercato, sembravamo d’accordo”. Berlusconi provò a rompere quel fronte? “Chissà cosa sarebbe successo se Maradona avesse lasciato Napoli, per Ferlaino era incedibile”.

L’intervista integrale sulle pagine de Il Mattino

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