Un ex di lusso come Lippi dice sugli azzurri:
«Il Manchester è una grande in senso assoluto grazie alla qualità dei suoi campioni e del gioco che in questi anni le ha dato Mancini. Il City ha calciatori esperti e un’assetto compatto, oltre a una serie di eccellenti alternative. Ma il Napoli ha valori tecnici importanti, con un consolidato modo di giocare in casa e fuori, e una forte personalità. Deve convincersi di poter realizzare l’impresa».
Parere di Marcello Lippi, il ct mondiale spinge il Napoli ma avverte: sarebbe un errore fare scelte tra campionato e Champions.
«Contro il Manchester il Napoli dovrà tirare fuori una prestazione superlativa, cercando di far funzionare tutto alla perfezione in questa partita perché non può immaginare di avere la supremazia per 90′ contro un avversario simile. Soffrirà ma ha la forza per resistere. Ha giocatori capaci in qualsiasi momento di trovare lo spunto e fare un gol».
Diciassette mesi senza panchina sono tanti e Lippi si prepara al grande ritorno.
«Ma all’estero perché ho già dato in Italia»,
sorride il ct dei Mondiali 2006. Che, intanto, su una panchina si è seduto pochi giorni fa, a Dubai, per una partita di beneficenza.
«Abbiamo giocato per i giovani della Libia, c’erano anche i futuri dirigenti politici del Paese. Emozionante».
Domani il Napoli si gioca tutto contro il Manchester City, la squadra leader della Premier League.
«Una grande in senso assoluto grazie alla qualità dei suoi campioni e del gioco che in questi anni le ha dato Mancini. Il City ha calciatori esperti e un’assetto compatto, oltre a una serie di eccellenti alternative. Ma il Napoli ha valori tecnici importanti, con un consolidato modo di giocare in casa e fuori, e una forte personalità. Deve convincersi di poter realizzare l’impresa».
Giocherà la stessa squadra che ha pareggiato per 0-0 contro la Lazio sabato.
«Contesti differenti, anche sotto l’aspetto ambientale: io ho conosciuto il San Paolo e so quanto può essere forte il supporto dello stadio quando è al completo. Il Napoli deve avere la convinzione di essere in grado di superare un ostacolo anche così elevato. Può battere tutti».
E se il Napoli avesse fatto una scelta tra Champions e campionato? Sono stati De Laurentiis e Mazzarri a dire che l’Europa è in primo piano.
«Io stimo Walter, siamo amici, ha fatto un lavoro straordinario e non soltanto a Napoli. E ho grande considerazione dell’opera di De Laurentiis perché non era facile raggiungere questi livelli. Ma non bisogna fare scelte e far intendere che si privilegia una competizione rispetto a un’altra. Allenando la Juve, una squadra che ogni anno partiva per conquistare un titolo, ho capito che bisogna cercare di vincere su tutti i fronti per vincere qualcosa. Può bastare poco, una squalifica o un raffreddore, per ritrovarsi fuori da tutto. Non bisogna mollare niente».
Quanto è stata importante l’opera di Mazzarri per la crescita del Napoli?
«I meriti sono sempre da dividere tra tutti. Da chi ha costruito la squadra a chi l’allena, ai giocatori che raggiungono obiettivi di prestigio. Non bastano otto-nove acquisti in un anno per conquistare risultati importanti, bisogna procedere passo dopo passo, come ha fatto il Napoli che ha scoperto calciatori giovani e li ha valorizzati. Mazzarri ha messo tanto di suo: l’esperienza, la grinta, il carattere, l’organizzazione di gioco e soprattutto ha contribuito a far crescere l’autostima della squadra».
Lei conosce bene l’allenatore del City.
«Pochi lo sanno, Mancini è stato un mio giocatore quasi trent’anni fa, nell’83, quando allenavo la Primavera della Samp. Convocai lui e Vialli, giovanissimi, per il torneo di Viareggio: pensate che fortuna. Anche da allenatore Mancini ha mostrato grandi qualità e ha ottenuto risultati di prestigio con l’Inter. Si è impegnato molto nella costruzione del City perché non bastano i milioni di sterline degli sceicchi per vincere, serve anche una logica: Roberto ha fatto spendere bene».
Quali sono le differenze tra Mazzarri e Mancini?
«Evidenzierei i punti di contatto: sono molto bravi sotto due aspetti, organizzazione tattica e motivazione della squadra».
Balotelli sta maturando e diventando un campione, per il City e per la Nazionale.
«Ha tutto per diventare un fenomeno. Quando ero ct, dicevo al presidente Abete che il ragazzo avrebbe occupato un posto importante nel nuovo ciclo della Nazionale. Non chiamai Mario prima dei Mondiali perché non ritenevo che lo meritasse: non riusciva ad essere determinante nell’Under 21 e quindi non poteva ambire al grande salto. Piano piano, Mario sta tirando fuori tutte le sue potenzialità, eliminando aspetti che finora lo avevano condizionato».
Domani SuperMario sfiderà Cavani, che non riesce ad essere determinante come un anno fa.
«Cavani è un patrimonio per la società e per il tecnico che ha la fortuna di allenarlo perché lui, al di là dei gol, lancia un importante messaggio alla squadra quando rientra fino all’area di rigore o va a pressare sull’avversario all’altezza della bandierina del calcio d’angolo. È encomiabile per lo spirito di sacrificio».
C’è sicuramente una differenza non tecnica, ma economica tra City e Napoli: dai milioni di sterline spesi da Mansour, 800 in tre anni, ai quattro bilanci in utile di De Laurentiis.
«Il City e altri club che hanno fatto investimenti simili devono confrontarsi con la regola del fair play finanziario imposta dall’Uefa e vedremo quali saranno gli effetti. Il Napoli è una società che ha puntato su uno o due giocatori a stagione e ha creato una grande squadra: è la dimostrazione di come, al di là dei capitali e dei calciatori, possano essere vincenti le idee».
Su quale panchina le piacerebbe sedere domani sera al San Paolo?
«È bene che se la vedano Mancini e Mazzarri, in aspetti tecnici e tattici preferisco non entrare. Il Napoli dovrà tirare fuori una prestazione superlativa, cercando di far funzionare tutto alla perfezione in questa partita perché non può immaginare di avere la supremazia per 90′ contro un avversario simile. Soffrirà ma ha la forza morale, psicologica, tecnica e tattica per resistere. Ha giocatori capaci in qualsiasi momento di trovare lo spunto e fare un gol, per poi proteggersi con la sua grande compattezza e con quello straordinario portiere: De Sanctis è un valore aggiunto per il Napoli».
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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