L’uomo da 31 milioni di euro non è americano e neanche bionico come quello da 6 milioni di dollari del telefilm degli Anni 70. Il milionario in questione è un funambolo, questo sì, ma è argentino e decisamente umano: «Sì, d’accordo, parliamo». Ezequiel Lavezzi detto il Pocho, fresco di nomina ad ambasciatore sportivo della Provincia di Santa Fè insieme con Messi e Mascherano,
è in Argentina a godersi gli ultimi giorni di vacanza insieme con il figlio Tomas e la fidanzata Yanina Screpante, 25enne modella
e studentessa d’architettura d’interni con la passione per il restauro, che mercoledì a Baires ha sfilato con lui radiosa e bellissima al matrimonio di Fernando Gago e Gisela Dulko. Ultimi giorni di relax prima dell’aereo che lo porterà in Italia. A Napoli. Tra i dubbi e i timori del popolo azzurro. I suoi sudditi. «Perché timori?».
Beh, temono che vada via o che qualcuno paghi la sua clausola rescissoria da 31 milioni di euro.
«So che la gente mi vuole molto bene. So che mi ama. E capisco anche questa specie di paura. Ma io finora non ho avuto la percezione di offerte e di trattative. Le raccontano i media».
I tormentoni City, Liverpool, Tottenham, United, Real Madrid. E poi il Malaga: c’è la fila per Lavezzi?
«Non so se qualcuno mi stia cercando davvero. L’unica cosa certa è che, finora, sul tavolo del Napoli non sono arrivate offerte e proposte concrete».
È l’unica cosa certa?
«No. Il 4 agosto sarò a Napoli, al San Paolo, per la presentazione della squadra e l’amichevole con il Peñarol».
Scusi, Lavezzi, la domanda è ovvia: giovedì torna per restare? Sa com’è: dopo Sanchez e Pastore, lei è il terzo sudamericano di lusso che l’Italia rischia seriamente di salutare.
«Io ho un contratto fino al 2015, sono un giocatore del Napoli e mi metterò a disposizione di Mazzarri e del club. Non esiste alcun caso. Poi, se volete farmi dire che vado via o che sono in dubbio per mettermi in cattiva luce, allora non so che pensare. Sono bugie».
La verità qual è? «Che non leggo i giornali e non guardo la televisione. Ora ho soltanto voglia di finire in pace le mie vacanze in Argentina e poi giovedì comincerò a lavorare. E se per caso un giorno dovesse capitarmi di cambiare squadra, di andare via, allora lo dirò io alla gente di Napoli. Lo spiegherò io».
Ha sentito De Laurentiis? L’ha definito «un grande uomo e un poeta scapigliato del pallone».
«Come?».
Ride? Beh, tutto sommato è un bel complimento, sa?
«No, non l’ho sentito. Lo ringrazierò al San Paolo».
E con Mazzarri ha parlato?
«Neanche con lui. Però ho sentito Cavani».
Di cosa avete parlato?
«Tante cose. È felice, lui ha vinto la Coppa America. Lui…».
Soddisfatto che Hamsik sia rimasto a Napoli?
«È ovvio, fa sempre piacere quando nella tua squadra ci sono tanti grandi giocatori».
Il mercato azzurro è promosso?
«Io sono un calciatore, non giudico. Inler è un altro grande giocatore e, ripeto, avere tanti campioni è fondamentale. Soprattutto perché disputeremo tre competizioni».
Campionato, Champions e Coppa Italia.
«Tutto molto stimolante ma anche molto complesso: il Napoli è una squadra giovane, non siamo abituati a giocare su tanti fronti così prestigiosi. Però…».
C’è un però?
«Beh, credo che ci siano i presupposti per crescere. Per migliorare anche i risultati della scorsa stagione. La squadra è forte. Potenzialmente ancora di più».
È un Napoli da scudetto?
«Non lo so, ma faremo di tutto per vincere e arrivare sempre più in alto. Claro».
Chiaro, certo. Il 22 agosto, intanto, c’è il Gamper a Barcellona: contento di sfidare il suo grande amico Messi?
«Sì, spero che Mazzarri mi faccia giocare. Tra l’altro, non lo sapevo. Me l’ha detto proprio Leo, un paio di giorni fa. Mi ha invitato a Santiago del Cile a giocare un’amichevole in onore di Marcelo Salas. C’erano anche Milito, Lugano e Gargano».
Ha smaltito la delusione della Coppa America?
«È stato brutto. Molto brutto. Ma il calcio è così».
E ora, si ricomincia. In attesa di incontrarlo di persona, è sicuro di non voler mandare un sms a De Laurentiis?
«No, no. Niente sms. Ho il telefono scarico!».
La Redazione
C.T.
Fonte: Fabio Mandarini per la Gazzetta dello Sport
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